Architettura Virtuale
Le nuove frontiere del rendering

Negli ultimi vent’anni l’impatto del digitale e del fotorealismo in architettura e nel design è cresciuto esponenzialmente. La matrice di questo fenomeno digitale si fonda sulla prospettiva. L’efficacia della visione prospettica consiste nel fatto che il codice geometrico consente una partecipazione visiva immediata con il destinatario della comunicazione in virtù della similitudine percettiva con la realtà.
Con l’avvento della fotografia la prospettiva diventa "fotoprospettiva", in architettura la tecnica consiste nel montaggio di un edificio (rappresentato in vista prospettica adeguata) "inserito" su uno sfondo reale fotografato. L’uso della fotografia per contestualizzare il progetto fu utilizzato da tutti i maestri dell’architettura modernista (Mies Van Der Rohe, Le Corbusier, Quaroni, Piacentini, Terragni) Si trattava di una possibilità tecnica affascinante, perché univa due elementi: l’edificio disegnato e il contesto fotografato, esaltando la plasticità dei volumi del primo nella complessità del secondo.
Nel passaggio dall’analogico al digitale, al posto del disegno a mano si inserisce, sullo sfondo fotografico, un modello tridimensionale virtuale. L’uso sempre più agile del digitale consente alla fotoprospettiva di diffondersi capillarmente nel campo immobiliare (per la comunicazione e soprattutto per la vendita di immobili), nel campo urbanistico (gli organi di approvazione oggi richiedono inserimenti ambientali con regolarità nella fase istruttoria anche di piccoli progetti).
Il fotorealismo diventa imperativo e sempre più i renderings, intesi come fotoprospettive digitali, sembrano delle fotografie del reale. Nell’epoca contemporanea e digitale la visione di immagini ha infatti di gran lunga superato in termini quantitativi l’esperienza fisica, si pensi alle nostre frequenti passeggiate virtuali con l’ausilio di Google Maps, Street View e dei Tour Virtuali generati da immagini cilindriche. Il potere del rendering sta nel fatto che il progetto finale non viene semplicemente disegnato, ma "fotografato" molto prima della realizzazione concreta dell’oggetto rappresentato: una vera rivoluzione se si pensa alle implicazioni nel mondo della prototipazione, dell'e-commerce e della pubblicità.
Vi riporto un esempio emblematico. Un’azienda produttrice di divani che intenda realizzare un catalogo on line normalmente dovrebbe affrontare i seguenti passaggi: scegliere ambientazioni adeguate che esaltino il valore del prodotto, allestire set fotografici, trasportare merci e persone per le varie locations e, infine, comporre graficamente il catalogo. Il prodotto finale ottenuto sarà un book "sfogliabile" ma non esplorabile. Nel web le cose cambiano, il fruitore vuole qualcosa in più, desidera confrontare più soluzioni, interagire con il prodotto, variarne il tessuto, scegliere la colorazione e perfino modificare il layout. In breve, vuole progettarlo.
Il catalogo virtuale consiste nella creazione di una o più scene di fondo (le locations) realizzate tridimensionalmente o semplicemente riutilizzando immagini-sfondo ad hoc, nella creazione digitale del prodotto (il divano) in tutte le sue possibili variazioni (layout, tessuti, colorazioni) e, infine, nell’assemblaggio della sequenza di renderings all’interno di un’interfaccia grafica accattivante, che dia la possibilità al fruitore di entrare nel negozio virtuale, scegliere l'ambientazione adeguata per testare il prodotto e "progettare" il suo divano. Va notato che, nel secondo caso, l’operazione è di tipo reversibile (esiste sempre la possibilità di riprogettare le ambientazioni e/o modificare qualsiasi parametro del prodotto) e, infine, l’intero processo si è svolto all’interno di uno studio grafico.
Con l’avvento della fotografia la prospettiva diventa "fotoprospettiva", in architettura la tecnica consiste nel montaggio di un edificio (rappresentato in vista prospettica adeguata) "inserito" su uno sfondo reale fotografato. L’uso della fotografia per contestualizzare il progetto fu utilizzato da tutti i maestri dell’architettura modernista (Mies Van Der Rohe, Le Corbusier, Quaroni, Piacentini, Terragni) Si trattava di una possibilità tecnica affascinante, perché univa due elementi: l’edificio disegnato e il contesto fotografato, esaltando la plasticità dei volumi del primo nella complessità del secondo.
Nel passaggio dall’analogico al digitale, al posto del disegno a mano si inserisce, sullo sfondo fotografico, un modello tridimensionale virtuale. L’uso sempre più agile del digitale consente alla fotoprospettiva di diffondersi capillarmente nel campo immobiliare (per la comunicazione e soprattutto per la vendita di immobili), nel campo urbanistico (gli organi di approvazione oggi richiedono inserimenti ambientali con regolarità nella fase istruttoria anche di piccoli progetti).
Il fotorealismo diventa imperativo e sempre più i renderings, intesi come fotoprospettive digitali, sembrano delle fotografie del reale. Nell’epoca contemporanea e digitale la visione di immagini ha infatti di gran lunga superato in termini quantitativi l’esperienza fisica, si pensi alle nostre frequenti passeggiate virtuali con l’ausilio di Google Maps, Street View e dei Tour Virtuali generati da immagini cilindriche. Il potere del rendering sta nel fatto che il progetto finale non viene semplicemente disegnato, ma "fotografato" molto prima della realizzazione concreta dell’oggetto rappresentato: una vera rivoluzione se si pensa alle implicazioni nel mondo della prototipazione, dell'e-commerce e della pubblicità.
Vi riporto un esempio emblematico. Un’azienda produttrice di divani che intenda realizzare un catalogo on line normalmente dovrebbe affrontare i seguenti passaggi: scegliere ambientazioni adeguate che esaltino il valore del prodotto, allestire set fotografici, trasportare merci e persone per le varie locations e, infine, comporre graficamente il catalogo. Il prodotto finale ottenuto sarà un book "sfogliabile" ma non esplorabile. Nel web le cose cambiano, il fruitore vuole qualcosa in più, desidera confrontare più soluzioni, interagire con il prodotto, variarne il tessuto, scegliere la colorazione e perfino modificare il layout. In breve, vuole progettarlo.
Il catalogo virtuale consiste nella creazione di una o più scene di fondo (le locations) realizzate tridimensionalmente o semplicemente riutilizzando immagini-sfondo ad hoc, nella creazione digitale del prodotto (il divano) in tutte le sue possibili variazioni (layout, tessuti, colorazioni) e, infine, nell’assemblaggio della sequenza di renderings all’interno di un’interfaccia grafica accattivante, che dia la possibilità al fruitore di entrare nel negozio virtuale, scegliere l'ambientazione adeguata per testare il prodotto e "progettare" il suo divano. Va notato che, nel secondo caso, l’operazione è di tipo reversibile (esiste sempre la possibilità di riprogettare le ambientazioni e/o modificare qualsiasi parametro del prodotto) e, infine, l’intero processo si è svolto all’interno di uno studio grafico.
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