Assicurazioni, una strategia a lungo termine


Affacciarsi al mondo assicurativo quando oramai il rischio è imminente o addirittura conclamato è figlio di una mancanza di cultura assicurativa
Assicurazioni, una strategia a lungo termine

Qualora vi fosse stato qualche dubbio, la situazione di emergenza attuale dovuta al Covid-19, riconferma l’atteggiamento miope che vi è in Italia almeno, verso il mondo assicurativo.

Da più parti individui non assicurati accorrono per stipulare polizze assicurative sanitarie, imprenditori accorrono per stipulare polizze che limitino la perdita di profitto derivante dal fermo dell’attività e benché questi atteggiamenti di “consapevolezza del rischio ex post” fossero da sempre presenti, l’emergenza attuale li ha reso ancora più evidente.

Di qui una riflessione sulla totale mancanza di cultura assicurativa nel nostro paese che pensa alle assicurazioni prevalentemente quando è più vulnerabile, in imminenza di sinistro dove quindi il suo potere negoziale verso l'assicuratore si riduce di parecchio.

Un paese dove i soldi dati agli assicuratori vengono dati unicamente in presenza di un ritorno certo o quasi certo. Diversamente i soldi spesi in coperture assicurative sono percepiti quasi come soldi “buttati”.

Esiste, infatti, un’inversione di fondo nel sentire prevalente di gran parte degli italiani che decidono di stipulare una polizza assicurativa: la speranza di non pagare a vuoto laddove dovrebbe essere esattamente il contrario ovvero mi assicuro e spero davvero di pagare “a vuoto”.

Infatti, se mi assicuro per il caso di premorienza, non incassare dall’assicurazione dovrebbe essere la mia speranza (se no vorrebbe dire che sono andato nel Valhalla), ugualmente dovrebbe essere se mi assicuro contro l’incendio della mia casa, per i danni causati a terzi, per il rimborso delle spese mediche, per la frattura del femore, per un furto in casa o l’infortunio di un mio dipendente. Perché ad ogni pagamento corrisponde evidentemente un evento nefasto, un danno subito da me o da altri. Pertanto ben vengano i premi pagati “a vuoto”.

Ecco, affacciarsi al mondo assicurativo quando oramai il rischio è imminente o addirittura conclamato è figlio di questa cultura di volere dall’assicurazione un ritorno tangibile diversamente non considerala quando l'ipotesi di un sinistro è lontano.

Quando, invece, si parla di “cultura assicurativa” parliamo di un approccio che vede l’assicurazione quale scelta strategica fatta a monte, sia essa a livello individuale, familiare o d’impresa, fatta a prescindere dall'imminenza del rischio. Null’altro che una scelta strategica, un paracadute da piazzare sotto di noi nella malaugurata ipotesi di una caduta, affinché in tal caso, anziché spaccarmi la testa mi si spezzi solo un braccio o un dito se sono più fortunato.

Un paracadute valido, solido...e qui si potrebbe spaziare sul fatto che se scelgo il tessuto unicamente guardando al costo, non ci sarà da stupirsi qualora non attutisse in maniera adeguata l’impatto in caso di caduta. Ma questa è un'altra storia.

 

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di Roberta Kheyrkhah

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