Assicuratori “tutti ladri”, usciamo dai luoghi comuni


Ora più che mai serve ribaltare quel concetto invertito che gli assicuratori cercano sempre di sottrarsi ai loro obblighi
Assicuratori “tutti ladri”, usciamo dai luoghi comuni

Assicuratori, tutti ladri! Ecco una tipica espressione che ho sentito numerose volte.

Senza bisogno di arrivare a questi estremi, l'assicuratore in effetti non viene quasi mai associato a immagini positive.

In alcuni film l’assicuratore rappresenta l’uomo mediocre, il fratello scemo che non avendo altri sbocchi finisce per ripiegare sul mestiere del venditore di polizze. O ancor peggio, spesso nel pensare comune l’assicuratore è colui che incassa i soldi e sparisce al momento del bisogno e, per quanto in effetti i luoghi comuni possano sempre avere un fondo di verità - io stessa riconosco che all’interno di una categoria così ampia e poco regolamentata fino a qualche decennio fa,  si nasconde spesso molta mediocrità furbizia e alle volte anche poca professionalità - intendo qui cercare di riabilitare la figura di questo bistrattato professionista, il cui mestiere ha origini più antiche di quanto si pensi.

Scelgo di farlo ora proprio perché negli ultimi vent'anni, tra catastrofi naturali, terrorismo, pandemie etc... il mondo si è rivelato sempre più vulnerabile e con esso anche gli individui, le imprese le famiglie e i professionisti. Pertanto oggi più che mai il mondo assicurativo deve necessariamente elevarsi ed uscire da questo stereotipo per occupare Il suo giusto spazio in ambito economico e sociale....certo dovrà dimostrare di esserne all’altezza.

Ma intendiamoci: in un mondo ideale avremmo non solo un assicuratore che non respinge in maniera pretestuosa i sinistri, ma anche una platea di assicurati che agiscono senza quelle piccole furbizie e disonestà che troppo spesso vengono considerati peccatucci trascurabili, ma che alimentano un circolo vizioso che si avvita su se stesso in un loop da cui si fatica ad uscire.

Anche a costo di apparire romantica, non posso far a meno di pensare che l’assicurazione nasce per proteggerci, per offrire sicurezza, serenità, per consentire alle imprese di evolversi,  ai professionisti di elevare i propri standard, alle famiglie di trovare un po’ di serenità anche di fronte ai piccoli inconvenienti quotidiani o ahimè agli eventi traumatici della vita.

E se passiamo dal microcosmo al macrocosmo, possiamo spingerci fino ad affermare che l'assicurazione è uno strumento che favorisce la crescita economica da un lato, e la stabilità finanziaria dall’altro, il risparmio e perché no anche l’assistenza medica e la stabilità sociale.

Perché è importante che questo messaggio passi? Perché i dati ci dicono l'Italia è un paese fortemente sottoassicurato e la carenza di ricorso all’assicurazione può diventare una debolezza dell’intero sistema paese.

Ma non dico nulla di nuovo, è la stessa Maria Bianca Farina, Presidente ANIA ad affermare durante l’assemblea annuale 2019 ANIA, che: “Le assicurazioni proteggono, riducono le vulnerabilità e rafforzano la crescita del Paese. Concorrono al finanziamento dell'economia reale e alla stabilità dei mercati finanziari. 

Integrando il welfare pubblico, favoriscono l'equilibrio economico e la funzione sociale”.

Perciò, in questo momento storico, ora più che mai serve ribaltare quel concetto invertito che gli assicuratori cercano sempre di sottrarsi ai loro obblighi. E per farlo serve un cambio di approccio da parte di tutti i soggetti coinvolti, per riabilitare finalmente una categoria fondamentale per il benessere delle persone e delle imprese.

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di Roberta Kheyrkhah

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