“AVREI DOVUTO SAPERLO!” Come imparare dagli errori


Il dialogo interno può aiutarci od ostacolarci nello sviluppare stati d'animo in grado di farci apprendere dall'esperienza
“AVREI DOVUTO SAPERLO!” Come imparare dagli errori

 

“AVREI DOVUTO SAPERLO!”
Alzi la mano chi non ha mai pronunciato una frase così o chi non si è mai detto “non avrei dovuto comportarmi così”, “Non avrei dovuto pronunciare quella parola”.

Quando usiamo questo dialogo interno, non ci permettiamo di imparare dagli errori e dall’esperienza che ci è appena capitata.

Alimentiamo il paradigma culturale che si tramanda da sempre “sei una brava o cattiva persona in base alle azioni giuste o sbagliate che fai”.

Il verbo “dovere” ha il grande potere di suscitare in noi sentimenti quali la vergogna e il senso di colpa.

 
Come imparare dagli errori: un esercizio facile facile

Proviamo a pensare a un episodio in cui abbiamo fatto qualcosa che, con il senno di poi, non vorremmo aver fatto. Adesso proviamo a mettere per iscritto quello che ci siamo detti.

E’ molto probabile che la stragrande maggioranza di quello che ci siamo detti sia un lungo elenco di rimproveri.

Auto ammonirci significa alimentare il pensiero che meritiamo di soffrire per ciò che abbiamo fatto.

Questo ci farà invischiare nel giro vizioso del senso di colpa e della vergogna, invece che beneficiare degli errori che ci mostrano le nostre zone d’ombra e che ci guidano verso la nostra crescita, allenando il nostro potenziale positivo.

I pensieri critici, i giudizi verso di noi non ci permettono di vedere la nostra bellezza interiore, cioè il nostro potenziale.

San Francesco di Sales diceva:
“CHI È OSSESSIONATO DAI SUOI DIFETTI NON LI CORREGGERÀ MAI. TUTTI I CAMBIAMENTI POSITIVI PROVENGONO DA UNA MENTE CALMA E SERENA”.
 
Credo che occorra fare una scelta a monte per imparare dagli errori. Cioè scegliere di volere che ogni cosa che facciamo arricchisca la nostra vita e quella degli altri.

Se questa è la direzione scelta, allora dobbiamo promuovere la nostra crescita interiore e non l’odio verso noi stessi, che deriva dal sentirsi in colpa e vergognosi, e che blocca ogni azione verso il bene: se mi odio, come posso pensare di fare qualcosa nella direzione del bene altrui?


Come imparare dalla vergogna

La vergogna, insegna Marshall Rosenberg, psicologo e studioso della Comunicazione Non Violenta, è una forma di odio verso di noi e le azioni conseguenti non sono azioni libere e gioiose. Cioè non sono azioni, ispirate al sentimento di amore per la vita.
 
Il coaching umanistico, teorizzato da Luca Stanchieri e condiviso nella Scuola di Coaching Umanistico, parte dal presupposto che l’essere umano è all’origine mosso dal Bene ed è sorretto da un sentimento di amore per la vita che guida le sue scelte.

Ad esempio, se a seguito di un evento in cui abbiamo sbagliato decidiamo di cambiare ed essere più gentili e sensibili questo è un ottimo obiettivo.

 
Ma quale sentimento ispira questa decisione di cambiamento?

L’amore per la vita, per noi stessi e gli altri o il senso di colpa e la vergogna per non esserci comportati in un certo modo?

Nel primo caso, il nostro allenamento sarà ispirato dal desiderio di contribuire alla vita, considereremo gli errori come processo fondamentale di apprendimento, saremo in grado di darci empatia, connettendoci con le parti di noi che ci hanno portato a sbagliare e con quelle positive che ci possono aiutare a porre rimedio, attraverso il giusto allenamento.

Nel secondo caso, vergogna e senso di colpa alimenteranno la convinzione che meritiamo di soffrire, e ci faremo sostenere prevalentemente da un’energia autodistruttiva.

 
Imparare dagli errori migliorando il dialogo interiore

Ecco che scatta la PRETESA. Nel nostro dialogo interno arrivano frasi tipo “Faccio sempre casini”, “Che idiota sono stato”.

Per cui “Devo fare, devo impegnarmi di più…”.

Quando ci parliamo così, ci impediamo di imparare dagli errori, perché sono frasi che ci dicono che non abbiamo scelta. SE DEVO, non posso scegliere e noi non siamo nati per essere schiavi, ma per essere liberi di scegliere, tant’è che una delle tre aree di autodeterminazione umana è proprio l’autonomia, cioè la facoltà di scegliere.
 
La pretesa, che spesso rivolgiamo a noi stessi, minaccia questo forte bisogno di poter scegliere, per cui, spesso inconsciamente, opponiamo una forte resistenza al cambiamento.

Quante volte ci diciamo “devo smettere di fumare, devo dimagrire” e poi non lo facciamo!

Se cediamo alle nostre pretese, guidati dal sentimento della vergogna, della colpa, della paura, le nostre azioni volte a cambiare non sono guidate dall'amore per la vita e non andiamo nella direzione dell'arricchimento della nostra vita e di quella degli altri.

 

Dal “DEVO” al “SCELGO DI… PERCHÉ’ VOGLIO”

Come insegna Rosenberg, dobbiamo sostituire un linguaggio che implica la mancanza di scelta, con un linguaggio che riconosca la possibilità di scegliere. Così facendo, creeremo piani d’azioni per il cambiamento che intercettino la nostra motivazione interiore, cioè azioni non ispirate dalla paura, dalla depressione, dalla vergogna, ma da scelte fatte in maniera armonica con la nostra vera natura.

Quando l’energia che ci spinge ad agire è il desiderio di rendere la vita più bella a noi e agli altri, anche le cose più difficili, così come gli sbagli più grossi a cui rimediare, ci sembreranno più fattibili e saremo motivati ad agire non per sentirci dire che siamo “brave persone” o per evitare la vergogna, la colpa o le punizioni.

Ecco che ci sarà via via più facile passare dal “devo fare” al “scelgo di”, riportando senso di libertà, gioia ed integrità nella nostra vita e in quella di chi ci sta accanto.

 

Articolo del:


di Silvana Serrano

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse