Azionario USA: quanto potrà ancora correre?

Quanto può durare la fase positiva?
Sono sempre di più gli investitori che si pongono questa domanda, dopo l'estate turbolenta vissuta dai mercati azionari. Anche se la volatilità recente è imputabile in larga misura all'escalation delle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina, in generale il 2018 è stato un anno senza dubbio più incerto. Contemporaneamente, con le valutazioni di mercato statunitensi al di sopra della media e i tassi di interesse che cominciano a risalire, alcuni operatori sono convinti che il periodo Orso degli Stati Uniti si stia avvicinando. Alla ribalta ci sono i rischi legati al commercio e all'inflazione, ma in ultima analisi è all'interno dei dati, sia macro che micro, che si individuano tutte le tendenze.
La fase di espansione negli States è finita?
Ora che l'economia statunitense ha raggiunto il decimo anno di crescita (solo una volta nella storia del paese c'è stata una fase di espansione più lunga), gli investitori sono comprensibilmente preoccupati all'idea che il tempo stia per scadere e che la prossima recessione potrebbe essere dietro l'angolo. Tuttavia, a giudicare dal vigore dei dati sia economici che societari, siamo ancora lontani dalla fine del ciclo. I segnali tipici in genere sono un rialzo dell'inflazione, una politica monetaria aggressiva e margini di profitto delle imprese in deterioramento, ma finora non si è visto praticamente nulla di tutto questo negli Stati Uniti e, per quanto i tassi di interesse abbiano iniziato a risalire, la base di partenza è molto bassa e l'ambiente resta accomodante.
Sul piano macroeconomico, vale la pena di notare il nuovo schema della crescita globale nel 2018: se nel resto del mondo dovrebbe aver raggiunto l'apice nei primi mesi di quest'anno, per poi rallentare lievemente, negli Stati Uniti mantiene un ritmo e un'intensità notevoli, come testimonia l'ulteriore espansione del 2,8% (su base annua) nel secondo trimestre. In più, i dati a breve termine fanno presagire un prosieguo della crescita nel 2019. La fiducia dei consumatori e delle imprese resta alta, mentre il mercato del lavoro statunitense è in ottima forma, con il tasso di disoccupazione ai minimi da decenni e, per la prima volta nella storia, una disponibilità di posti di lavoro superiore al numero di disoccupati. L'aumento dei salari in corso dovrebbe sostenere la spesa per consumi robusta.
La crescita degli utili societari negli Stati Uniti probabilmente ha raggiunto il punto di svolta massimo, ma non è ancora finita.
A livello societario, nonostante le tensioni commerciali, le aziende statunitensi continuano a generare ottimi risultati, con utili in molti casi in linea se non superiori alle aspettative. Anche se il picco probabilmente è stato raggiunto nella prima metà del 2018, al livello straordinario del 23-24%, il consenso attuale per il terzo e il quarto trimestre del 2018 punta a un'ulteriore crescita del 22% e del 19% rispettivamente. Guardando al 2019, il consenso si aspetta che gli utili crescano a un più moderato 10%, un livello comunque superiore alla media di lungo periodo del 7% .
Dal punto di vista delle valutazioni, il mercato azionario statunitense quota attualmente al di sopra della media, ma considerando l'andamento brillante cui stiamo assistendo in termini di utili, i multipli P/E non risultano particolarmente elevati.
*Indica gli utili stimati dal consenso.
La performance passata non è un indicatore affidabile di risultati futuri.
Fonte: Thomson Reuters I/B/E/S
La stagione degli utili del secondo trimestre è stata molto positiva per diverse grandi società orientate alla crescita. Nel settore dell'informatica, ad esempio, nomi come Microsoft e Alphabet hanno visto persino una lieve riaccelerazione della performance in termini di ricavi e profitti, debitamente riflessa nei rispettivi corsi azionari. Spicca, invece, l'eccezione di Facebook, che ha perso circa il 20% dopo la recente riduzione delle aspettative di crescita dei ricavi. Al di là del calo pesante e della notizia da prima pagina, Facebook dovrebbe comunque mantenere un tasso di espansione degli utili superiore al 20%, decisamente notevole per una società di quelle dimensioni.
Il rischio di inflazione resta basso, anche se in ascesa.
Forse il rischio principale per lo scenario favorevole da noi ipotizzato per l'azionario USA è un'inflazione superiore al previsto e la conseguente risposta della Federal Reserve. Se la Fed dovesse aumentare i tassi di interesse troppo rapidamente provocando un appiattimento della curva dei rendimenti, le azioni ne risentirebbero in quanto una frenata eccessivamente brusca sul fronte monetario potrebbe far scivolare in recessione l'economia statunitense. Tuttavia, la riteniamo un'ipotesi improbabile, dato che la Fed finora ha mostrato un approccio molto misurato riguardo ai tassi e non ci sono motivi che possano indurla a cambiare tattica adottando un atteggiamento più aggressivo. Intanto, finché prosegue la crescita degli utili, le azioni continueranno ad andare bene.
Nonostante la turbolenza cui abbiamo assistito nel 2018, l'indice S&P 500 ha continuato ad avanzare e, dopo il progresso di circa il 6% da inizio anno, si sta avvicinando a nuovi record. Chiaramente il clima generale non è stato influenzato troppo negativamente dal contesto più volatile degli ultimi tempi. Anche se in futuro un livello di volatilità più elevato potrebbe diventare la norma, con una maggiore probabilità di flessioni lungo il percorso, restiamo convinti che il ciclo di mercato negli Stati Uniti abbia ancora molta strada da fare. La crescita economica è vigorosa, gli utili societari continuano a sorprendere in positivo e le valutazioni, per quanto superiori alla media, non hanno raggiunto livelli estremi. Sulla base di tutto ciò, il nostro giudizio sul mercato azionario statunitense e la direzione generale che sta seguendo resta sostanzialmente invariato.
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