Bambini e adolescenti: come affrontare la scuola in presenza

Rientro a scuola 2021 e Covid
“Sono preoccupato che chiudano ancora la scuola”, “Mia figlia torna da scuola stanca e nervosa”, “Mio figlio amava andare a scuola mentre i questi giorni sembra stanco e svogliato”, “Non riesco a dormire perché penso al rischio di contagio sui mezzi pubblici”, “Mio figlio dice di non avere più amici a scuola, prima era sempre circondato da compagni”….
Queste sono solo alcune delle domande e delle problematiche che mi vengono riportate in studio quotidianamente, da quando c’è stato il rientro a scuola in presenza.
Genitori e figli mi confidano un diffuso disagio sia personale che nelle reciproche relazioni in famiglia e tra i gruppi di amici, compagni e colleghi. Inizialmente avrei voluto parlare del rientro a scuola dal punto di vista degli studenti ma in realtà, dalla mia esperienza di studio professionale ho notato che il problema è generale. Non solo bambin* e ragazz* mostrano difficoltà e disagio ma anche insegnanti e genitori.
Cosa sta succedendo?
I dati mostrano che bambin* e ragazz* manifestano timore per il rapporto diretto con compagni e insegnanti, non più mediato dallo schermo. Inoltre è diffuso il senso di incertezza e di instabilità del contesto scolastico. Che ormai da due anni non è stato abitualmente frequentato e che, quindi, non viene più vissuto come un ambiente familiare.
La scuola in presenza, oltretutto, comporta la paura di non essere più in grado di sostenere le lezioni, le interrogazioni e le verifiche lontano da un ambiente domestico, magari in compagnia di adulti di riferimento. Non va dimenticata l’ansia legata al riconoscimento del gruppo che, non essendosi frequentato per diverso tempo, chiede a bambin* e ragazz* di impegnarsi in nuove mediazioni sui reciproci ruoli sociali.
Tutto questo va ad aggravare la naturale condizione di pre-adolescenti e adolescenti, già notevolmente, messi alla prova dal distanziamento, dall'isolamento sociale e dalla paura di contagiare, e che in questo contesto si trovano a dover vivere uno dei periodi di maggior cambiamento della crescita personale.
Cambiamento fisico, ormoni, nuovi interessi, definizione della propria identità, differenziazione dai genitori e dalle generazioni precedenti e nuove identificazioni.
Tutti ci siamo passati, ma in questo contesto storico ed emergenziale, gli spazi di indipendenza e naturale contrapposizione generazionale sono estremamente limitati. In aggiunta a tutto questo si osserva che, dopo due anni scolastici in DAD, è aumentato il livello di dispersione scolastica, di alterazione dell’alimentazione, di sedentarietà, di anomalie del ciclo sonno-veglia e il numero di casi di dipendenza da videogioco e da social, e di binge watching.
Ancor più accentuato è il disagio negli studenti che hanno affrontato il passaggio da un grado di istruzione ad un altro. Perché questo richiede di per sé di gestire un nuovo ambiente scolastico, nuovi gruppi di coetanei, insegnanti e struttura dirigenziale sconosciuti, nuove materie e tecniche di studio e di apprendimento più mature e complesse.
Domande che richiedono una risposta
Per comprendere e poter aiutare e sostenere bambin* e ragazz* alle prese con il nuovo sistema di socializzazione e frequentazione della scuola è necessario trovare risposta ad alcune domande. Che sono alla base del problema di insoddisfazione, frustrazione, ansia e conflitti emersi frequentemente in questo periodo nel corso delle sedute con i pazienti/clienti.
Da adulti di riferimento ci viene chiesto uno sforzo ulteriore capire ma anche farci capire. Per fare questo è utile provare a rispondere ad una serie di domande.
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Qual è il grado e il tempo di tolleranza agli stimoli in aula?
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Qual è il tempo massimo di attenzione, in base all’età?
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Come viene affrontato, nelle diverse età, il fatto di indossare la mascherina tutto il tempo e come risponde il corpo?
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Quanto tempo serve per riabituarsi ai ritmi della scuola in presenza?
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Cosa si prova davanti ad un nuovo metodo di studio?
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Quali emozioni e sensazioni sono attivate dal fatto di stare a scuola senza un familiare accanto e al di fuori dell’ambiente domestico?
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Come interpretano bambin* e ragazz* l’incertezza della presenza in aula e il pericolo del contagio a scuola e nel percorso verso la scuola?
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Come vivono bambin* e ragazz* il fatto di poter andare a scuola ma di non essere liberi di fare altre cose più piacevoli?
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Come comunicano il disagio?
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Quali tempo e spazio di autonomia, indipendenza e privacy hanno nell’arco della giornata?
In altre parole, gli studenti del 2021 stanno affrontando la certezza della scuola nell’incertezza generale. Nessuno sa dire come sarà, nessuno sa dare delle risposte e delle previsioni che possano rassicurare. Genitori e insegnanti sono confusi ed incerti e questo porta al disorientamento anche dei ragazzi.
Cosa si può fare per sostenere bambin* e ragazz* in questo momento?
Potrebbe bastare inventarsi qualcosa di creativo, ricorrere all’ironia, alla simpatia, o ancora concedendo alcuni momenti di condivisione spontanea al fine di abbassare i livelli di frustrazione?
Alla luce di quanto detto prima suggerisco alcune azioni da compiere per affrontare al meglio questo periodo.
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RACCONTO RECIPROCO. Prendetevi ogni giorno un momento per condividere confidenze, riflessioni e racconti sulla giornata appena trascorsa e per parlare delle aspettative rispetto al giorno successivo.
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ESSERE PRESENTI. Molto spesso, davanti ad un disagio o ad un problema, ci si sente soli e non compresi. È quindi fondamentale trasmettere l’idea che “anche se ti sembra di essere il solo a vivere queste sensazioni devi sapere che non è così...io ti capisco e per qualunque cosa sono qui per te”.
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NON GIUDICARE. Nel caso venga esposto o manifestato un disagio o una preoccupazione evitate di minimizzare. In questi casi è molto più utile accogliere la richiesta di aiuto e tranquillizzare attraverso l’interesse, il supporto e l’ascolto.
In altre parole: CONDIVISIONE – ACCOGLIENZA – ACCETTAZIONE
Come posso aiutarti?
Questi non sono compiti semplici considerando che anche genitori, nonni, insegnanti si trovano a fronteggiare varie difficoltà. Come psicologa, professionista del benessere a 360°, posso aiutare ad affrontare tutto questo.
Nel corso degli ultimi mesi molti clienti hanno riportato in seduta queste tematiche. Ma ancora più frequentemente le difficoltà nel comprendere le emozioni e il disagio dei propri figli. Questo disagio dei genitori viene spesso interpretato dai figli come nervosismo, insoddisfazione, disinteresse, iperprotezione, scarsa fiducia, inadeguatezza. Purtroppo da questi livelli di incomprensione generazionale possono evolvere situazioni di devianza o disagio profondo.
Grazie alla professionalità e all’esperienza è possibile intraprendere un percorso psicologico, relazionale e di gestione dei conflitti che favorisce il dialogo, elemento fondamentale per una sana ed equilibrata relazione genitori-figli.
Non bisogna aspettare che il disagio si manifesti con sintomi evidenti. In caso di dubbi, incertezze o anche solo per domande generali sullo stato emotivo di bambin* e ragazz* contattatemi per un primo consulto gratuito.
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