BIM in pratica: IFC vs DXF
Il DXF é un formato di scambio mentre l’IFC é un patrimonio del settore

Nella transizione da CAD a BIM i passaggi più delicati sono rappresentati dall’utilizzo della logica tradizionale a cui il CAD ci ha abituato in un contesto BIM, dove molto é diverso.
Un modello BIM contiene geometrie, attributi e relazioni e va gestito come una database relazionale, non come una semplice geometria potenziata. Concettualmente un Bim Authoring Tool (Archicad o Revit) é molto più simile ad un gestionale aziendale che a un programma di disegno.
Premesso che, quando si imposta un processo Bim si parla di filiera, risulta ovvio che più applicazioni software devono essere in grado di scambiare dati in maniera efficiente perché dal design al facility management é necessario utilizzare almeno 5 diversi tools.
In ambiente CAD il DXF permette lo scambio di informazioni geometriche 2d e 3d orizzontalmente, tutti i partecipanti al progetto possono agevolmente consultare, modificare e salvare file DXF indipendentemente dal programma utilizzato, questo sistema di scambio dati nel BIM non funziona, e non c’é motivo, ragione o scopo di sottrarsi a questo dato di fatto... ma... perché?
Il formato IFC, che amo definire "l’esperanto" del BIM, più che un semplice formato di scambio é un patrimonio del settore delle costruzioni perché rappresenta il database informativo del progetto ed a ogni fase può contenere le informazioni necessarie e non tutte. Essendo un formato aperto e non proprietario qualsiasi produttore di software può sviluppare applicazioni in grado di leggere/scrivere i files IFC.
Il limite invisibile che lo diversifica dal CAD é la disciplina: nella progettazione le principali discipline sono architettonica - ingegneria strutturale - ingegneria impiantistica e si può utilizzare agevolmente il formato IFC per assemblare tutte le 3 discipline in un unico modello, definito "federato", ma é possibile utilizzare 2 diversi BIM tools all’interno della stessa disciplina. Questo limite é fisiologico perché la struttura delle informazioni interne al software varia da software a software, ad esempio una finestra in revit/archicad/allplan é gestita internamente rispettivamente con 3 sistemi completamente differenti ovvero famiglie/GDL/smart parts e non é pensabile modificare tramite parametri un elemento nativo di un altro software.
In conclusione il nostro consiglio rimane quello di studiare la struttura dell’ IFC ed imparare ad utilizzare i traduttori presenti all’interno dei tools, perché per parlare una lingua non basta conoscerne l’alfabeto e le parole, serve sopratutto la grammatica.
Aspettare che il BIM diventi obbligatorio per adottarlo e quindi imparare "forzatamente" l’ IFC serve solo a dare un vantaggio tecnologico ai colleghi che già lo utilizzano.
Un modello BIM contiene geometrie, attributi e relazioni e va gestito come una database relazionale, non come una semplice geometria potenziata. Concettualmente un Bim Authoring Tool (Archicad o Revit) é molto più simile ad un gestionale aziendale che a un programma di disegno.
Premesso che, quando si imposta un processo Bim si parla di filiera, risulta ovvio che più applicazioni software devono essere in grado di scambiare dati in maniera efficiente perché dal design al facility management é necessario utilizzare almeno 5 diversi tools.
In ambiente CAD il DXF permette lo scambio di informazioni geometriche 2d e 3d orizzontalmente, tutti i partecipanti al progetto possono agevolmente consultare, modificare e salvare file DXF indipendentemente dal programma utilizzato, questo sistema di scambio dati nel BIM non funziona, e non c’é motivo, ragione o scopo di sottrarsi a questo dato di fatto... ma... perché?
Il formato IFC, che amo definire "l’esperanto" del BIM, più che un semplice formato di scambio é un patrimonio del settore delle costruzioni perché rappresenta il database informativo del progetto ed a ogni fase può contenere le informazioni necessarie e non tutte. Essendo un formato aperto e non proprietario qualsiasi produttore di software può sviluppare applicazioni in grado di leggere/scrivere i files IFC.
Il limite invisibile che lo diversifica dal CAD é la disciplina: nella progettazione le principali discipline sono architettonica - ingegneria strutturale - ingegneria impiantistica e si può utilizzare agevolmente il formato IFC per assemblare tutte le 3 discipline in un unico modello, definito "federato", ma é possibile utilizzare 2 diversi BIM tools all’interno della stessa disciplina. Questo limite é fisiologico perché la struttura delle informazioni interne al software varia da software a software, ad esempio una finestra in revit/archicad/allplan é gestita internamente rispettivamente con 3 sistemi completamente differenti ovvero famiglie/GDL/smart parts e non é pensabile modificare tramite parametri un elemento nativo di un altro software.
In conclusione il nostro consiglio rimane quello di studiare la struttura dell’ IFC ed imparare ad utilizzare i traduttori presenti all’interno dei tools, perché per parlare una lingua non basta conoscerne l’alfabeto e le parole, serve sopratutto la grammatica.
Aspettare che il BIM diventi obbligatorio per adottarlo e quindi imparare "forzatamente" l’ IFC serve solo a dare un vantaggio tecnologico ai colleghi che già lo utilizzano.
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