Bitcoin e criptovalute, bolla o rivoluzione?
Dopo i forti rialzi abbiamo assistito negli ultimi giorni a cali anche del 50%. Proviamo a fare chiarezza sul mondo delle criptovalute

Da diversi mesi assistiamo ad un fenomeno che potremmo giudicare "epocale", l’ascesa delle valute digitali che si stanno affermando con una prepotenza dirompente sui mercati mondiali, tanto da non poter più essere ignorate da nessun operatore. Così, capita sempre più di frequente che parlando con diversi clienti di investimenti e pianificazione una delle prime domande sia, "cosa ne pensa dei bitcoin"?
Per prima cosa cerchiamo di comprendere meglio cosa siano le criptovalute e da dove siano nate.
Il Bitcoin è un mezzo di scambio creato nel 2009 da un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale né di meccanismi finanziari sofisticati, il valore è determinato semplicemente dalla leva domanda e offerta: esso utilizza un database che tiene traccia delle transazioni e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionale, la rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete.
La struttura peer-to-peer della rete e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti, il sequestro o la svalutazione dovuta all'immissione di nuova moneta e questo è stato sicuramente uno dei fattori chiave per l’iniziale interesse ed espansione delle criptovalute. Accanto al famoso Bitcoin si stanno poi prepotentemente sviluppando altre cripotovalute, tra cui Ethereum che ha in più la possibilità di essere usata per crowdfunding e assicurazioni e Ripple che punta ad andare a sostituire i codici Iban per i metodi di pagamento in tutto il mondo ed è già supportata da più di 100 banche nel mondo.
La domanda che però tutti si pongono è sicuramente "siamo di fronte ad una bolla o ad un’opportunità da non farci scappare"?
I detrattori in questi mesi non sono stati pochi, in particolare ha destato scalpore il parere di Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan che definiva i Bitcoin come "una frode". A questo parere si aggiunge quello di Warren Buffet che in un’intervista per Cnbc ha liquidato le criptovalute come un bluff, una bolla destinata a "fare una brutta fine". Un altro detrattore è un esperto di Yale, l’economista Stephen Roach, anche lui come gli altri sostiene infatti che questo fenomeno non sia altro che una bolla speculativa destinata a scoppiare.
Accanto ai numerosi detrattori troviamo però anche testimonianze illustri che vedono in questo fenomeno il futuro delle valute globali ed un trend da non lasciarsi sfuggire. Quello che viene maggiormente portato a sostegno della bontà di queste valute è la mancanza di un regolatore centrale che possa tenere sotto controllo i prezzi e la diffusione dei bitcoin. Bill Gates in primis aveva dato una visione positiva, definendo il Bitcoin "meglio della moneta in quanto non si deve essere fisicamente nello stesso posto e, prevedibilmente, per le transazioni di grandi dimensioni, potrà diventare molto utile, soprattutto per le transazioni tra Paesi". Anche Eric Schmidt, ex Ceo di Google (dal 2001 al 2011) cavalca l’onda della positività: "Il Bitcoin è un grande successo della crittografia e la possibilità di creare qualcosa che non sia duplicabile nel mondo digitale ha un enorme valore".
Ma come districarsi tra tutte queste visioni così autorevoli e allo stesso tempo cosi contrastanti?
Secondo me il punto focale è uno. Il fenomeno dei Bitcoin non può essere sicuramente più trascurato, la capitalizzazione ha raggiunto i 500 miliardi di dollari, superando colossi storici come General Elettric o Mc Donalds e abbiamo visto come anche i mercati finanziari stiano iniziando a spostare il proprio interesse verso queste soluzioni con l’introduzione di future sul CME. Sarebbe per me assurdo restare totalmente fuori da questo trend che potrebbe un giorno rivoluzionare il mondo ed i sistemi di pagamento ad oggi conosciuti. Le potenzialità pratiche sono infinite, non solo per il bitcoin, ma forse ancora di più con le nuove criptovalute.
Il mondo sta andando in una direzione ben definita di digitalizzazione, di globalizzazione, di abbattimento delle frontiere, non penso che contrastare questo fenomeno sia né possibile né profittevole; adeguarsi, essere aperti ai cambiamenti e preparati sulle innovazioni credo sia una strategia chiave in ogni settore. Certo è che i rischi dietro l’angolo non sono pochi.
In particolare i rischi più importanti vengono dai singoli Stati che potrebbero pretendere una regolamentazione delle procedure e per l’identificazione più dettagliata degli investitori e delle transazioni come sta gradualmente succedendo in Corea del Sud o in Cina e che già ha portato ad un crollo dai massimi raggiunti a dicembre. Questo potrebbe non essere del tutto negativo, certo porterebbe a delle forti oscillazioni di volatilità ma permetterebbe anche di poter dare delle fondamenta più solide alla valuta stessa ed estrometterebbe dal mercato quei player che dietro al nome Bitcoin cercano di portare avanti truffe in stile "schema Ponzi" come sembra aver fatto la famosa piattaforma Bitconnect.
In conclusione il consiglio che do ai miei clienti che vogliono provare ad affacciarsi a questo mondo non è mai negativo, sarebbe troppo difficile accettare l’idea di essere rimasti a guardare questa innovazione "dalla tribuna" se si dovesse rivelare veramente rivoluzionaria, è un consiglio più che altro di "equilibrio". Ci si deve approcciare consci dei rischi, con un atteggiamento distante dall’investimento ma più simile alla "scommessa", magari iniziando con investimenti contenuti, con i soldi che ci si può permettere di perdere e con una logica di accumulo nel tempo soprattutto nei grossi momenti di volatilità che inevitabilmente arriveranno. Con un approccio del genere credo che difficilmente gli investitori potranno commettere grossi errori e rovinarsi in caso di scoppio della bolla ma potranno allo stesso tempo beneficiare di un eventuale cambiamento epocale a cui potremmo assistere.
Per prima cosa cerchiamo di comprendere meglio cosa siano le criptovalute e da dove siano nate.
Il Bitcoin è un mezzo di scambio creato nel 2009 da un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale né di meccanismi finanziari sofisticati, il valore è determinato semplicemente dalla leva domanda e offerta: esso utilizza un database che tiene traccia delle transazioni e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionale, la rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete.
La struttura peer-to-peer della rete e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti, il sequestro o la svalutazione dovuta all'immissione di nuova moneta e questo è stato sicuramente uno dei fattori chiave per l’iniziale interesse ed espansione delle criptovalute. Accanto al famoso Bitcoin si stanno poi prepotentemente sviluppando altre cripotovalute, tra cui Ethereum che ha in più la possibilità di essere usata per crowdfunding e assicurazioni e Ripple che punta ad andare a sostituire i codici Iban per i metodi di pagamento in tutto il mondo ed è già supportata da più di 100 banche nel mondo.
La domanda che però tutti si pongono è sicuramente "siamo di fronte ad una bolla o ad un’opportunità da non farci scappare"?
I detrattori in questi mesi non sono stati pochi, in particolare ha destato scalpore il parere di Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan che definiva i Bitcoin come "una frode". A questo parere si aggiunge quello di Warren Buffet che in un’intervista per Cnbc ha liquidato le criptovalute come un bluff, una bolla destinata a "fare una brutta fine". Un altro detrattore è un esperto di Yale, l’economista Stephen Roach, anche lui come gli altri sostiene infatti che questo fenomeno non sia altro che una bolla speculativa destinata a scoppiare.
Accanto ai numerosi detrattori troviamo però anche testimonianze illustri che vedono in questo fenomeno il futuro delle valute globali ed un trend da non lasciarsi sfuggire. Quello che viene maggiormente portato a sostegno della bontà di queste valute è la mancanza di un regolatore centrale che possa tenere sotto controllo i prezzi e la diffusione dei bitcoin. Bill Gates in primis aveva dato una visione positiva, definendo il Bitcoin "meglio della moneta in quanto non si deve essere fisicamente nello stesso posto e, prevedibilmente, per le transazioni di grandi dimensioni, potrà diventare molto utile, soprattutto per le transazioni tra Paesi". Anche Eric Schmidt, ex Ceo di Google (dal 2001 al 2011) cavalca l’onda della positività: "Il Bitcoin è un grande successo della crittografia e la possibilità di creare qualcosa che non sia duplicabile nel mondo digitale ha un enorme valore".
Ma come districarsi tra tutte queste visioni così autorevoli e allo stesso tempo cosi contrastanti?
Secondo me il punto focale è uno. Il fenomeno dei Bitcoin non può essere sicuramente più trascurato, la capitalizzazione ha raggiunto i 500 miliardi di dollari, superando colossi storici come General Elettric o Mc Donalds e abbiamo visto come anche i mercati finanziari stiano iniziando a spostare il proprio interesse verso queste soluzioni con l’introduzione di future sul CME. Sarebbe per me assurdo restare totalmente fuori da questo trend che potrebbe un giorno rivoluzionare il mondo ed i sistemi di pagamento ad oggi conosciuti. Le potenzialità pratiche sono infinite, non solo per il bitcoin, ma forse ancora di più con le nuove criptovalute.
Il mondo sta andando in una direzione ben definita di digitalizzazione, di globalizzazione, di abbattimento delle frontiere, non penso che contrastare questo fenomeno sia né possibile né profittevole; adeguarsi, essere aperti ai cambiamenti e preparati sulle innovazioni credo sia una strategia chiave in ogni settore. Certo è che i rischi dietro l’angolo non sono pochi.
In particolare i rischi più importanti vengono dai singoli Stati che potrebbero pretendere una regolamentazione delle procedure e per l’identificazione più dettagliata degli investitori e delle transazioni come sta gradualmente succedendo in Corea del Sud o in Cina e che già ha portato ad un crollo dai massimi raggiunti a dicembre. Questo potrebbe non essere del tutto negativo, certo porterebbe a delle forti oscillazioni di volatilità ma permetterebbe anche di poter dare delle fondamenta più solide alla valuta stessa ed estrometterebbe dal mercato quei player che dietro al nome Bitcoin cercano di portare avanti truffe in stile "schema Ponzi" come sembra aver fatto la famosa piattaforma Bitconnect.
In conclusione il consiglio che do ai miei clienti che vogliono provare ad affacciarsi a questo mondo non è mai negativo, sarebbe troppo difficile accettare l’idea di essere rimasti a guardare questa innovazione "dalla tribuna" se si dovesse rivelare veramente rivoluzionaria, è un consiglio più che altro di "equilibrio". Ci si deve approcciare consci dei rischi, con un atteggiamento distante dall’investimento ma più simile alla "scommessa", magari iniziando con investimenti contenuti, con i soldi che ci si può permettere di perdere e con una logica di accumulo nel tempo soprattutto nei grossi momenti di volatilità che inevitabilmente arriveranno. Con un approccio del genere credo che difficilmente gli investitori potranno commettere grossi errori e rovinarsi in caso di scoppio della bolla ma potranno allo stesso tempo beneficiare di un eventuale cambiamento epocale a cui potremmo assistere.
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