Bitcoin si, Bitcoin no


Rischi ed opportunità nell'era delle criptovalute
Bitcoin si, Bitcoin no
Era la fine degli anni novanta.
Il mondo finanziario cavalcava a spron battuto il fenomeno TMT (Tecnologia - Media - Telecomunicazioni).
Internet apriva nuove frontiere. Il WEB era il nuovo Eldorado.
Nacquero come funghi società con business legato alla rete e le loro quotazioni di borsa crebbero vertiginosamente (nell’ordine di doppia cifra percentuale) in tempi brevissimi.
Un richiamo irresistibile al quale gli investitori italiani, fino a quel momento fedeli seguaci del titolo di stato, delle obbligazioni bancarie e dei prodotti postali, non seppero resistere.
"Euforia è contagiosa" diceva la voce di sottofondo in uno spot che pubblicizzava il profumo di una nota casa di cosmetici.
Una donna si spruzzava un po' di Euforia, iniziava a danzare per strada e tutti quelli che la incontravano iniziavano a fare altrettanto.
Il toro si scatenò sul comparto caricando a testa bassa.
Acquisti effettuati non sulla base di reali valori societari, ma sulle aspettative di enormi business futuri.
La Tiscali di Soru raggiunse patrimonializzazioni borsistiche tali da far sembrare la Fiat una bocciofila di parrocchia.
Un mio cliente, manager in una di queste nuove società del WEB, cresciuta del 70% in pochi mesi, a fronte del mio consiglio di vendere le azioni in suo possesso realizzando il cospicuo guadagno mi rispose: "Mella, lei non ha capito, vedrà il valore della mia società tra cinque anni!".
Nella primavera del 2000 tutto finì.
Arrivò un orso gigantesco contro il quale il toro si ruppe le corna.
Iniziò la famigerata crisi dei tecnologici e di internet.
L’infatuazione degli italiani per le azioni si trasformò in odio rancoroso.
I fondi comuni (quegli stessi cresciuti a doppia cifra) vennero additati dagli investitori come i responsabili delle perdite vertiginose in conto capitale.
A questo punto il parallelismo con l’attuale situazione che vede protagonista il Bitcoin viene facile e spontaneo.
Sempre di internet parliamo e sempre di enormi e facili guadagni ci riempiamo gli occhi, la bocca ed il cuore.
Un nuovo Eldorado?
Non c’è stata per ora l’euforia di fine novanta. Le brutte esperienze di cui sopra unitamente alla pesante crisi dell’ultimo decennio hanno aumentato l’avversione al rischio (mai vista così tanta liquidità nei portafogli).
Era tuttavia improbabile che il mondo degli investitori restasse indifferente di fronte alla performance del Bitcoin, partito con un valore iniziale di 40 centesimi ed arrivato sino a 12.000 dollari a inizio anno.
Nuova valuta di riferimento o altra grande e devastante speculazione?
Il confine tra punti di forza e punti di debolezza è sottile, sfumato... tende a confondersi.
La crittografia e la tecnologia peer-to-peer garantiscono che la moneta non possa essere duplicata, rendendo di fatto inutile un sistema centrale di intermediari che vigilino, con inevitabili risparmi in termini di costi di transazione, sicurezza, autenticazione, stoccaggio ecc.
Per contro, la stessa tecnologia fa si che le transazioni avvengano in forma assolutamente anonima, diventando così il mezzo di scambio ideale per il mondo dell’illegalità.
In attesa che ne venga definita la natura giuridica, alcuni paesi ne stanno favorendo la diffusione, altri la combattono.
Se il Bitcoin diventerà una moneta universalmente accettata o sarà ricordato come una speculazione assimilabile a quella sui bulbi di tulipano di seicentesca memoria è presto per dirlo.
Gli strumenti per scommettere sulle sue fortune ci sono, ma a questi valori e con tutte le precedenti premesse l’impatto sul portafoglio deve essere ben calibrato sia in termine di scelta del prodotto che di importo investito.
Le valute possono far molto male, le criptovalute forse anche di più (qualcosa in questo ultimo periodo si è già visto).
Personalmente, piuttosto che sul Bitcoin preferirei investire sulla sua tecnologia, il Blokchain, ma per oggi ho esaurito le parole a mia disposizione.
Grazie per l’attenzione e buoni mercati a tutti.
Roberto Mella

Ah, dimenticavo... la società del mio cliente manager, nei cinque anni successivi portò i libri in tribunale e la procedura fallimentare si risolse in tempi relativamente brevi. Lui perse il lavoro ed il 100% delle sue azioni mai vendute. Professionista comunque capace, oggi fa il dirigente in una multinazionale siderurgica. Non è più mio cliente... chissà se sta comprando Bitcoin.

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di Roberto Mella

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