Caro consulente, quanto mi costi?


L'entrata in vigore della direttiva 2014/65/UE, riconosciuta come Mifid II, richiede maggiore trasparenza ai clienti sui costi sostenuti per i servizi d'investimento
Caro consulente, quanto mi costi?

Settembre è tempo di rendiconti: banche e società di gestione del risparmio hanno provveduto a predisporre, tramite mail o posta tradizionale, il dettaglio di tutte le voci di spesa associate al conto corrente o ai servizi d'investimento offerti.

Di seguito una breve disamina delle voci che troveremo al suo interno:

- bolli/imposte e tasse trattenute in assolvimento a determinate disposizioni legislative;

- costi di gestione: si riferiscono alla percentuale di rendimento trattenuta all'investitore per la remunerazione del gestore del fondo comune d'investimento o della gestione patrimoniale scelti e del consulente finanziario;

- costi amministrativi: rappresentano la quota destinata a remunerare la struttura organizzativa che determina l'operatività della società stessa;

- costi di performance: se l'investimento, nel corso del precedente anno solare, ha generato un plusvalore, è probabile che su tale quota sia stata trattenuta una determinata percentuale, volta a premiare la gestione.

Il totale di queste viene indicato sia in termini percentuali, che in valore assoluto. Molte discussioni sono state portate avanti sull'opportunità di tale distinzione che sicuramente accentua la percezione del COSTO sostenuto (quale effetto può avere pensare che il 2% di un ipotetico investimento di 100.000€ equivale a dire di aver sostenuto una spesa di 2.000€?). Sicuramente molti di voi penseranno che se lo avessero saputo prima, avrebbero potuto prenotarcisi una vacanza o soddisfare qualche esigenza/desiderio di consumo.

È proprio su tale questione che occorre riflettere.
I 2.000€ rappresentano realmente un Costo, o li possiamo definire come il Valore della consulenza fornitaci?

Pensiamoci attentamente: quando valutiamo la prestazione fornitaci da un medico o da un avvocato, valutiamo soltanto il risultato finale (guarire o vincere una causa), o valutiamo anche l'impegno che il professionista ha profuso nel cercare la migliore soluzione al nostro problema?

Quando leggeremo il rendiconto dovremo pensare se, in effetti, il consulente finanziario a cui ci siamo rivolti si è limitato a investire i nostri soldi o se è riuscito a identificare i nostri reali obiettivi d'investimento e a tradurli in un portafoglio ben strutturato al raggiungimento di essi.

Nel primo caso, purtroppo, non si potrà far altro che valutare la semplice relazione costo/performance ottenuta; nel secondo, non sarà altro che prendere atto di quelle che sono le voci di costo associate al Servizio e al Valore creati, indipendentemente dai risultati raggiunti.

Un esempio: se il nostro obiettivo era quello di accumulare dei risparmi per i nostri nipoti e non sapevamo quale potesse essere la migliore soluzione, averla individuata con l'aiuto di un consulente deve isolarci dal mero segno + o - che vediamo davanti alla performance, specialmente se l'erede è ancora in età scolastica e noi stiamo risparmiando e investendo per il suo futuro universitario o addirittura pensionistico.

D'altronde, metaforicamente parlando, la dieta consigliataci da un dietologo non la possiamo valutare a una settimana o a un mese dal suo inizio, ma solo al termine del periodo concordato.

In conclusione, possiamo affermare che Mifid II ha rappresentato una vera e propria rivoluzione all'interno del mondo della consulenza finanziaria che consentirà a ciascun risparmiatore di fare i conti con la propria realtà personale e decidere se rivedere il modello consulenziale scelto sino ad oggi.

 

 

Articolo del:


di Dott. Stefano Franzone

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