Certi della certificazione energetica? Parte 1


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Opinion Leader - Certi della certificazione energetica?
Giornalista: Dott. Roberto Anghinoni
Certi della certificazione energetica? Parte 1
Certificare la classe energetica di un edificio è diventato un vero e proprio business e, come sempre avviene, i modelli di offerta si sprecano e non sempre sono attendibili. Con Ambra Guenda Ziraldo conosciamo alcuni aspetti di questi interventi i cui risultati stanno condizionando il trend del mercato immobiliare.

Gli interventi per la definizione delle classi energetiche delle case, oggi divenuti obbligatori per chi desidera vendere un immobile, un dato del resto sempre più richiesto anche da chi la casa la deve comprare, hanno messo in moto un vero e proprio nuovo mercato che, come tale, viene inteso e affrontato in modi differenti per competenza e serietà. Per parlare di questi argomenti scegliamo la serietà professionale e incontriamo Ambra Guenda Ziraldo, ingegnere civile e libero professionista con la passione per l’edilizia, che vive e lavora a Milano dove, fra le altre cose, è accreditata per la redazione degli attestati di certificazione energetica, anche grazie alla frequentazione di corsi di formazione professionale specifica presso l’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITC - CNR). In Italia non mancano le normative, ma che poi vengano rispettate è un optional? - «La legge 10 del 9 gennaio 1991, sin dalle origini del suo recepimento, è stata dai più considerata come un atto meramente formale, diciamo fatta in qualche modo. Invece è di importanza fondamentale, essendo il progetto energetico dell’insieme Edificio-Impianto. Poi bisogna saper costruire, per riuscire a tradurre in pratica le direttive della legge 10. Oggi in Lombardia è stata sostituita dall’allegato B della direttiva che è alla base della certificazione energetica (DGR 8745 del 22 dicembre 2008). Se parliamo di acustica in edilizia invece è in vigore il DPCM 5/12/97 che compie 15 anni, ma ancora oggi è molto poco osservato. Diciamo che fino a quando non si è costretti... la lacuna è di natura soprattutto culturale, oltre che ovviamente economica». Anche perché certamente non mancano i sistemi per fare bene - «Esatto, è solo una questione di paura dei costi da un lato e di preparazione della manovalanza che lavora nei cantieri dall’altro, perché le soluzioni sono tantissime. Due aspetti che pesano allo stesso modo: la voglia di spendere, ma anche la capacità di fare». C’è attenzione nella scelta dei serramenti nelle nuove costruzioni? - «Da questo punto di vista ho avuto in passato un’esperienza estremamente felice: in un condominio a Crema in Classe A, dove mi sono occupata della certificazione energetica, la cultura era tanta, la capacità di mettere in pratica un po’ meno, ma la posa dei serramenti è stata fatta bene, perché alla base c’era la volontà di raggiungere un obiettivo ambizioso ma tangibile nei fatti. Molti costruttori però non sono ancora così pronti a comprendere il valore del serramento. Vederlo sia dal punto di vista acustico che termico è già un passo in avanti, ma il problema vero è la posa, perché vengono quasi sempre lasciati i ponti termici in corrispondenza del controtelaio». Per risolvere questi problemi ci sono soluzioni belle e pronte - «Sì, la ricerca ha fornito le soluzioni. Bisogna fare attenzione a non creare mai, sia dal punto di vista acustico sia termico, un continuo tra l’interno e l’esterno. Bisogna rompere gli elementi conduttori in corrispondenza del controtelaio, a partire dal punto in cui termina l’isolante, con delle interposizioni come la schiuma poliuretanica o il legno per far sì che, dal punto di vista termico, ci sia una barriera al passaggio del calore dall’interno verso l’esterno. Dal punto di vista acustico, è molto importante creare l’effetto "massa- molla-massa", quindi un elemento rigido frapposto da un elemento più morbido e, a seguire, un elemento rigido. In questo modo l’onda sonora viene completamente smorzata. Spesso, isolare termicamente e acusticamente non comporta un sacrificio enorme sotto il profilo dei costi. Quello che manca è la volontà di curare il dettaglio e la capacità di eseguirlo. Il fatto è che, a differenza dell’aspetto termico, dove un centimetro quadrato di elemento non isolato non compromette quasi nulla in termini prestazionali d’insieme, dal punto di vista acustico basta un forellino per vanificare il rispetto del DPCM 05/12/97 (isolamento acustico di facciata)».

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di Dott. Roberto Anghinoni / Ambra Ziraldo

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