Che fine ha fatto la volatilità ?
Volatilità contenuta. Le cause di questo fenomeno ed effetto sulle asset di investimento.
Il costante calo della volatilità verificatosi negli ultimi mesi ci deve far riflettere sulle motivazioni di questo trend e su che cosa può nascondere.
La volatilità è diminuita tra le varie classi di asset e lo scenario macro sottostante è migliorato a livello globale, alimentando l'ottimismo degli investitori. Si sono anche ridotte le incertezze politiche con due significative eccezioni: l'amministrazione Trump e le trattative sulla Brexit. Questo calo della volatilità favorisce lo scenario di propensione al rischio da parte degli investitori ma appare, più il tempo passa, sempre meno sostenibile.
La riduzione della volatilità è la conseguenza diretta della politica monetaria espansiva, in quanto i massicci acquisti di obbligazioni da parte delle banche centrali, hanno spinto gli investitori alla ricerca di rendimento, che si è indirizzata inizialmente nelle obbligazioni corporate, poi in quelle high yield e poi sul mercato azionario, distorcendone in molti casi le valutazioni e di conseguenza il rischio percepito.
Dietro questa calma apparente dei mercati, rimangono in agguato possibili crisi geopolitiche e le conseguenze ad oggi ignote, della fine delle politiche ultraespansive portate avanti dalle banche centrali. Gli eventi imprevisti infatti, solitamente producono forti picchi di volatilità.
La comunicazione delle banche centrali negli ultimi anni è molto migliorata e quindi sembra improbabile il ripetersi di un altro taper tantrum simile a quello del 2013. Ad oggi la Fed statunitense si colloca, lungo l'asse della politica monetaria, all'estremo "restrittivo" mentre all'estremo "espansivo" si situa la banca del Giappone. Tra i due estremi troviamo la banca d'Inghilterra e la Bce.
Facciamo attenzione, in quanto dopo periodi prolungati di volatilità molto compressa ne seguono altri con volatilità in forte aumento, il continuo calo delle opzioni VIX (volatilità implicita del mercato) non rispecchia le incertezze del mondo reale, ma esprime questa ricerca di rendimento posta in essere da tutti gli investitori siano essi retail o istituzionali.
Un vix compreso fra area 10 e 12 si è visto solo 3 volte negli ultimi 30 anni, nel periodo 1993-95, nel 2005-06 e dal 2015 ad oggi con un minimo toccato il 26 luglio 2017 a 8,89 punti; il picco massimo di questo indice fu toccato a novembre 2008 nel dopo Lehman a 80 punti, possiamo dire che stiamo parlando di 2 livelli di volatilità agli estremi che nel tempo verranno riportati alla normalità dalle forze intrinseche del mercato per effetto della cosidetta " mean reversion" o ritorno verso la media, che si trova in area 18-24 e che ci riporterà a dei mercati normali.
La volatilità è diminuita tra le varie classi di asset e lo scenario macro sottostante è migliorato a livello globale, alimentando l'ottimismo degli investitori. Si sono anche ridotte le incertezze politiche con due significative eccezioni: l'amministrazione Trump e le trattative sulla Brexit. Questo calo della volatilità favorisce lo scenario di propensione al rischio da parte degli investitori ma appare, più il tempo passa, sempre meno sostenibile.
La riduzione della volatilità è la conseguenza diretta della politica monetaria espansiva, in quanto i massicci acquisti di obbligazioni da parte delle banche centrali, hanno spinto gli investitori alla ricerca di rendimento, che si è indirizzata inizialmente nelle obbligazioni corporate, poi in quelle high yield e poi sul mercato azionario, distorcendone in molti casi le valutazioni e di conseguenza il rischio percepito.
Dietro questa calma apparente dei mercati, rimangono in agguato possibili crisi geopolitiche e le conseguenze ad oggi ignote, della fine delle politiche ultraespansive portate avanti dalle banche centrali. Gli eventi imprevisti infatti, solitamente producono forti picchi di volatilità.
La comunicazione delle banche centrali negli ultimi anni è molto migliorata e quindi sembra improbabile il ripetersi di un altro taper tantrum simile a quello del 2013. Ad oggi la Fed statunitense si colloca, lungo l'asse della politica monetaria, all'estremo "restrittivo" mentre all'estremo "espansivo" si situa la banca del Giappone. Tra i due estremi troviamo la banca d'Inghilterra e la Bce.
Facciamo attenzione, in quanto dopo periodi prolungati di volatilità molto compressa ne seguono altri con volatilità in forte aumento, il continuo calo delle opzioni VIX (volatilità implicita del mercato) non rispecchia le incertezze del mondo reale, ma esprime questa ricerca di rendimento posta in essere da tutti gli investitori siano essi retail o istituzionali.
Un vix compreso fra area 10 e 12 si è visto solo 3 volte negli ultimi 30 anni, nel periodo 1993-95, nel 2005-06 e dal 2015 ad oggi con un minimo toccato il 26 luglio 2017 a 8,89 punti; il picco massimo di questo indice fu toccato a novembre 2008 nel dopo Lehman a 80 punti, possiamo dire che stiamo parlando di 2 livelli di volatilità agli estremi che nel tempo verranno riportati alla normalità dalle forze intrinseche del mercato per effetto della cosidetta " mean reversion" o ritorno verso la media, che si trova in area 18-24 e che ci riporterà a dei mercati normali.
Articolo del: