Check-up aziendale: analisi dell'equilibrio finanziario


Come capire se l'azienda si trova in equilibrio finanziario, ovvero se la sua liquidità è sempre sufficiente per onorare gli impegni di pagamento?
Check-up aziendale: analisi dell'equilibrio finanziario

Sostanzialmente, e semplificando al massimo la trattazione, un’azienda si trova in equilibrio finanziario quando c’è una buona correlazione temporale tra gli investimenti e le fonti di finanziamento (o tra “attivo” e “passivo” per usare i termini più genericamente conosciuti). A questo punto, stiamo osservando le due colonne dello Stato Patrimoniale riclassificato non più “a se stanti” (come nell’analisi patrimoniale), ma in relazione reciproca fra esse.  E’, infatti, necessario che:

1.    gli investimenti pluriennali (immobilizzazioni) siano finanziati tramite fonti destinate a permanere in impresa nel medio/lungo periodo;

2.    parallelamente, l’attivo circolante (rimanenze, crediti a breve, liquidità) sia tendenzialmente superiore ai debiti a breve termine (“passivo corrente”). Se questa situazione sussiste, infatti, è facile intuire come l’azienda si troverà, in linea di massima, sempre nella condizione di onorare le scadenze di breve periodo tramite poste o già liquide, o che diventeranno liquide nel giro di poco tempo.

Le due condizioni, se verificate, sono vere entrambe e contemporaneamente.

I principali indici da calcolare, sono i seguenti:

•    COPERTURA IMMOBILIZZAZIONI. Si calcola come rapporto fra capitali permanenti (debiti a medio/lungo termine + patrimonio netto) e immobilizzazioni, ed indica in che percentuale le immobilizzazioni sono finanziate da fonti rimborsabili nel medio/lungo periodo, vale a dire Patrimonio Netto e debiti a medio/lungo termine. Tendenzialmente, deve essere superiore al valore di 1.

•    CURRENT RATIO. Calcolato come Attivo Circolante/Passivo Corrente, indica in che misura i debiti con rimborso a breve termine siano “coperti” da attività destinate a trasformarsi in liquidità in un intervallo di tempo comparabile, vale a dire 12 mesi. Se maggiore di 1 indica generalmente un buono stato di liquidità aziendale, in quanto il passivo corrente trova la sua garanzia di rimborso in poste dell’attivo o già liquide o destinate a diventare liquide in breve tempo (crediti e rimanenze, con le debite considerazioni da farsi su queste ultime e che verranno approfondite con l’indice immediatamente successivo).

•    QUICK RATIO (detto anche “Acid Test”). Calcolato in modo molto simile al Current Ratio, ma escludendo dall’attivo corrente il valore delle rimanenze di magazzino. Dunque: (Attivo Circolante – Rimanenze)/Passivo Corrente.  Ovviamente poi l’interpretazione va svolta osservando in contemporanea anche il Current Ratio, e tenendo ben presente la tipologia di azienda a cui ci troviamo di fronte. Imprese con magazzini importanti e con rotazioni non elevate possono avere Current Ratios ben superiori a 1, ma Quick Ratios notevolmente inferiori, denunciando dunque periodiche problematiche di liquidità pur in presenza di un attivo corrente superiore al passivo corrente. Tali problematiche sono ovviamente generate dal magazzino, che in casi come questo appare come una posta ibrida, con caratteristiche sia dell’attivo circolante che dell’attivo immobilizzato. Se il nostro magazzino è lì, fermo, da mesi, non possiamo certamente considerarlo come “prontamente liquidabile”, dunque, se l’azienda avesse quick ratio parecchio inferiore a 1, molto probabilmente si troverebbe in deficit di liquidità. Normalmente, il quick ratio può essere accettato anche per valori inferiori a 1, ma con “current ratio” pari almeno ad 1. Le valutazioni, però, devono essere fatte caso per caso, tenendo conto dell’esatta e concreta configurazione della voce “magazzino”, a seconda dell’azienda che si va ad investigare.

In linea di massima, se avete un quoziente di copertura delle immobilizzazioni sensibilmente superiore ad 1, e anche quick ratio superiore ad 1, e questa situazione è piuttosto stabile nel corso del tempo, la liquidità sarà l’ultimo dei vostri problemi. Situazioni opposte a questa, invece, configurano purtroppo il classico caso dell’azienda in perenne deficit di cassa, con fidi utilizzati “a tappo” e pochissima possibilità di muoversi in modo sereno nella gestione.

 

Articolo del:


di Marco Massari

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