Check-up aziendale: analisi della situazione economica


Nell'effettuare un check-up aziendale, dobbiamo ovviamente domandarci se l'azienda produca, o meno, un reddito positivo dalla propria gestione caratteristica
Check-up aziendale: analisi della situazione economica

Scopo dell’analisi economica è quello di verificare e comprendere i processi con cui l’azienda genera reddito, vale a dire crea (o distrugge) ricchezza. La genesi del reddito è uno dei principali aspetti da investigarsi nelle organizzazioni, in quanto nessuna organizzazione che sia stabilmente in perdita può sopravvivere, eccezion fatta per quegli enti statali/pubblici che vengono mantenuti in vita in modo potremmo dire “artificiale”, a causa della sussistenza di un superiore interesse di carattere generale.  

Inoltre, sempre volendo far un po’ di “teoria”, i soci dovrebbero ricavare dalla propria azienda, in cui investono direttamente, un rendimento maggiore rispetto a quello che avrebbero avuto con uno sforzo inferiore e un rischio simile, ad esempio impiegando il capitale in azioni di aziende concorrenti, in fondi comuni di investimento che investono in settori paragonabili o in altre attività similari. Queste possono essere viste come “astrazioni”, ma hanno basi di verità molto forti e generalmente riconosciute, e periodicamente sarebbe sempre necessario fermarsi e porsi domande del genere sulla propria attività imprenditoriale.

So benissimo che, nella stragrande maggioranza delle aziende, soci e amministratori tendono a coincidere, ma fare uno sforzo per separare i diversi punti di vista è, a mio avviso, fondamentale.

I due indici FONDAMENTALI da calcolare, per comprendere come la vostra azienda stia andando dal punto di vista economico, sono i seguenti:

•    il R.O.E. , che rappresenta la redditività (intesa come utile d’esercizio) rapportata al Capitale Proprio (Patrimonio Netto, ovviamente decurtato dell’utile dell’anno in analisi che, invece, nel “bilancio ufficiale” è spesso qui inserito). Dunque: (UTILE/PATRIMONIO NETTO), spesso espresso in percentuale, dunque moltiplicando per 100 il risultato ottenuto. Al numeratore, prendiamo dunque l’utile d’esercizio, senza sindacare sull’area della gestione in cui esso si sia effettivamente generato. Questo perché, ad un proprietario/azionista (quello che “ci ha messo i soldi”, a titolo di capitale), interessa “guadagnarci”, plausibilmente più di quel che potrebbe portare a casa mettendo gli stessi soldi in un’attività dal rischio paragonabile. Tecnicamente, il proprietario è inizialmente contento se l’azienda “fa utili”, anche se (paradossalmente) dovesse avere una gestione caratteristica disastrosa, compensata da proventi finanziari elevati e, magari, dal possesso di numerosi immobili che vengono affittati (provocando, dunque, interessanti ricavi nella gestione accessoria). Il proprietario più “illuminato” non potrà però limitarsi a questo, in quanto rappresenta una visione di breve periodo; per valutare la prospettiva a medio/lungo termine, non potrà fare a meno di giudicare l’operato del management. Che poi, come spesso accade nel concreto, si tratti della stessa persona che si mette in due prospettive diverse poco importa, l’importante è che questo duplice aspetto (proprietà + management) venga sempre preso in considerazione.

•    Il R.O.I. è, giustappunto, un’interessantissima valutazione della redditività operativa aziendale (dunque parliamo della sola “gestione caratteristica”), rapportata al totale del capitale mediamente investito nell’esercizio. In breve: Reddito Operativo/Totale Attivo.  Rappresenta dunque la redditività degli investimenti in azienda (= “Totale Attivo”), prescindendo da come questi siano finanziati. Se il ROE si pone più dal punto di vista dei soci/investitori, il ROI misura la bravura degli amministratori nell’allocare correttamente le risorse finanziarie disponibili a qualsiasi titolo (capitali propri o di terzi), effettuando investimenti corretti e facendoli rendere il più possibile mediante la gestione caratteristica aziendale. Ovviamente, questo indice, a livello di analisi di bilancio, assume un’importanza fondamentale, e superiore al R.O.E., in quanto solo un’azienda che è capace di generare reddito dalla propria gestione caratteristica ha possibilità di prosperare nel medio/lungo periodo.

Anche se, tecnicamente, non è un indice, segnaliamo qui la necessità di osservare attentamente il valore del M.O.L. o EBITDA (Margine Operativo Lordo), verificando se la sua percentuale rispetto al totale dei ricavi sia, o meno, consistente (non riesco, qui, a darvi valori “medi” di desiderabilità, perché ovviamente dipendono dai vari settori economici). Il M.O.L. va osservato anche “a se stante” perché, derivando dalla differenza fra ricavi e costi “monetari” (a cui, cioè, corrispondono entrate e uscite), rappresenta un fondamentale indicatore di base per stimare quanto l’azienda sia in grado di produrre “flusso di cassa” (cash-flow) dalla propria gestione caratteristica. Puntate ad avere un buon M.O.L., e avrete una gran bella base per avere buoni risultati sia dal punto di vista economico, che finanziario!

 

Articolo del:


di Marco Massari

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