Chi è e cosa fa un Tutor dell'Apprendimento
Definizione di una figura professionale a molti ancora sconosciuta

Definire i ruoli vuol dire, etimologicamente, "porre dei confini".
Questi confini limitano ma, al tempo stesso, dotano di identità e definitezza l’ambito nel quale si opera.
Per questo, definire il ruolo del Tutor dell’Apprendimento richiede, innanzitutto, di identificare i limiti entro cui può muoversi questa figura e le linee di confine che, se superate, non solo portano a collidere con i nostri valori, ma deformano l’essenza stessa della figura e ne snaturano le caratteristiche.
Il Tutor dell’Apprendimento si occupa di bambini e ragazzi per i quali la scuola rappresenta un "mondo difficile" per diverse ragioni che vanno dalle difficoltà didattiche e/o emotive fino ai disturbi specifici di apprendimento o altre problematiche specifiche o aspecifiche.
Nel caso di utenti con DSA, il suo compito è di natura didattica e rieducativa, ben diverso da quello abilitativo/riabilitativo che spetta, in modo esclusivo, alle figure cliniche di competenza.
Il Tutor dell’Apprendimento rappresenta un collegamento fra i ragazzi, le famiglie, la scuola e i clinici specializzati.
La particolarità del lavoro del tutoraggio è l’attenzione alle modalità con cui il singolo, in quel preciso momento e con quelle precise capacità, possa districarsi tra quelle traiettorie complesse e confuse: questo è uno sguardo molto diverso rispetto a quella che è, invece, l’attenzione prestata dagli insegnanti ai bisogni collettivi della classe.
Il Tutor dell’Apprendimento NON fa ripetizioni.
Il bisogno di chi si rivolge ad un Tutor si origina dalla consapevolezza di difficoltà più generalizzate:
§ Organizzative
§ Motivazionali
§ Di atteggiamento
§ Problematiche specifiche
Il Tutor dell’Apprendimento ed il "mondo emotivo"
Il Tutor è chiamato a tener conto delle dinamiche emotive e psicologiche dei ragazzi ed è fondamentale che conosca approfonditamente il legame fra apprendimento e dimensione emotiva.
Tuttavia, va chiarito che il suo intervento NON è rivolto DIRETTAMENTE alla sfera emotiva o relazionale: difficoltà specifiche in questa area richiedono interventi professionali mirati e condotti da specialisti del settore.
Tutor e Compiti a Casa
Il Tutor deve immergersi nelle discipline scolastiche, nelle difficoltà di autonomia generate anche dai compiti a casa.
Il Tutor può anche lavorare sulle strategie di apprendimento tirandosi fuori dalle richieste materiali della scuola, ma solo momentaneamente. Egli, infatti, può procedere su un percorso rieducativo didattico tendente ad affiancare lo studente nell’acquisizione di alcune abilità di scoperta di percorsi efficaci per rispondere proprio alle richieste quotidiane della scuola e della società in generale.
Tutor e Famiglia
Il Tutor deve essere un riferimento anche per la famiglia dello studente seguito.
Le sue competenze devono, pertanto, spaziare dal settore didattico, pedagogico, psicologico a quello legale e sociale.
La sua formazione deve essere di eccellente qualità ed in diversi settori, poiché deve rapportarsi e fare da collante e tramite fra diversi ambiti e figure professionali.
§ Rispetto alla famiglia
§ Rispetto alla scuola
§ Rispetto alle altre figure professionali
Le caratteristiche di un buon Tutor
Il tutor deve, quindi:
• Mantenere un equilibrio tra un atteggiamento di incentivo/tutela e uno di incentivo/fermezza
• Ottenere la fiducia dello studente
• Curare la relazione nel rapporto uno-a-uno
• Rispettare profondamente la dimensione personale delle difficoltà dei ragazzi senza sminuirle
• Promuovere il pensiero analitico, critico
• Incentivare la creatività ed il pensiero divergente
• Avere degli obiettivi chiari e definiti, condivisi con lo studente
• Essere flessibili (tenere ben presente che è meglio avere chiarezza sui propri approcci e metodi che sulle specifiche tecniche da impiegare: le tecniche devono variare, essere declinate ed adattate alla specifica circostanza partendo da un costrutto metodologico di fondo).
• Essere autorevoli (richiedere serietà e rispetto, non accettare che lo studente auto-svaluti il tempo trascorso insieme o lo vanifichi, dialogare chiaramente senza giri di parole e senza fare discorsi verbosi e difficili da seguire)
Questi confini limitano ma, al tempo stesso, dotano di identità e definitezza l’ambito nel quale si opera.
Per questo, definire il ruolo del Tutor dell’Apprendimento richiede, innanzitutto, di identificare i limiti entro cui può muoversi questa figura e le linee di confine che, se superate, non solo portano a collidere con i nostri valori, ma deformano l’essenza stessa della figura e ne snaturano le caratteristiche.
Il Tutor dell’Apprendimento si occupa di bambini e ragazzi per i quali la scuola rappresenta un "mondo difficile" per diverse ragioni che vanno dalle difficoltà didattiche e/o emotive fino ai disturbi specifici di apprendimento o altre problematiche specifiche o aspecifiche.
Nel caso di utenti con DSA, il suo compito è di natura didattica e rieducativa, ben diverso da quello abilitativo/riabilitativo che spetta, in modo esclusivo, alle figure cliniche di competenza.
Il Tutor dell’Apprendimento rappresenta un collegamento fra i ragazzi, le famiglie, la scuola e i clinici specializzati.
La particolarità del lavoro del tutoraggio è l’attenzione alle modalità con cui il singolo, in quel preciso momento e con quelle precise capacità, possa districarsi tra quelle traiettorie complesse e confuse: questo è uno sguardo molto diverso rispetto a quella che è, invece, l’attenzione prestata dagli insegnanti ai bisogni collettivi della classe.
Il Tutor dell’Apprendimento NON fa ripetizioni.
Il bisogno di chi si rivolge ad un Tutor si origina dalla consapevolezza di difficoltà più generalizzate:
§ Organizzative
§ Motivazionali
§ Di atteggiamento
§ Problematiche specifiche
Il Tutor dell’Apprendimento ed il "mondo emotivo"
Il Tutor è chiamato a tener conto delle dinamiche emotive e psicologiche dei ragazzi ed è fondamentale che conosca approfonditamente il legame fra apprendimento e dimensione emotiva.
Tuttavia, va chiarito che il suo intervento NON è rivolto DIRETTAMENTE alla sfera emotiva o relazionale: difficoltà specifiche in questa area richiedono interventi professionali mirati e condotti da specialisti del settore.
Tutor e Compiti a Casa
Il Tutor deve immergersi nelle discipline scolastiche, nelle difficoltà di autonomia generate anche dai compiti a casa.
Il Tutor può anche lavorare sulle strategie di apprendimento tirandosi fuori dalle richieste materiali della scuola, ma solo momentaneamente. Egli, infatti, può procedere su un percorso rieducativo didattico tendente ad affiancare lo studente nell’acquisizione di alcune abilità di scoperta di percorsi efficaci per rispondere proprio alle richieste quotidiane della scuola e della società in generale.
Tutor e Famiglia
Il Tutor deve essere un riferimento anche per la famiglia dello studente seguito.
Le sue competenze devono, pertanto, spaziare dal settore didattico, pedagogico, psicologico a quello legale e sociale.
La sua formazione deve essere di eccellente qualità ed in diversi settori, poiché deve rapportarsi e fare da collante e tramite fra diversi ambiti e figure professionali.
§ Rispetto alla famiglia
§ Rispetto alla scuola
§ Rispetto alle altre figure professionali
Le caratteristiche di un buon Tutor
Il tutor deve, quindi:
• Mantenere un equilibrio tra un atteggiamento di incentivo/tutela e uno di incentivo/fermezza
• Ottenere la fiducia dello studente
• Curare la relazione nel rapporto uno-a-uno
• Rispettare profondamente la dimensione personale delle difficoltà dei ragazzi senza sminuirle
• Promuovere il pensiero analitico, critico
• Incentivare la creatività ed il pensiero divergente
• Avere degli obiettivi chiari e definiti, condivisi con lo studente
• Essere flessibili (tenere ben presente che è meglio avere chiarezza sui propri approcci e metodi che sulle specifiche tecniche da impiegare: le tecniche devono variare, essere declinate ed adattate alla specifica circostanza partendo da un costrutto metodologico di fondo).
• Essere autorevoli (richiedere serietà e rispetto, non accettare che lo studente auto-svaluti il tempo trascorso insieme o lo vanifichi, dialogare chiaramente senza giri di parole e senza fare discorsi verbosi e difficili da seguire)
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