Città storica e città attuale: le matrici


Le contraddizioni del panorama edilizio urbanistico italiano
Città storica e città attuale: le matrici
Le contraddizioni che caratterizzano il territorio italiano in termini di architettura e di urbanistica e che contrappongono la gradevolezza di molti piccoli nuclei urbani di provincia, al degrado di intere porzioni di città realizzate senza anima, ha le proprie radici nell’immediato dopoguerra, quando la necessità di ricostruire velocemente la Nazione ha sdoganato professionisti di ogni genere nella pressoché totale assenza di strumenti urbanistici che ne frenassero, se non la mente, almeno la mano.
Se la prima ricostruzione ha avuto il beneplacito morale della necessità, quanto avvenuto successivamente per mano di progettisti pervasi dal senso di protagonismo e grazie al sodalizio politico-malavitoso ben rappresentato dal film "le mani sulla città" non ha invece giustificazioni di sorta.

I Progettisti di quartieri come "Scampia" a Napoli o come gli ideatori delle "Lavatrici" di Genova non possono non aver pensato questi contenitori senza prevedere le conseguenze psicologiche e sociali che simili contesti urbanistico architettonici innescano negli abitanti e comunque nel pensarli hanno scelto di accantonare ogni riferimento culturale correlato al concetto di città!
La matrice delle nostre città è costituita dalla via e dalla piazza e si ritrova come modello ripetuto nelle civiltà millenarie che hanno fatto la storia.
Babilonia, Damasco, Roma (per citare tre esempi) sono costruite su questo filo conduttore che le accomuna anche ai centri di piccole dimensioni: la via per il transito e la piazza per gli scambi sociali e commerciali.
La via coperta (porticata) e la piazza coperta (l’edificio basilicale, il Foro) sono evoluzioni di questa matrice........la qualità, la tipologia architettonica, lo stile degli edifici che compongono la città sono poi l’elemento che distinguono un luogo dall’altro, una cultura dall’altra.

Una piazza storica di Venezia è diversa da una piazza storica di Roma o di Firenze, ma in tutte queste realtà anche l’uomo assuefatto al degrado si sente a proprio agio ed è invogliato a vivere questi spazi perché sono spazi ospitali.
Milano è stata per mille anni una città d’acqua con un porto canale fra i più importanti d’Europa (la Darsena). La presenza dell’acqua con il suo scorrere e con il dinamismo dei commerci che si svolgevano lungo i suoi tracciati caratterizzava la città in modo determinante e le conferiva un senso di unicità che oggi viene evocato solamente in alcuni scorci.
La pochezza culturale generalizzata ha attualmente trovato sfogo anche nell’ esercizio del recupero del sottotetto, che ha favorito il deturpamento del territorio anche in senso verticale (gli interventi gradevoli e ben inseriti nel contesto sono indubbiamente pochissimi) con la fioritura di sopralzi grotteschi anche su edifici precedentemente gradevoli dal punto di vista architettonico-edilizio.

Fortunatamente in un siffatto panorama spiccano oggi interventi che, pur rivisitando la città con linguaggio moderno, dimostrano di essere culturalmente vivaci.
L’intervento sull’area Garibaldi a Milano, unisce alla verticalizzazione di grattacieli interessanti dal punto di vista architettonico, la realizzazione di una piazza e di una via supportate da attività che rendono animati questi luoghi.
Questo esempio di Milano è la dimostrazione che linguaggio moderno (o di tendenza) congiunto ad un buon livello di sensibilità progettuale, possono rendere ancora gradevole ed a misura d’uomo anche la città attuale, a prescindere dalla scala progettuale, che nel caso dell'intervento "Garibaldi" è decisamente vasta.

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di Architetto Giovanni Zonghi Lotti

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