Coach e Professionista


Scegliere un Coach che sia un vero Professionista
Coach e Professionista
Che cosa significa oggi in Italia essere un professionista? Negli ultimi anni molto è cambiato nel mondo della libera professione. Alle categorie "storiche", quelle tanto per intenderci normate dalla legge, che richiedono esami di abilitazione o iscrizioni ad albi e ordini, si è affiancato un universo di nuove professioni, utili, anzi indispensabili, nella realtà moderna, ma prive di standard di riferimento. Uno di questi casi è proprio la professione di Coach.
Nei giorni scorsi si è tenuta a Venezia la XV conferenza nazionale di ICF Italia, il capitolo italiano dell’International Coach Federation (ICF). Questa è stata l’occasione, anche grazie alla presenza di Magda Mook CEO di ICF, di fare il punto globale e locale sul Coaching.
ICF è la più grande organizzazione mondiale di Coach. Si tratta di un’organizzazione no-profit il cui scopo è: Guidare lo sviluppo globale della professione del coaching. Per questo ICF ha stabilito già da diversi anni alcune linee guida della professione stessa, che si possono riassumere in due documenti di grande importanza: Le 11 competenze chiave del Coach e il Codice Etico.
Il primo di questi due documenti stabilisce, secondo ICF, cosa un Coach debba saper fare. Una lista di 11 competenze per le quali un Coach debba essere formato e la cui padronanza debba dimostrare attraverso un esame per rimanere membro dell’organizzazione stessa.
Il Codice Etico è invece un codice di comportamento a cui i membri di ICF si impegnano ad attenersi, che tutela il cliente di coaching da comportamenti scorretti nei suoi confronti.
L’importanza di questi due documenti è di valore elevatissimo, in un mondo in cui la professione di Coach è aperta a chiunque la voglia praticare, indipendentemente dal fatto che costui/costei abbia o meno ricevuto una formazione specifica o abbia dimostrato le proprie capacità. Questo perché la categoria dei Coach ICF decide liberamente di autoregolamentarsi, dandosi delle regole di attività e di comportamento e dimostrandone il livello sul mercato attraverso il proprio accreditamento ottenuto da ICF. Questo può avere tre livelli: ACC (Associated Certified Coach), PCC (Professional Certified Coach) e MCC (Master Ceritified Coach). Questi rappresentano tre livelli crescenti di formazione e di esperienza dimostrabile in Coaching, garantiti attraverso un percorso di accreditamento che ha regole chiare e uguali per tutti, in tutto il mondo.
Se è vero, come è vero, che ottenere uno di questi livelli di accreditamento non significhi essere un bravo Coach, è altrettanto vero che questi garantiscono al cliente che il coach che sta per assumere abbia alle spalle un percorso formativo ed esperienziale dimostrabile. Non è un caso che, come ha riferito Magda Mook durante la conferenza, la percentuale di soddisfazione - a livello globale - che i clienti mostrano nei confronti dei Coach accreditati presso ICF è del 94%, contro un 88% riferito ai Coach non accreditati [fonte PWC].
Tutto questo per dire che, per mantenere un elevato standard qualitativo di una professione, non è necessario normarla in senso tradizionale, ma è sufficiente favorirne l’autoregolamentazione, il mercato farà il resto. E quando un cliente vorrà scegliere un professionista di queste nuove categorie, queste potranno offrirgli un quadro di riferimento all’interno del quale poter scegliere da chi farsi erogare il servizio, potendo optare con tranquillità tra persone che mostrano il loro grado di preparazione ed esperienza in modo trasparente. Un modo per giocare la partita della competizione tutti con le stesse regole: quelle che fanno da spartiacque tra il vero professionista e... gli altri.

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di Luca Berni

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