Com'è che ci innamoriamo?
Breve excursus nel pianeta dell'amore da una prospettiva biologica: quello che facciamo e non sappiamo di fare, o che facciamo ma non sappiamo perché

Negli ultimi 20 anni ci sono stati progressi dell’individuare sia con studi animali che con studi sull’uomo come funzionano i meccanismi di scelta del partner, sia da un punto di vista comportamentale che biologico. Diciamo che c’è una forte componente biologica che si sostanzia poi nel comportamento di scelta. Il risultato si basa sulla maggior dissimilarità genetica possibile e disponibile tra la scelta. L’MHC, Major Histocompatibility Complex, ha la primaria funzione di sistema immunitario: attraverso meccanismi molecolari mette in atto il riconoscimento del self dal non-self, cioè di elementi intra o extra cellulari che siano prodotti dall’individuo stesso oppure che abbiano aggredito l’organismo. Quello che si sa meno è che l’MHC ha una funzione anche sociale e di scelta riproduttiva. Esso guida le scelte del partner con l’obiettivo di avere una migliore salute e una migliore difesa contro i non-self, producendo così una progenie eterozigote. Conduce quindi ad unioni preferenziali basate su una maggiore diversità per geni MHC, per avere a disposizione una maggiore scelta di riconoscimento del self dal non-self, rispetto ad unioni casuali.
Quali sono i tratti a noi visibili che ci suggeriscono la scelta di "buoni" geni?
Da un punto di vista biologico quello che un uomo trova attraente in una donna sono le caratteristiche che rappresentano la salute. Vogliono una donna che abbia un’immagine che possa donare geni salutari che si possano appaiare con i propri in termini di maggiore diversità possibile, sia in salute perché possa superare una gravidanza e il parto e possa nutrire il figlio. La salute si vede dall’elasticità della pelle, la lucentezza dei capelli. Man mano che invecchiamo la nostra pelle diventa più pallida, così come i nostri capelli.
La simmetria nel viso è anch’essa vista come un segno di salute e quindi è attraente. Tuttavia non sembra esserci una correlazione forte con la simmetria, ricevendo le stesse preferenze su visi mostrati in modo completo e visi tagliati a metà.
Le donne cercano geni che siano forti e quindi la bellezza in un uomo è sinonimo di mascella forte, muscolatura sviluppata, altezza (entrambi che indicano forza) e modi di fare aggressivi. Trovare la voce di un uomo attraente sembra essere equiparabile ad un segno di forza, rinforza l’attrazione per il viso ed è collegato al concetto di dominanza sociale. Nella corporatura di un uomo si cerca l’altezza.
Quello che non è chiaro è se queste caratteristiche sono collegate a benefici indiretti, cioè poter aver figli con una maggior probabilità che siano sia, o anche diretti, quali poter avere accento a sé un partner sano, che contribuisca ad un ambiente sicuro. A questo proposito, un altro criterio segue il concetto di provvedere ad un riparo ed al cibo, quindi l’attrazione è legata al potere e alla ricchezza. L’intelligenza anch’essa è considerata sexy: un uomo intelligente più probabilmente sarà capace di provvedere al cibo e al riparo, trovando più probabilmente un lavoro sicuro e ben pagato.
Forse qualcosa sta cambiando begli ultimi tempi, perché viene sempre di più valutata la parte emotiva dell’uomo a scapito di quella aggressiva - si vede anche tra le star di hollywood, dove i protagonisti maschili di successo sono anche coloro che mostrano le loro emozioni e la loro empatia e non solo i loro muscoli.
Ci sono poi le caratteristiche personali di fiducia, simpatia, protezione e voglia di protezione. Tendenzialmente le coppie si formano su un livello estetico di pari livello: si cerca qualcuno cioè che sia non troppo più bello di noi, per evitare di fallire alla competizione con gli altri potenziali partner. Se in una coppia c’è uno squilibrio evidente in senso estetico, c’è un bilanciamento nelle altre caratteristiche (di intelligenza, personalità, potere).
Un altro effetto inaspettato della ricerca del polimorfismo MHC è la sua funzione come marker genetico di individualità nelle relazioni sociali.
C’è una prova evidente di un collegamento tra il sistema immunitario e il sistema olfattivo, che permette il riconoscimento individuale. Infatti oltre al ruolo fondamentale nella risposta immunitaria, le molecole dell’MHC costituiscono una famiglia di segnali sociali percepiti dai mammiferi da specifici recettori sensoriali nel naso: questi possono essere considerati come una analisi genomica. Studi comportamentali sui mammiferi e sui pesci hanno mostrato che le molecole dell’MHC sono usate come segnali olfattivi che indirizzano le preferenze sulla scelta del compagno. Questi risultati portano ad un meccanismo sensibile con cui un individuo può annusare la variabilità genetica di un altro individuo conspecifico, mostrando poi comportamenti differenti. Il riconoscimento diretto della variabilità dell’MHC può condurre all’identificazione genetica individuale e preferenze del compagno dissortative (gli individui preferiscono accoppiarsi con compagni che sono diversi in particolari caratteri del fenotipo), alla discriminazione di parenti e non parenti.
Nei mammiferi la percezione degli odori è mediata da una famiglia di recettori olfattivi che sono localizzati sui neuroni sensoriali dell’epitelio del naso. Essi sono raggruppati in cluster da 1 a 100 tra geni e pseudogeni e fanno parte di una delle famiglie di geni più fortemente conservate durante l’evoluzione. Si trovano nell’epitelio olfattivo e nell’organo vomeronasale - un sistema olfattivo accessorio, ubicato nella cavità nasale ma fisicamente separato dall'epitelio olfattivo. I recettori olfattivi nell’epitelio olfattivo riconoscono odori dell’ambiente in modo consapevole, mentre i recettori dell’organo vomeronasale riconoscono odori con una percezione subconscia [ad esempio feromoni - I ferormoni sono sostanze prodotte dalle ghiandole esocrine (sudoripare, lacrimali, salivari, etc.) della maggior parte degli esseri viventi e servono ad indurre reazioni fisiologiche e comportamentali negli individui della stessa specie che vi entrano in contatto. I ferormoni più famosi sono quelli sessuali ma ne esistono di varia natura, nelle api, ad esempio, i feromoni dell’ape regina inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori delle operaie.
Uno dei gruppi dei recettori olfattivi è legato all’MHC sul cromosoma 6. Non solo essi sono fisicamente legati alla regione del MHC, ma hanno anche associazioni funzionali con i geni MHC, specialmente nella selezione del compagno. Vi sono evidenze che questi meccanismi biologici sono indipendenti dalla cultura di appartenenza: una riconferma che possano essere geneticamente determinati. Inoltre, i meccanismi osservati in diverse parti del mondo riportano gli stessi elementi: uno stato mentale alterato, pensieri intrusivi e immagini intrusive legate all’atro, comportamenti finalizzati all’altro. Lo stato mentale alterato sembra anche avere una precisa finestra temporale tra i 18 mesi e i 3 anni.
Quali sono i tratti a noi visibili che ci suggeriscono la scelta di "buoni" geni?
Da un punto di vista biologico quello che un uomo trova attraente in una donna sono le caratteristiche che rappresentano la salute. Vogliono una donna che abbia un’immagine che possa donare geni salutari che si possano appaiare con i propri in termini di maggiore diversità possibile, sia in salute perché possa superare una gravidanza e il parto e possa nutrire il figlio. La salute si vede dall’elasticità della pelle, la lucentezza dei capelli. Man mano che invecchiamo la nostra pelle diventa più pallida, così come i nostri capelli.
La simmetria nel viso è anch’essa vista come un segno di salute e quindi è attraente. Tuttavia non sembra esserci una correlazione forte con la simmetria, ricevendo le stesse preferenze su visi mostrati in modo completo e visi tagliati a metà.
Le donne cercano geni che siano forti e quindi la bellezza in un uomo è sinonimo di mascella forte, muscolatura sviluppata, altezza (entrambi che indicano forza) e modi di fare aggressivi. Trovare la voce di un uomo attraente sembra essere equiparabile ad un segno di forza, rinforza l’attrazione per il viso ed è collegato al concetto di dominanza sociale. Nella corporatura di un uomo si cerca l’altezza.
Quello che non è chiaro è se queste caratteristiche sono collegate a benefici indiretti, cioè poter aver figli con una maggior probabilità che siano sia, o anche diretti, quali poter avere accento a sé un partner sano, che contribuisca ad un ambiente sicuro. A questo proposito, un altro criterio segue il concetto di provvedere ad un riparo ed al cibo, quindi l’attrazione è legata al potere e alla ricchezza. L’intelligenza anch’essa è considerata sexy: un uomo intelligente più probabilmente sarà capace di provvedere al cibo e al riparo, trovando più probabilmente un lavoro sicuro e ben pagato.
Forse qualcosa sta cambiando begli ultimi tempi, perché viene sempre di più valutata la parte emotiva dell’uomo a scapito di quella aggressiva - si vede anche tra le star di hollywood, dove i protagonisti maschili di successo sono anche coloro che mostrano le loro emozioni e la loro empatia e non solo i loro muscoli.
Ci sono poi le caratteristiche personali di fiducia, simpatia, protezione e voglia di protezione. Tendenzialmente le coppie si formano su un livello estetico di pari livello: si cerca qualcuno cioè che sia non troppo più bello di noi, per evitare di fallire alla competizione con gli altri potenziali partner. Se in una coppia c’è uno squilibrio evidente in senso estetico, c’è un bilanciamento nelle altre caratteristiche (di intelligenza, personalità, potere).
Un altro effetto inaspettato della ricerca del polimorfismo MHC è la sua funzione come marker genetico di individualità nelle relazioni sociali.
C’è una prova evidente di un collegamento tra il sistema immunitario e il sistema olfattivo, che permette il riconoscimento individuale. Infatti oltre al ruolo fondamentale nella risposta immunitaria, le molecole dell’MHC costituiscono una famiglia di segnali sociali percepiti dai mammiferi da specifici recettori sensoriali nel naso: questi possono essere considerati come una analisi genomica. Studi comportamentali sui mammiferi e sui pesci hanno mostrato che le molecole dell’MHC sono usate come segnali olfattivi che indirizzano le preferenze sulla scelta del compagno. Questi risultati portano ad un meccanismo sensibile con cui un individuo può annusare la variabilità genetica di un altro individuo conspecifico, mostrando poi comportamenti differenti. Il riconoscimento diretto della variabilità dell’MHC può condurre all’identificazione genetica individuale e preferenze del compagno dissortative (gli individui preferiscono accoppiarsi con compagni che sono diversi in particolari caratteri del fenotipo), alla discriminazione di parenti e non parenti.
Nei mammiferi la percezione degli odori è mediata da una famiglia di recettori olfattivi che sono localizzati sui neuroni sensoriali dell’epitelio del naso. Essi sono raggruppati in cluster da 1 a 100 tra geni e pseudogeni e fanno parte di una delle famiglie di geni più fortemente conservate durante l’evoluzione. Si trovano nell’epitelio olfattivo e nell’organo vomeronasale - un sistema olfattivo accessorio, ubicato nella cavità nasale ma fisicamente separato dall'epitelio olfattivo. I recettori olfattivi nell’epitelio olfattivo riconoscono odori dell’ambiente in modo consapevole, mentre i recettori dell’organo vomeronasale riconoscono odori con una percezione subconscia [ad esempio feromoni - I ferormoni sono sostanze prodotte dalle ghiandole esocrine (sudoripare, lacrimali, salivari, etc.) della maggior parte degli esseri viventi e servono ad indurre reazioni fisiologiche e comportamentali negli individui della stessa specie che vi entrano in contatto. I ferormoni più famosi sono quelli sessuali ma ne esistono di varia natura, nelle api, ad esempio, i feromoni dell’ape regina inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori delle operaie.
Uno dei gruppi dei recettori olfattivi è legato all’MHC sul cromosoma 6. Non solo essi sono fisicamente legati alla regione del MHC, ma hanno anche associazioni funzionali con i geni MHC, specialmente nella selezione del compagno. Vi sono evidenze che questi meccanismi biologici sono indipendenti dalla cultura di appartenenza: una riconferma che possano essere geneticamente determinati. Inoltre, i meccanismi osservati in diverse parti del mondo riportano gli stessi elementi: uno stato mentale alterato, pensieri intrusivi e immagini intrusive legate all’atro, comportamenti finalizzati all’altro. Lo stato mentale alterato sembra anche avere una precisa finestra temporale tra i 18 mesi e i 3 anni.
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