Come affrontare un attacco di panico


All'improvviso qualcosa, apparentemente inspiegabile, travolge la vita di una persona; il panico
Come affrontare un attacco di panico
L'attacco di panico è una condizione di intensissima paura, che provoca una forte sofferenza, e dura, generalmente, alcuni minuti, ma causa, un notevole livello di angoscia.
Il primo attacco di panico arriva all' improvviso ed inaspettatamente, per cui la persona prova un enorme paura e , spesso, ricorre al pronto soccorso. La persona non sa cosa le sta avvenendo e tende a fraintendere ciò che sta accadendo.
L’attacco di panico è talmente sconvolgente da indurgli un disorientamento psicologico molto profondo.
Le persone con disturbi da panico sono molto preoccupate delle possibili implicazioni degli attacchi e temono di avere un qualche tipo di grave malattia, pericolosa per la vita, non diagnosticata.
Alcune persone temono che gli attacchi di panico siano indice di pazzia o di perdita di controllo degli impulsi emotivi.
La caratteristica principale è la ricorrenza inaspettata dell’attacco di panico e la preoccupazione, persistente, che possa manifestarsene un altro.
La persona vive nell' assillo delle possibili conseguenze e soprattutto evita situazioni, luoghi e circostanze in cui teme che possano verificarsi altri.
Di fatto non è importante la causa dell' attacco, ma gli stimoli (luci, odori, battito accelerato) presenti in quel momento che, se si avvertono in un'altra situazione, verranno interpretati come precursori di attacchi di panico.
Vediamo quali sono i sintomi fisici:
- Palpitazioni;
- Tachicardia;
- Dolore toracico;
- Sudorazioni;
- Tremori;
- Sensazione di soffocamento;
- Paura di perdere il controllo;
- Paura di morire;
- Paura di impazzire.
E’ importante, inoltre, sapere che la natura ci ha dotato di una piccola mandorla: l'amigdala che è addetta alla nostra sopravvivenza. Entra in gioco quando ci troviamo di fronte ad un pericolo reale e ci permette di difenderci prima che la parte razionale del cervello si renda conto di cosa stia accadendo.
Ma l’amigdala fa scattare l'allarme, anche se è solo il nostro pensiero ad avvertire il pericolo, come accade prima di avere un attacco di panico.
Dato che l'allarme scatta in automatico, non possiamo far nulla per controllarlo con la razionalità.
Le persone più a rischio di attacchi di panico si presentano come persone molto forti, che ostentano sempre grande sicurezza, che non si appoggiano mai agli altri. Lavoratori instancabili, sopprimono ogni malessere di tipo psicologico.
Può capitare che una qualunque circostanza negativa ed imprevedibile, vada ad interrompere quell'equilibrio fittizio che si è costruito.
La conseguenza di tutto ciò è la perdita di controllo sulle situazioni esterne e una disorganizzazione della struttura psichica interna, che porta:
- angoscia,
- senso vuoto, di panico e smarrimento.
La qualità della vita può essere seriamente danneggiata dagli attacchi di panico se non curati. I dati della ricerca-studio hanno mostrato che le persone che ne soffrono:
- in alcuni casi possono essere inclini all'alcol e ad altri abusi di droghe;
- passano più tempo nelle sale d'emergenza degli ospedali;
- passano meno tempo con i loro hobby, sport ed altre attività più appaganti ;
- tendono ad essere emotivamente e logisticamente dipendenti da altri;
- hanno paura di guidare o di camminare da sole anche per brevi distanze da casa.
Se perseverano per lungo tempo questi disagi possono
- diventare cronici;
- compromettere il funzionamento sociale e di vita relazionale;
- provocare intensa sofferenza.
Ma guarire è possibile.
Come primo passo è necessario essere consapevoli che l’attacco di panico
1) è un fatto fisiologico che non può essere combattuto né gestito:
2) la buona volontà non basta;
3) si ha bisogno di aiuto.
Pertanto è importante rivolgersi ad una figura professionale, uno psicoterapeuta, per intraprendere un percorso psicoterapeutico, individuale o di gruppo, per individuare ed essere supportati ad eventualmente modificare tutte quelle condizioni individuali e relazionali che concorrono al mantenimento della sintomatologia.

Articolo del:


di Dott.ssa Fiammetta Favalli

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