Come aprire un bar


Nonostante la liberalizzazione del Decreto Bersani, sono ancora molti gli adempimenti da rispettare per avviare l’attività
Come aprire un bar
I bar rientrano per legge negli "esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande" e sono definiti come "locali di vendita per il consumo sul posto". Aprirne uno può sembrare semplice, soprattutto dopo l’abolizione delle licenze, così come erano intese anni fa, che ne regolamentavano la libera concorrenza. Eppure, i requisiti da rispettare e gli adempimenti da assolvere sono comunque diversi e il muoversi tra le maglie della burocrazia può risultare complesso.

Burocrazia a parte, però, la considerazione iniziale e originaria da farsi è quella sulla effettiva convenienza ad aprire un bar tenuto conto dell’ubicazione del locale: occorre preventivare e confrontare, cioè, l’ammontare dell’investimento iniziale (generalmente sui 70/150 mila euro a seconda della tipologia del locale) con la capacità reddituale dell’attività legata proprio al suo posizionamento commerciale e territoriale. E’ una scelta oculata di costo-opportunità da non sottovalutare poiché è alla base di ciò che potrebbe rivelarsi un successo o un fallimento. Fatta tale importante premessa, vediamo da un punto di vista strettamente burocratico quali sono i passi da compiere.

Si è già citata, innanzitutto, l’abolizione delle restrizioni dettate dai Comuni al rilascio delle licenze legate al contingentamento numerico, legate cioè al numero di bar presenti sul territorio e alla distanza minima tra le attività. Oggi, è possibile aprire un bar anche a breve distanza l’uno dall’altro e senza limitazioni di numero. Unica eccezione è il centro storico o i punti di particolare interesse artistico, dove i Comuni (soprattutto le città d’arte) possono ancora imporre vincoli e divieti. La svolta liberalizzatrice del Decreto Bersani 223/2006 (convertito con Legge 248/2006), non ha tuttavia eliminato tutti i vincoli.

Perché si possa aprire un bar è necessario rispettare alcune condizioni urbanistiche ed edilizie e alcuni requisiti professionali e formativi.
Tra questi ultimi ci sono:
- ottenimento di un diploma presso una scuola alberghiera o un corso professionale riconosciuto
- certificato di frequenza a un corso SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande) o PIA (nel Lazio, Percorsi Integrati Assistiti)
- certificato di partecipazione a un corso HACCP
- aver esercitato in proprio, per almeno due anni nell’ultimo quinquennio, un’attività di vendita di prodotti alimentari oppure aver lavorato come addetti alla somministrazioni o alla vendita, sempre per almeno due anni nell’ultimo quinquennio, presso un’impresa del settore alimentare.

I requisiti urbanistici ed edilizi variano da Regione a Regione e, spesso, anche da Comune a Comune. In linea generale, il locale che si vuole adibire a bar deve:
- avere una destinazione d’uso commerciale o una destinazione che possa trasformarsi in commerciale
- rispettare i vincoli paesaggistici e storici comunali: nel centro storico o in punti di rilievo paesaggistico, come si è già scritto, il Comune può negare il permesso
- rispettare alcuni requisiti urbanistici in base alla metratura (parcheggi, presenza di mezzi pubblici...)
- ottemperare alle norme sulla sicurezza sul lavoro (uscite di sicurezza, presenza di vetrate, rapporto equo tra area di somministrazione e area di preparazione...).
- essere adeguatamente isolato acusticamente nel caso si voglia diffondere la musica; occorre, in tale ipotesi, un documento di idoneità

Una volta rispettate tutte le condizioni urbanistiche ed edilizie e tutti i requisiti professionali, si dovrà ottemperare a diversi adempimenti, tra cui la presentazione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) al Comune di competenza. E’ un modello reperibile al Suap (Sportello Unico per le Attività Produttive) oppure online nel sito del Comune interessato. Dopo 30 giorni dalla presentazione della Scia è possibile aprire le porte del bar.
E’ necessario sapere che se si vogliono vendere alcolici e superalcolici all’interno del bar, sarà necessario richiedere anche una licenza specifica all’Agenzia delle Dogane.

L’iter burocratico non si è esaurito in quanto, trattandosi di un esercizio di somministrazioni di alimenti, è anche necessario ottenere dall’Asl di competenza una Notifica sanitaria: è un codice che l’Azienda Sanitaria Locale rilascia dopo il via libera da parte del Comune.

La forma societaria più conveniente va vagliata caso per caso anche perché quella che di primo acchito potrebbe sembrare più conveniente in sede di avviamento, potrebbe invece nascondere risvolti fiscali più onerosi.
Come è evidente, aprire un bar è tutt’altro che semplice. Per ulteriori informazioni il nostro studio è a vostra disposizione.

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di Dr. Piero Mistretta

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