Come curare un disturbo d'ansia
Le terapie più efficaci contro l'ansia
Curare l’ansia, in tutte le sue manifestazioni, è possibile e in modo efficace e duraturo, se si sceglie un percorso adatto a sè e ci si applica con impegno.
Intanto, per affrontare seriamente un disturbo d’ansia è necessario rivolgersi a uno psicologo, meglio uno psicoterapeuta, competente, in grado di trattare il problema in modo globale, cioè lavorando sia sulle cause, sia sui sintomi. Gli approcci psicologici che affrontano questa tematica sono molti, tutti validi; la cosa importante è sentirsi a proprio agio con il proprio psicoterapeuta e creare con lui una relazione basata sull’accettazione e fiducia reciproca. Detto questo, il problema potrà essere risolto in tempi più o meno brevi in base alla gravità dei sintomi, la durata del disturbo e se l’origine del disturbo è individuabile nell’infanzia o in un’esperienza traumatica vissuta nella vita adulta. Il percorso di cura sarà più impegnativo se:
- i sintomi sono persistenti e limitano molto la propria vita quotidiana, sociale e lavorativa;
- il disturbo dura da molto tempo;
- non c’è un evento scatenante chiaramente identificato nella vita adulta del paziente, ma è legato principalmente a modalità disfunzionali ed esperienze vissute nell’infanzia.
Il percorso terapeutico potrà, quindi, durare qualche mese o richiedere un tempo più lungo; è bene non scoraggiarsi se, durante il percorso, a momenti di miglioramento si alterneranno momenti di apparente regressione e riacutizzarsi dei sintomi. Il processo terapeutico, per sua natura, va a sconvolgere meccanismi di funzionamento consolidati nel paziente, pertanto alcune resistenze sono inevitabili. In questi casi bisogna ricordarsi che i sintomi hanno un senso e hanno avuto una loro funzione di difesa, quindi è naturale che quando si cerca di eliminarli oppongano resistenza. Il modo migliore con cui affrontare questi momenti, inevitabili, è accettarli con pazienza e non criticarsi.
Abbiamo detto che una buona terapia per i disturbi d’ansia si deve concentrare su due aspetti: le cause e i sintomi.
Ogni disturbo d’ansia ha un senso nella storia di vita del paziente e, spesso, si collega alla sua infanzia: bisogni non soddisfatti, condizioni di vita avverse (sul piano materiale ma anche affettivo), modalità distorte di pensare sè, gli altri e il mondo circostante sono tutti fattori che possono concorrere a sviluppare una problematica ansiosa. Insieme al proprio psicoterapeuta, il paziente ripercorrerà la propria storia di vita per individuare dove ha imparato a preoccuparsi così tanto e, in seguito, proverà a sciogliere quel nodo, per adottare nuove modalità di stare al mondo. A questo proposito, ogni approccio ha i suoi metodi per lavorare sulla storia di vita del paziente; l’analisi transazionale, nello specifico, è molto efficace nel proporre esperienze correttive, in cui il paziente cambia prospettiva, risolve la situazione problematica vissuta nell’infanzia e ridecide di adottare nuove modalità di pensare, sentire e comportarsi meno disfunzionali.
Una tecnica molto utile in casi di disturbo d’ansia e che può essere utilizzata da terapeuti di ogni orientamento, è l’EMDR. Questa tecnica sfrutta i movimenti oculari per stimolare le aree cerebrali deputate all’elaborazione dei ricordi e risulta molto efficace per lavorare sulle memorie traumatiche, cioè sui ricordi di alcune esperienze traumatiche che continuano a disturbare, nonostante appartengano ormai al passato. Queste memorie, infatti, possono essere alla base di alcuni disturbi d’ansia (soprattutto attacchi di panico, fobie specifiche, ansia generalizzata) e, utilizzando l’EMDR è possibile disattivare la loro carica emotiva, con conseguente riduzione del sintomo ansioso.
È importante lavorare sulle cause dell’ansia e non solo sul sintomo per un semplice motivo: il sintomo è un campanello di allarme, che ci dice che qualcosa non va. Una cura volta all’eliminazione esclusivamente del sintomo (come una cura farmacologica) eliminerà il segnale del problema, non il problema stesso, che molto probabilmente si manifesterà in modo diverso, con altri sintomi.
Tuttavia è necessario agire anche sui sintomi. Essi non sono soltanto le manifestazioni fisiologiche dell’ansia (sudorazione, palpitazioni, etc.), bensì comprendono anche i sintomi:
- cognitivi, cioè tutti i pensieri distorti che mantengono lo stato d’ansia (es. "non sono capace di affrontare la situazione", "se le cose non vanno nel modo giusto sarà un disastro", "non ho il controllo sugli eventi"...);
- emotivi, cioè le emozioni correlate all’ansia (paura, impotenza etc.);
- comportamentali, cioè tutti i comportamenti che si mettono in atto per evitare lo stimolo ansioso (per es. non uscire più di casa da soli).
Uno psicologo competente saprà insegnare tutta una serie di strategie, mutuate dalla terapia cognitivo-comportamentale ma anche da altri approcci, volte a gestire i sintomi dell’ansia sia sul piano fisiologico, ma anche su quelli cognitivo, emotivo e comportamentale.
Sicuramente i sintomi fisici dell’ansia sono quelli che causano più disagio e possono sembrare molto difficili da trattare. Un rimedio molto efficace, da affiancare alla psicoterapia, per far fronte a questo aspetto, sono le tecniche di rilassamento, che permettono di controllare il proprio corpo e le sue funzioni, come il battito cardiaco e la respirazione, promuovendo un senso di benessere e di controllo. Tra le tecniche più efficaci, vi sono la mindfulness e il training autogeno. Sono un valido aiuto che, però, non sostituisce un percorso psicologico, bensì lo integra, fornendo strumenti aggiuntivi per prendersi cura di sè.
Per concludere, non esiste un rimedio miracoloso ai disturbi d’ansia, bensì c’è la possibilità di guarire e di apprendere modalità più funzionali di affrontare le situazioni, se si è disposti a intraprendere un percorso che può essere lungo e impegnativo, ma che può dare grandi soddisfazioni.
Intanto, per affrontare seriamente un disturbo d’ansia è necessario rivolgersi a uno psicologo, meglio uno psicoterapeuta, competente, in grado di trattare il problema in modo globale, cioè lavorando sia sulle cause, sia sui sintomi. Gli approcci psicologici che affrontano questa tematica sono molti, tutti validi; la cosa importante è sentirsi a proprio agio con il proprio psicoterapeuta e creare con lui una relazione basata sull’accettazione e fiducia reciproca. Detto questo, il problema potrà essere risolto in tempi più o meno brevi in base alla gravità dei sintomi, la durata del disturbo e se l’origine del disturbo è individuabile nell’infanzia o in un’esperienza traumatica vissuta nella vita adulta. Il percorso di cura sarà più impegnativo se:
- i sintomi sono persistenti e limitano molto la propria vita quotidiana, sociale e lavorativa;
- il disturbo dura da molto tempo;
- non c’è un evento scatenante chiaramente identificato nella vita adulta del paziente, ma è legato principalmente a modalità disfunzionali ed esperienze vissute nell’infanzia.
Il percorso terapeutico potrà, quindi, durare qualche mese o richiedere un tempo più lungo; è bene non scoraggiarsi se, durante il percorso, a momenti di miglioramento si alterneranno momenti di apparente regressione e riacutizzarsi dei sintomi. Il processo terapeutico, per sua natura, va a sconvolgere meccanismi di funzionamento consolidati nel paziente, pertanto alcune resistenze sono inevitabili. In questi casi bisogna ricordarsi che i sintomi hanno un senso e hanno avuto una loro funzione di difesa, quindi è naturale che quando si cerca di eliminarli oppongano resistenza. Il modo migliore con cui affrontare questi momenti, inevitabili, è accettarli con pazienza e non criticarsi.
Abbiamo detto che una buona terapia per i disturbi d’ansia si deve concentrare su due aspetti: le cause e i sintomi.
Ogni disturbo d’ansia ha un senso nella storia di vita del paziente e, spesso, si collega alla sua infanzia: bisogni non soddisfatti, condizioni di vita avverse (sul piano materiale ma anche affettivo), modalità distorte di pensare sè, gli altri e il mondo circostante sono tutti fattori che possono concorrere a sviluppare una problematica ansiosa. Insieme al proprio psicoterapeuta, il paziente ripercorrerà la propria storia di vita per individuare dove ha imparato a preoccuparsi così tanto e, in seguito, proverà a sciogliere quel nodo, per adottare nuove modalità di stare al mondo. A questo proposito, ogni approccio ha i suoi metodi per lavorare sulla storia di vita del paziente; l’analisi transazionale, nello specifico, è molto efficace nel proporre esperienze correttive, in cui il paziente cambia prospettiva, risolve la situazione problematica vissuta nell’infanzia e ridecide di adottare nuove modalità di pensare, sentire e comportarsi meno disfunzionali.
Una tecnica molto utile in casi di disturbo d’ansia e che può essere utilizzata da terapeuti di ogni orientamento, è l’EMDR. Questa tecnica sfrutta i movimenti oculari per stimolare le aree cerebrali deputate all’elaborazione dei ricordi e risulta molto efficace per lavorare sulle memorie traumatiche, cioè sui ricordi di alcune esperienze traumatiche che continuano a disturbare, nonostante appartengano ormai al passato. Queste memorie, infatti, possono essere alla base di alcuni disturbi d’ansia (soprattutto attacchi di panico, fobie specifiche, ansia generalizzata) e, utilizzando l’EMDR è possibile disattivare la loro carica emotiva, con conseguente riduzione del sintomo ansioso.
È importante lavorare sulle cause dell’ansia e non solo sul sintomo per un semplice motivo: il sintomo è un campanello di allarme, che ci dice che qualcosa non va. Una cura volta all’eliminazione esclusivamente del sintomo (come una cura farmacologica) eliminerà il segnale del problema, non il problema stesso, che molto probabilmente si manifesterà in modo diverso, con altri sintomi.
Tuttavia è necessario agire anche sui sintomi. Essi non sono soltanto le manifestazioni fisiologiche dell’ansia (sudorazione, palpitazioni, etc.), bensì comprendono anche i sintomi:
- cognitivi, cioè tutti i pensieri distorti che mantengono lo stato d’ansia (es. "non sono capace di affrontare la situazione", "se le cose non vanno nel modo giusto sarà un disastro", "non ho il controllo sugli eventi"...);
- emotivi, cioè le emozioni correlate all’ansia (paura, impotenza etc.);
- comportamentali, cioè tutti i comportamenti che si mettono in atto per evitare lo stimolo ansioso (per es. non uscire più di casa da soli).
Uno psicologo competente saprà insegnare tutta una serie di strategie, mutuate dalla terapia cognitivo-comportamentale ma anche da altri approcci, volte a gestire i sintomi dell’ansia sia sul piano fisiologico, ma anche su quelli cognitivo, emotivo e comportamentale.
Sicuramente i sintomi fisici dell’ansia sono quelli che causano più disagio e possono sembrare molto difficili da trattare. Un rimedio molto efficace, da affiancare alla psicoterapia, per far fronte a questo aspetto, sono le tecniche di rilassamento, che permettono di controllare il proprio corpo e le sue funzioni, come il battito cardiaco e la respirazione, promuovendo un senso di benessere e di controllo. Tra le tecniche più efficaci, vi sono la mindfulness e il training autogeno. Sono un valido aiuto che, però, non sostituisce un percorso psicologico, bensì lo integra, fornendo strumenti aggiuntivi per prendersi cura di sè.
Per concludere, non esiste un rimedio miracoloso ai disturbi d’ansia, bensì c’è la possibilità di guarire e di apprendere modalità più funzionali di affrontare le situazioni, se si è disposti a intraprendere un percorso che può essere lungo e impegnativo, ma che può dare grandi soddisfazioni.
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