Come prevenire e curare obesità e sovrappeso


Non solo dieta: cause psicologiche dell'obesità e del sovrappeso
Come prevenire e curare obesità e sovrappeso
L’obesità e la condizione di essere sovrappeso sono date da un indice di massa corporea (IMC, o BMI, ovvero Body Mass Index) decisamente o, comunque, nel caso di sovrappeso, superiore alla media, secondo una tabella riconosciuta a livello internazionale. E’ una tendenza che mostra una crescita vertiginosa nei paesi industrializzati, ma non solo, con gravi conseguenze per la salute in generale. L’American Health Association ha collocato l’obesità tra i cinque maggiori fattori di rischio per la salute.
Il dato è ancora più preoccupante se consideriamo che spesso tale condizione si instaura a partire dall’infanzia e che, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), già nel 2011 si stimava che vi fossero più di 40 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni in sovrappeso nel mondo.
Bisogna valutare con attenzione le cause dell’obesità e del sovrappeso: non si tratta infatti di una condizione dovuta solo a una dieta sbagliata o a una disfunzione metabolica. Troppo spesso si sottovalutano le cause psichiche alla base dell’obesità. Benché in un ristretto numero di casi essa possa essere ricondotta a disfunzioni e/o patologie organiche, nella maggioranza dei casi è una condizione che ha la sua origine in meccanismi psicologici e nelle dinamiche relazionali che si instaurano già nell’infanzia.
Alimentarsi infatti non è solamente una necessità biologica di nutrire il corpo perché possa svolgere le funzioni vitali, è anche un atto che si carica ben presto, anzi, da subito, di significati psicologici: l’alimentazione è difatti il canale privilegiato delle comunicazioni madre-bambino e diviene facilmente, a partire da ciò, una fonte di soddisfazione e di piacere che può assumere una dimensione prevalente rispetto ad altre soddisfazioni.
Lo scotto che le persone obese, soprattutto se bambini, pagano per questo privilegio accordato al piacere alimentare è molto alto: già da piccoli diventano facilmente oggetto di scherno da parte dei compagni, venendo così spinti ad isolarsi, condizione che va ad accentuare il disagio e la sofferenza provati. Il bambino obeso, facilitato da un’abitudine ormai consolidata, sperimentando delusioni e vissuti di svalutazione nella relazione con gli altri, si rivolgerà al cibo come bene consolatorio: il ricorso al cibo può diventare infatti una difesa dallo sperimentare la frustrazione dell’incontro con l’altro e dal timore di venire disprezzati o abbandonati.
In questo modo i ‘chili di troppo’ finiscono per diventare una sorta di ‘cuscino’ eretto a barriera protettiva che tiene a distanza gli altri, e il consumo in eccesso e continuo di cibo una ‘facile’ consolazione che, contrariamente a quanto accade nella bulimia, è accompagnata da un senso di appagamento vissuto senza sensi di colpa.
Ma se per il bambino lo scotto di questo ‘godimento a buon mercato’ è la derisione dei compagni, per l’adolescente e, talvolta anche per l’adulto, il prezzo da pagare non è meno salato: molto spesso la scelta di questo godimento solitario si accompagna ad una rinuncia al corpo come oggetto di investimento sessuato, al corpo ‘bello’ che possa piacere ad un partner sessuale.
Questo ‘lasciar cadere’ il corpo come se non ci fosse alcun interesse ad un godimento diverso dal consumo di cibo, in realtà nasconde una grande sofferenza interiore.

Per questa via si arriva infatti a una vera e propria chiusura nei confronti della relazione con l’altro, chiusura che genera un circolo vizioso da cui non è facile uscire senza un aiuto che prenda in considerazione il meccanismo psicologico che ne è alla base. Una dieta che non affronti questo aspetto rischia di esporre il soggetto a sofferenze ancor più gravi: gli toglie infatti una modalità difensiva senza sostenerlo nella sua ‘questione soggettiva’. Soltanto una cura che metta al primo posto gli aspetti psicologici che si celano dietro all’obesità, e che affondano le loro radici nel modo di relazionarsi all’altro, può offrire un reale sostegno a chi ne soffre e portare a un cambiamento effettivo che non è certamente solo di dieta.

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di dott.ssa Silvia Busnelli

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