Come "Socializzare" in sicurezza ai tempi di ansia da Covid

In questi giorni va in attuazione il nuovo dpcm. Quali ricadute sulla nostra sfera sociale possiamo immaginare?
La socializzazione caratterizza il nostro essere persone. Non possiamo rinunciarvi con troppa semplicità, nè tantomeno sottovalutare la situazione di questo periodo che ci impone dei sacrifici e piccole o grandi rinunce.
Come riportato da molte testate nazionali, il nostro cervello sta reagendo ad una situazione eccezionale. In significativo aumento i casi di persone che chiedono un sostegno psicologico, un aiuto, per affrontare la quotidianiità. Ormai non parliamo più periodo di emergenza, siamo in una fase successiva. E' evidente che anche sul lavoro gli aspetti sociali sono di fondamentale importanza. A quali risorse interne possiamo attingere per trovare soluzioni a riguardo?
Procediamo per passi:
1) leggiamo con attenzione i decreti;
2) diamo una misura effettiva alle indicazioni;
3) confrontiamo le misure con gli spazi a nostra disposizione;
4) facciamo delle prove pratiche per la corretta gestione delle procedure;
5) comunichiamo ai nostri collaboratori o clienti che abbiamo adottato delle soluzioni.
Perchè fare queste azioni, preferibilmente in questa sequenza, aiuta a ridurre l'ansia ed essere poi più efficaci sul lavoro?
La nostra mente spesso e volentieri non è in grado di farsi un'idea corretta delle "misure". Ad esempio, cosa vuol dire esattametne "mantenere un metro di distanza fra due persone"? Quanto dobbiamo essere distanti nella realtà per poter svolgere le nostre azioni? Posso vedere in tranquillità i miei fornitori o i miei clienti? Quando mancano dei riferimenti, il cervello è in difficoltà.
Ci poniamo tutti queste domande perchè lo strumento web, può sopperire ad alcune difficoltà e non a tutte. Ma la socializzazione non è solo il vedersi di persona per un tempo strettamente limitato agli aspetti lavorativi. E' molto di più. Ha significati profondi che vanno alimentati con idee nuove per mantenere le indicazioni di sicurezza.
Ecco allora il collegamento con la percezione di rischio e il mondo del lavoro. Quante volte nel gestire le nostre relazioni nel recente passato abbiamo sentito un senso di rischio?
Per noi è una situazione nuova, la nostra mente cerca una soluzione partendo dal principio di proteggerci da rischi inutili. In altre parole, le relazioni oggi rischiano di diventare una fonte di stress che riduce la nostra capacità ed efficacia lavorativa. Un sovvertimento di interpretazione dei valori classici, dove la socialità è legata al miglioramento. Uno stress che non siamo pronti ad affrontare da soli - una sorta di paradosso.
Prendere le distanze, quindi, non come modo per stare lontani; ribaltiamo il senso comune, intendiamo un modo per immaginare come e quanto possiamo essere vicini durante una trattative, una riunione, un caffè al bar in tutta sicurezza. Mantenere una distanza di sicurezza è fattibile nella maggior parte delle situazioni. Concentrandoci sulla ricerca di una corretta procedura di utilizzo degli spazi comuni, saremo in grado di trasmettere ai nostri ospiti un senso di agio nel nostro incontro. Saremo così orientati alle incombenze lavorative lasciando da parte preoccupazioni ulteriori.
Programmare ed organizzarsi sono due modalità con cui inviamo dei segnali importanti all'esterno della nostra attività. Ecco che le indicazioni che arrivano da un professionista esterno all'azienda, e che abbia a cuore gli interessi della stessa con un occhio attennto sulle esigenze di salute e sicurezza, diventano di fondamentale importanza per non farsi bloccare dalle abitudini che si sono consolidate nel tempo.
Immaginare un diverso utilizzo degli spazi e delle modalità di incontro non è semplice. Impatta sulla costruzione ed il mantenimento di un legame di fiducia con i nostri ospiti. Sicurezza, salute e profitti devono trovare una via comune.
Una riflessione sul modello di business: adeguare non significa stravolgere.
Allontanarsi troppo dal proprio modello organizzativo può essere molto rischioso in periodi come questo dove di certezze ne incontriamo poche. Se vogliamo riprendere in mano il nostro mercato saremo pronti a farlo grazie a due fattori: competenze e capacità di adattamento. A chi ci dobbiamo adattare? Al cliente, da non confondere con il mercato. Il focus di tutte le nostre attività è il cliente. È il punto di partenza e di arrivo.
Scrivetemi per un chiarimento ulteriore o per un confronto ed avviare una collaborazione: info@giovannidamore.it
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