Comunicazione efficace o interazione efficace?


“Non si può non comunicare” ed è bene imparare a comunicare in modo efficace per dare valore aggiunto alla nostra attività e alla nostra vita
Comunicazione efficace o interazione efficace?

Come dice il primo assioma della comunicazione “non si può non comunicare” ed io aggiungo che è bene imparare a comunicare in modo efficace, perché è un’abilità fondamentale da acquisire e perfezionare e riguarda ogni ambito della nostra vita, perché lo arricchisce.

Inoltre, è l’arte di far accadere le cose, permette di dare valore aggiunto alla nostra attività, di avanzare di carriera, di esprimere correttamente un obiettivo e sapere meglio dove si vuole andare.

Dove mettiamo la comunicazione che abbiamo con noi stessi, quella vocina che ci parla, che ci fa credere di potercela fare o meno, non è forse anche quella una forma di comunicazione?

Certamente che lo è! Il famoso dialogo interno a cui tanto prestiamo attenzione!

Quindi, comunicare con l’esterno, ma anche con noi stessi in modo più costruttivo per poter gestire le situazioni che ci troviamo a vivere e le emozioni che proviamo durante l’arco della giornata.

Come mai comunichiamo?

Comunichiamo per esprimere chi siamo, il nostro punto di vista, il nostro sentire, il nostro affetto, la nostra rabbia, paura, disappunto…

Comunichiamo anche senza parlare, molte volte diciamo una cosa, ma il nostro modo di fare esprime l’esatto contrario, oppure comunichiamo a metà, o diamo per scontato che l’altro abbia capito, intuito ciò che intendevamo!

Detto non sempre è ascoltato!

Eh sì! La comunicazione implica che ci sia un contesto, un messaggio da inviare, un emissario e un ricevente; quindi, il processo necessita non solo di un messaggio espresso con correttezza linguistica, ma anche un ascolto, possibilmente attivo. Il più delle volte succede che non ascoltiamo realmente e, mentre qualcuno dialoga con noi, siamo persi nei nostri pensieri o, addirittura, pensiamo a come rispondergli!

Così facendo fraintendiamo, ci perdiamo una parte importante del discorso.

Questo cosa comporta? Comporta malcontento, disappunto, litigi, abbassamento del fatturato, disaccordo con il capo, bruciori di stomaco, scontentezza…
Quindi si capisce che ha ripercussioni negative ovunque nella nostra vita.

Il venditore, che non comunica correttamente con il cliente, non riuscirà a vendere, il docente non avrà l’attenzione della classe, il relatore annoierà gli auditori…

La parola comunicare deriva dal latino “communicare”, che significa mettere in comune, divulgare, rendere noto. Noi, quando lo facciamo, creiamo un ponte tra noi e il nostro interlocutore e questo è un mettersi in viaggio verso l’altro, che rappresenta un mondo, talvolta, ignoto, perché non lo conosciamo, o pensiamo di conoscerlo.

Il saper esprimere ciò che pensiamo, sentiamo in modo corretto aumenta la nostra autostima ed autoefficacia, perché ci rendiamo conto che siamo stati in grado di trasferire un messaggio congruente con quanto avevamo in mente e non ha creato fraintendimenti e attriti. Così ci sentiamo capaci di fare, di dar voce alla nostra interiorità

A questo punto direi che più che comunicare sarebbe più corretto dire “creare interazioni” efficaci.

Nelle relazioni d’aiuto, la psicologia ed il counseling, e nel coaching, che non rientra in quella categoria, tutto parte dall’interazione con il cliente, il quale deve sapere di potersi fidare del professionista, il quale lo accoglie senza giudizio, mettendo in campo tutta la sua competenza e la sua disponibilità ad ascoltare attivamente ed empaticamente. Quindi, è fondamentale la fiducia. Iniziare un percorso di questo tipo presuppone la disponibilità a mettersi in discussione, ad accettare l’ambivalenza del voglio cambiare, ma anche del non volerlo fare, perché si ha paura delle eventuali conseguenze, di uscire da quella famigerata zona di comfort, che non è detto che sia così confortevole, ma che conosciamo molto bene.

Quindi, è proprio questa conoscenza che ci rende sicuri di ciò che c’è e ci fa apparire nuovi possibili cambiamenti come un qualcosa di tremendamente pauroso.
Saper condividere questa paura ci aiuta a far luce su molte nostre fragilità, ma in modo gentile verso noi stessi, ad accogliere il timore dell’ignoto, sapendo che non si è soli.

    

 

Articolo del:


di Anita Alberti

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