Confusione Tasi
Il 16 ottobre è il giorno della scadenza del pagamento dell’acconto della nuova tassa comunale. Tutti i nodi verranno al pettine...
Si discute tanto di semplificazione, ma pare che le nostre istituzioni facciano fatica a concretizzarla. Ultimo lampante esempio di mancata chiarezza e linearità di direttive è l’ormai famigerata Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, necessaria ai Comuni per poter affrontare le spese correnti legate ai servizi di utilità pubblica come l’arredo urbano, l’illuminazione o la manutenzione stradale.
Chiaro, verrebbe da dire, se non fosse che la sua introduzione è stata accompagnata da ritardi, dubbi e confusione. Il risultato è che molti cittadini, dopo la prima tornata di giugno, sono ancora alle prese con delibere, aliquote, rendite, informazioni e scadenze da capire. E i professionisti, commercialisti in prima linea, hanno dovuto rincorrere le informazioni su scadenze, proroghe e delibere, a discapito della primaria essenza della professione, ovvero la consulenza.
Se, dunque, il buon giorno si vede dal mattino, l’introduzione della Tasi ha subito mostrato alcune turbolenze. Basti pensare che soltanto 2.163 Comuni italiani, sugli oltre 8000 totali, hanno deliberato le aliquote e le detrazioni per tempo (la scadenza fissata per la pubblicazione delle delibere era il 23 maggio). Per tutti, infatti, la tassa doveva essere versata in due rate: l’acconto il 16 giugno e il saldo il 16 dicembre, in concomitanza con le scadenze IMU. Ciò non è stato possibile, proprio perché la maggioranza degli enti locali non si è messa in regola per tempo. Il risultato è stato, solo per i Comuni inadempienti, uno slittamento obbligato inizialmente previsto per settembre, poi per ottobre. Oltre a creare un primo motivo di caos tra i contribuenti divisi tra chi doveva pagare l’acconto a giugno e chi doveva attendere la fine dell’estate, si sono levate in coro le proteste delle associazioni degli imprenditori e dei consumatori che hanno lamentato la discriminazione dei contribuenti chiamati a pagare anticipatamente, il 16 giugno.
L’estate, probabilmente, ha portato consiglio e quasi la totalità dei Comuni ritardatari hanno deliberato entro la scadenza fissata per il 10 settembre. Sono circa 600 i Comuni che sono ancora senza delibera: i loro concittadini, almeno, potranno avere tre certezze: la prima è che pagheranno l’intera tassa il 16 dicembre; la seconda è che l’aliquota applicata è quella standard dell’1 per mille senza il rischio che venga applicata l’addizionale dello 0,8 per mille; la terza, è che, però, non avranno la possibilità di usufruire di detrazioni.
Tutti gli altri contribuenti, invece, dovranno avere a che fare con le delibere locali. Considerando che ogni Comune ha pubblicato le sue e considerando che i Comuni italiani sono oltre 8 mila, è facile intuire la mole della parcellizzazione tributaria, per non parlare della moltiplicazione dei costi in termini di tempo e denaro. Non solo: ogni Comune, poi, ha scelto diverse tipologie di aliquote e detrazioni, in base al tipo di contribuente (proprietario o inquilino, prima casa o seconda casa...) generando una complessità difficilmente dipanabile dal cittadino. Sia da esempio il Comune di Milano, con la sua delibera di ben 63 pagine...
Un capitolo a parte, poi, lo merita la Tasi destinata agli inquilini. Intanto, è la prima volta che un affittuario deve sostenere una tassa sulla proprietà (non era mai successo prima di oggi dato che l’affittuario non può vantare alcun diritto reale sugli immobili). Inoltre, ogni Comune ha avuto la facoltà di applicare una quota percentuale a carico dell’inquilino compresa nel range tra il 10 e il 30%, così come previsto dal comma 681 dell’art. 1 della Legge di Stabilità. Anche su questo fronte, però, ci sono stati dei dubbi sull’applicazione. Qualche Comune, ad esempio, ha applicato un’aliquota nulla sulle case affittate, generando, dunque, una Tasi azzerata per il proprietario. E l’inquilino come deve comportarsi, dato che il succitato articolo prevede il pagamento di una quota tra il 10 e il 30%? Dopo le prime interrogazioni, sono arrivate le spiegazioni: anche per l’inquilino, in questi casi, la Tasi è nulla dato che una cifra pari a zero moltiplicata per una qualsiasi percentuale (ad esempio il 30%), genera comunque una cifra nulla.
In conclusione: tra nove giorni scadrà il termine ultimo per pagare l’acconto della Tasi e, allora, tutti i nodi verranno al pettine. Si capirà quanto i cittadini siano stati informati o abbiano capito se, cosa e quanto pagare. Anche perché, a voler essere maliziosi fino in fondo, i mancati pagamenti genererebbe ulteriori maggiori introiti nelle casse comunali: la sanzione per ritardati o mancati pagamenti è pari al 30% dell’importo della Tasi dovuta più gli ulteriori interessi.
Chiaro, verrebbe da dire, se non fosse che la sua introduzione è stata accompagnata da ritardi, dubbi e confusione. Il risultato è che molti cittadini, dopo la prima tornata di giugno, sono ancora alle prese con delibere, aliquote, rendite, informazioni e scadenze da capire. E i professionisti, commercialisti in prima linea, hanno dovuto rincorrere le informazioni su scadenze, proroghe e delibere, a discapito della primaria essenza della professione, ovvero la consulenza.
Se, dunque, il buon giorno si vede dal mattino, l’introduzione della Tasi ha subito mostrato alcune turbolenze. Basti pensare che soltanto 2.163 Comuni italiani, sugli oltre 8000 totali, hanno deliberato le aliquote e le detrazioni per tempo (la scadenza fissata per la pubblicazione delle delibere era il 23 maggio). Per tutti, infatti, la tassa doveva essere versata in due rate: l’acconto il 16 giugno e il saldo il 16 dicembre, in concomitanza con le scadenze IMU. Ciò non è stato possibile, proprio perché la maggioranza degli enti locali non si è messa in regola per tempo. Il risultato è stato, solo per i Comuni inadempienti, uno slittamento obbligato inizialmente previsto per settembre, poi per ottobre. Oltre a creare un primo motivo di caos tra i contribuenti divisi tra chi doveva pagare l’acconto a giugno e chi doveva attendere la fine dell’estate, si sono levate in coro le proteste delle associazioni degli imprenditori e dei consumatori che hanno lamentato la discriminazione dei contribuenti chiamati a pagare anticipatamente, il 16 giugno.
L’estate, probabilmente, ha portato consiglio e quasi la totalità dei Comuni ritardatari hanno deliberato entro la scadenza fissata per il 10 settembre. Sono circa 600 i Comuni che sono ancora senza delibera: i loro concittadini, almeno, potranno avere tre certezze: la prima è che pagheranno l’intera tassa il 16 dicembre; la seconda è che l’aliquota applicata è quella standard dell’1 per mille senza il rischio che venga applicata l’addizionale dello 0,8 per mille; la terza, è che, però, non avranno la possibilità di usufruire di detrazioni.
Tutti gli altri contribuenti, invece, dovranno avere a che fare con le delibere locali. Considerando che ogni Comune ha pubblicato le sue e considerando che i Comuni italiani sono oltre 8 mila, è facile intuire la mole della parcellizzazione tributaria, per non parlare della moltiplicazione dei costi in termini di tempo e denaro. Non solo: ogni Comune, poi, ha scelto diverse tipologie di aliquote e detrazioni, in base al tipo di contribuente (proprietario o inquilino, prima casa o seconda casa...) generando una complessità difficilmente dipanabile dal cittadino. Sia da esempio il Comune di Milano, con la sua delibera di ben 63 pagine...
Un capitolo a parte, poi, lo merita la Tasi destinata agli inquilini. Intanto, è la prima volta che un affittuario deve sostenere una tassa sulla proprietà (non era mai successo prima di oggi dato che l’affittuario non può vantare alcun diritto reale sugli immobili). Inoltre, ogni Comune ha avuto la facoltà di applicare una quota percentuale a carico dell’inquilino compresa nel range tra il 10 e il 30%, così come previsto dal comma 681 dell’art. 1 della Legge di Stabilità. Anche su questo fronte, però, ci sono stati dei dubbi sull’applicazione. Qualche Comune, ad esempio, ha applicato un’aliquota nulla sulle case affittate, generando, dunque, una Tasi azzerata per il proprietario. E l’inquilino come deve comportarsi, dato che il succitato articolo prevede il pagamento di una quota tra il 10 e il 30%? Dopo le prime interrogazioni, sono arrivate le spiegazioni: anche per l’inquilino, in questi casi, la Tasi è nulla dato che una cifra pari a zero moltiplicata per una qualsiasi percentuale (ad esempio il 30%), genera comunque una cifra nulla.
In conclusione: tra nove giorni scadrà il termine ultimo per pagare l’acconto della Tasi e, allora, tutti i nodi verranno al pettine. Si capirà quanto i cittadini siano stati informati o abbiano capito se, cosa e quanto pagare. Anche perché, a voler essere maliziosi fino in fondo, i mancati pagamenti genererebbe ulteriori maggiori introiti nelle casse comunali: la sanzione per ritardati o mancati pagamenti è pari al 30% dell’importo della Tasi dovuta più gli ulteriori interessi.
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