Controllo tardivo SCIA edilizia: il potere della pubblica amministrazione


Il Consiglio di Stato si esprime sul silenzio serbato da un’amministrazione su una segnalazione di un possibile abuso e sul controllo tardivo di una SCIA edilizia
Controllo tardivo SCIA edilizia: il potere della pubblica amministrazione

Come deve comportarsi un'amministrazione comunale se dovesse ricevere una segnalazione di lavori abusivi o mancato rispetto di una SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività)? Quali sono i limiti? E quali i doveri della pubblica amministrazione?

Rispondono i giudici del consiglio di Stato al ricorso presentato dai proprietari di due unità immobiliari che hanno presentato una dichiarazione di inizio attività per la realizzazione di una soprelevazione del fabbricato esistente. Anni dopo il termine dei lavori, la vicina ha diffidato il Comune a procedere con una verifica dei lavori fatti, a sua detta abusivi, per quanto riguarda un portico in cemento armato. Il comune non ha mai risposto.

Oggi arriva la sentenza n. 5208/2021 a chiarire tutto

La proprietaria di un immobile vicino aveva richiesto al comune di verificare la natura abusiva di un portico realizzato in cemento armato senza titolo autorizzatorio, visto che non era ricompreso nella denuncia di inizio attività presentata oltre dieci anni fa. E che sia abusivo, secondo la vicina, emergerebbe proprio dalla DIA del 2010, che attestava lo stato di fatto dell'immobile completamente diverso da oggi.

Quando si prospetta un caso di attività edilizia eseguita in difformità rispetto al titolo edilizio e vengono richiesti prevenzione, vigilanza e controlli all'amministrazione comunale, dicono i giudici, "non si può discorrere di un consolidamento della posizione del segnalante". Infatti, prosegue la sentenza, "anche il titolare del permesso di costruire resta sempre esposto al potere di vigilanza dell’Amministrazione per le opere abusive non coperte dal titolo rilasciato". La Dia non è inoppugnabile, come hanno detto i proprietari del fabbricato. Il potere repressivo dell'amministrazione, dicono i giudici, "in ordine agli illeciti edilizi, aventi natura permanente, non è sottoposto a termini di decadenza né di prescrizione".

L'inerzia dell'amministrazione negli interventi, aggiungono i giudici, non consente ad un'opera abusiva di diventare legittima. Tra i documenti della Dia, spiegano i giudici, non c'è prova che l'amministrazione comunale abbia eseguito i controlli richiesti del manufatto in questione.

E il silenzio del comune, nei confronti della vicina, è dunque "illegittimo". Si legge nella sentenza: "L’amministrazione deve concludere il procedimento anche se ritiene che la domanda sia irricevibile, inammissibile, improcedibile o infondata, salvo ovviamente l’ipotesi di manifesta pretestuosità". In casi simili, spiegano i giudici, l'istanza di segnalazione dell'abuso è riproponibile all'infinito. 

Della questione se ne è occupata spesso la Corte costituzionale. I poteri di controllo sulla SCIA, se attivati tempestivamente, (quindi entro 60 o 30 giorni dalla segnalazione) "sono vincolati, con la conseguenza che l’interessato potrebbe chiedere anche l’accertamento della fondatezza nel merito della pretesa". Invece, se questi vengono attivati dopo il decorso del termine ordinario (ed entro i successivi diciotto mesi), sono invece subordinati alla sussistenza delle condizioni contenute nella legge n.241/1990. In ogni caso, spiegano i giudici, l'amministrazione "rispetto alla sollecitazione dei poteri di controllo tardivo", deve "quanto meno fornire una risposta".

L'appello è stato respinto e data quindi ragione alla vicina che aveva segnalato l'abuso.

 

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di Avv. Vincenzo Lamberti

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