Cosa cambia nel contratto a tempo determinato


Contratto a tempo determinato dopo il Jobs Act
Cosa cambia nel contratto a tempo determinato
Il contratto di lavoro determinato detto anche a termine non può avere una durata superiore a tre anni, fatta eccezione per il lavoro stagionale.
È tuttavia possibile un quarto anno di contratto solo se stipulato presso la Direzione Territoriale del Lavoro.

Resta la possibilità massima di cinque proroghe purché non si superi il limite di 3 anni.

Ogni impresa non può avere più del 20 per cento di lavoratori a tempo determinato, salvo diverse indicazioni dei contratti collettivi (per le imprese fino a 5 dipendenti è ammesso averne solo uno a termine). Questo limite non vale per l’avvio di nuove attività, per le attività stagionali o di spettacolo, per la sostituzione di lavoratori assenti, per lavoratori oltre i 55 anni, per enti di ricerca e culturali.

Solo in caso di violazione dei limiti quantitativi, a differenza degli altri casi, non è prevista la conversione in contratto a tempo indeterminato ma una sanzione economica per l’impresa pari al 20 per cento della retribuzione per un lavoratore a tempo determinato in eccesso e al 50 per cento delle retribuzioni se sono più di uno.

Il trattamento economico e normativo è uguale a quello del dipendente a tempo indeterminato di pari livello e il lavoratore a termine che ha prestato attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi nella stessa azienda ha diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodici mesi con riferimento alle mansioni già espletate. Un ulteriore diritto di precedenza è previsto per le lavoratrici che abbiano fruito del congedo di maternità durante precedenti contratti.

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di Cdl Laura Senesi

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