Counseling con Ciabattoni Letizia: trovare la propria strada
Jung, a proposito di vocazione e nevrosi, asseriva (Lo sviluppo della personalità,1932): “La nevrosi è un tentativo, talvolta pagato a caro prezzo, di sfuggire alla voce interiore e quindi alla propria vocazione […]. Dietro la perversione nevrotica si cela la vocazione dell’individuo, il suo destino, che è crescita della personalità, piena restaurazione della volontà di vivere, che è nata con l’individuo. Nevrotico è l’uomo che ha perso l’amor fati; colui, invero, che ha fallito la sua vocazione […] ha mancato di realizzare il significato della sua vita”.
Decisamente, seguire la propria strada o la propria vocazione a livello lavorativo, amoroso, per lo stile di vita più consono ai propri valori può fare una gran paura perché richiede di mettere in discussione “certezze” e di abbandonare le idee rassicuranti che ci danno la sensazione di detenere il controllo di ogni cosa ci circonda nella vita.
Va fatto presente che la vocazione non sempre coincide necessariamente con il successo o con la serenità. Trattasi molto più “banalmente” della propria strada da percorrere indipendentemente che essa sia grande, piccola, bella, brutta, triste, felice, in salita, in discesa… questo potrebbe dipendere da svariati condizioni intrinseche ed estrinseche.
Ma perché è così difficile da individuare ancor prima che da inseguire?
Molto probabilmente la paura del riscoprire se stessi e, quindi, anche l’eventualità di uscire dai classici schemi sociali comuni col rischio di sentirsi esclusi, diversi.
Imparare a capire se stessi, rivalutando la nostra vera Essenza è un lavoro spesso estenuante e lungo, eppure può regalarti la forza di procedere a dispetto del pensiero dominante dettato molto spesso da come ci hanno detto che ci vorrebbero, come dovremmo comportarci, cosa dovremmo o non dovremmo pensare, sentire.
Il motivo per cui vocazione e successo non sono fratelli gemelli sta nel fatto che il successo potrebbe dipendere da quanto si è bravi, furbi, preparati a inseguire e adattarsi al modello vincente, mentre la vocazione è incentrata sui valori, sul contributo che eventualmente può fornire all’esterno.
Attenzione a non confondere ingenuamente la giusta strada da percorrere col piacere che possiamo provare nel seguirla. Troppo spesso viene confuso il piacere sociale, quello distorto dai modelli circostanti da un piacere genuino. Potrebbe, invece, capitare che seguire la propria vocazione sia molto meno piacevole, almeno inizialmente, del rimanere a galla sulle onde della omologazione.
Uscire dalla zona di comfort può significare dover ammettere a se stessi di aver trascurata la propria Essenza, di aver assecondato un ego non del tutto in armonia con la nostra vera naturale inclinazione. Il tutto parte da una buona conoscenza di sé e da un lavoro sulla propria consapevolezza intrinseca.
Le scale in salita sono faticose, soprattutto se siamo fuori allenamento e senza ascensore, eppure una volta arrivati in cima possiamo guardare dietro noi tutti quei gradini con estrema fierezza e pronti per un nuovo balzo in avanti.
Parola di Counselor!
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