Counseling, l’autostima e il benessere partono da dentro noi stessi
Cos’è il counseling
Il counseling, recentemente diffusosi in Italia è un’attività che ha come obiettivo quello di migliorare se stessi attraverso un percorso di ascolto mirato alla conoscenza e consapevolezza delle proprie potenzialità.
In realtà, il counseling ha origine più lontane anche se in Italia si è diffuso solo a partire dagli anni ’90.
La prima persona a coniare il termine counseling è stato Frank Parsons nel 1909 nel suo testo “Choosing a vocation” (Boston, Houghton Mifflin) in cui indagava un’attività rivolta alla risoluzione di problemi di natura sociale.
Solo alcuni decenni più tardi, il termine counseling riappare nel testo datato 1951 dello psicologo statunitense Carl R. Rogers “Client-centered therapy: its current practice, implications, and theory” (Boston, Houghton Mifflin Company) in cui l’autore sviluppava una teoria sulla potenzialità dell’individuo di superare ostacoli e momenti di difficoltà avvalendosi dei propri punti di forza in totale autonomia di scelta.
Da allora, il counseling si è imposto come un’attività di consapevolezza interiore per poter affrontare i cambiamenti necessari per valorizzare la propria natura e per vivere una vita in piena armonia con il proprio essere.
Solo dal 2000, in Italia, il counseling è stato censito dal CNEL (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro) nell’elenco delle professioni non regolamentate.
Obiettivo di fondo del counseling è quello di migliorare la qualità della vita delle persone sviluppando l’autostima attraverso tecniche differenti in base al percorso necessario per il singolo individuo.
Tutte le tecniche a diposizione del counselor sono mirate a sviluppare atteggiamenti e comportamenti attivi e propositivi, ponendo l’accento sulle potenzialità e i punti di forza e rimuovendo i blocchi e gli schemi mentali che imprigionano le scelte della persona e che impediscono alla stessa di sviluppare le proprie capacità decisonali.
Gli schemi emotivi e mentali sono dei comportamenti “ cronicizzati” nel tempo a partire dall’infanzia fino all’età adulta e interiorizzati attraverso l’educazione genitoriale e le esperienze relazionali del passato. Tali schemi potrebbero aver imbrigliato la vera natura della persona. Attraverso atteggiamenti adottati e “forzati”, molto spesso per gratificare i genitori, gli amici e i partner, la persona potrebbe essersi allontanata, con il passare del tempo, da quella che è la propria vera essenza.
Il risultato dei blocchi mentali ed emotivi è una continua insoddisfazione di fondo, anche quando in apparenza non si avrebbero motivazioni per sentirsi insoddisfatti.
Non sempre con la parola soddisfazione possiamo associare il senso di gratificazione di se stessi, a volte può capitare che la "soddisfazione" venga collegata alla gratificazione dell’altro. Il giudizio positivo che hanno gli altri di noi prevale su quello che si ha di se stessi. Eppure, ricercando il giudizio positivo degli altri, si soffoca quello interiore creando una spirale di inappagamento del proprio essere.
Quando rivolgersi a un counselor?
La risposta, che può apparire banale, è sempre!
Il counselor altri non è che un professionista che, attraverso tecniche mirate, aiuta la persona a migliorare la propria vita rimuovendo gli schemi mentali bloccanti e liberando il vero “essere” dell’individuo.
Il termine individuo, nella sua accezione positiva, sta ad indicare proprio il fatto che ognuno di noi è unico e irriproducibile (come le impronte digitali del resto). E proprio per questo la persona non può essere imbrigliata in schemi mentali omologati.
Liberare la propria natura significa avere piena autostima e consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e anche di debolezza, indagare sulle proprie passioni e imparare ad affrontare le proprie paure e reticenze. Il giudizio positivo di se stessi diventa prioritario rispetto al giudizio positivo degli altri.
Non occorre avere una motivazione di disagio per ricorrere all’aiuto del counselor, basta avere una motivazione di stimolo e di affetto per se stessi. Basta, insomma, volersi bene.
Detto questo, però, è pur vero che si chiede aiuto quando se ne sente la necessità. Capita a chiunque di affrontare periodi di difficoltà in ambito sentimentale, lavorativo o interiore. E in tali situazioni ci si può sentire confusi, persi e indecisi.
Il counselor, in tutti questi casi, può essere di aiuto. Non è un professionista che giudica o che dà consigli. E’ il professionista dell’ascolto attraverso il quale la persona acquisisce una nuova consapevolezza di sé capace di dissipare confusione e indecisione.
Perché rivolgersi a un counselor?
Anche qui, semplicemente perché ci si vuole bene. In più, se si sta affrontando un periodo di difficoltà, può essere un valido aiuto a superarlo.
Più nello specifico, il percorso di counseling aiuta ad individuare la vera essenza di se stessi comportando cambiamenti interiori che eliminano gli schemi emotivi bloccanti.
Solo così facendo si possono rimuovere l’insoddisfazione e il disagio di fondo che si provano e concentrarsi, invece, su quelli che sono i veri desideri e obiettivi che si vogliono raggiungere.
Grazie alle tecniche del counseling si apprende una nuova forza interiore accomunata da un profondo appagamento. Ne derivano maggiore sicurezza e soddisfazione nei rapporti con gli altri, che siano familiari, sentimentali o lavorativi.
Il counseling, infatti, consente di apprendere metodologie in grado di aumentare la consapevolezza di sé, di migliorare l’approccio relazionale e comunicativo, di gestire lo stress e temporanee situazioni di difficoltà, ma soprattutto, di essere in grado di prendere decisioni appaganti per se stessi in piena autonomia.
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