Criptovalute: investimento o azzardo?

Si è parlato moltissimo di criptovalute negli ultimi anni, e la domanda che spesso mi viene fatta è:“ ma ha senso investire in questi strumenti oppure no? Possono entrare un portafoglio o sono solo investimenti speculativi?”
Beh certo è che le criptovalute hanno perso molto del fascino che avevano guadagnato fino a circa un anno fa e basta guardare il grafico del bitcoin per capire il perché:
Nel momento migliore tra il 2017 e il 2018 il bitcoin è arrivato a valere quasi 20.000 eur.
Praticamente ogni giorno veniva annunciata la quotazione di una nuova criptovaluta e pareva che questa rivoluzione dovesse soppiantare il sistema finanziario globale e che le banche centrale ormai non avessero più motivo di esistere.
Esattamente 12 mesi dopo il bitcoin valeva circa 3000 euro. E lì è rimasto da allora.
Criptovalute e portfogli di investimento
Ma le Crypto oggi, a questi prezzi, potrebbero essere inserite in portafoglio?
Si parla molto di diversificazione, bilanciamento dei rischi e decorrelazione: potrebbero essere le Crypto degli asset utili a de-correlare il portafoglio abbassando i rischi complessivi?
Beh quando si sta decidendo se inserire un certo strumento in portafoglio è utile domandarsi: “quale tipo di guadagno distribuisce questo strumento?”
Per semplificare prova a pensare di dividere tutti gli strumenti in 4 grandi categorie:
- Conti correnti, conti deposito e strumenti che pagano degli interessi (obbligazioni, certificates ecc…)
- Azioni che pagano dividendi;
- Azioni che non pagano dei dividendi oggi, ma potranno pagarli in futuro;
- Strumenti che non distribuiranno mai nulla
In generale bisogna preferire gli strumenti dei primi due gruppi. Al massimo del terzo gruppo, ma con molta cautela.
Warren Buffett, il più grande investitore della storia, non si sposta mai sull’ultimo gruppo.
Il quarto gruppo è un gruppo composto da strumenti che non pagano interessi, come ad esempio il rame, le conchiglie, l’oro e le piume di pavone.
E ovviamente le Criptovalute.
Tutto da buttare, quindi?
Beh no: questi strumenti danno comunque dei benefici, se inseriti in un portafoglio di investimenti: sono de-correlati dai mercati azionari ed obbligazionari quindi aiutano a diversificare il portafoglio.
Però allo stesso tempo sono tutti asset che non generano reddito:
“provateci quanto volete, ma il vostro Bitcoin non produrrà mai dividendi. Così come non lo faranno un mazzo di piume di pavone o una montagna di rame” –
sostiene Jhon Rekenthaler, vice presidente della ricerca della Banca Americana Morgan Stanley.
Per concludere:
Le Criptovalute fanno parte di un gruppo di strumenti finanziari complessi che non generano reddito.
Possono essere utili se inseriti in un portafoglio con l’obiettivo di diversificare i rischi, ma allo stesso tempo questo può essere un gioco molto pericoloso.
Dopotutto si può ottenere diversificazione in molti modi: non è necessario rischiare di ritrovarsi con in mano un pugno di … piume di pavone.
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