La custodia cautelare in carcere, una misura residuale


Il ricorso alla custodia cautelare in carcere deve avvenire quando le altre misure risultino inadeguate
La custodia cautelare in carcere, una misura residuale

Nella scelta delle misure cautelari applicabili, l’art. 275 c.p.p. impone precisi criteri di scelta che devono guidare il Giudice nella propria decisione.

Superate le presunzioni di adeguatezza della custodia in carcere anche per i reati più gravi ad opera della L. 47/2015, la tendenza a ricorrere alla cautela più afflittiva pare non del tutto superata.

E’ facile cadere nella tentazione di pensare al carcere quale più efficace deterrente alla reiterazione del crimine, ma è evidente che il legislatore abbia preferito imporre graduali criteri di scelta per orientare l’azione del Giudice, al quale impone un rigoroso sforzo valutativo delle specifiche esigenze cautelari nel caso concreto.

In altri termini, nessun automatismo è giustificato né giustificabile, anche di fronte ai reati più allarmanti, quando sia sufficiente il ricorso all’applicazione anche cumulativa di più misure cautelari, o agli arresti domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico, comunque da subordinare al consenso dell’imputato.

Il ricorso alla custodia in carcere, pertanto, deve avvenire in via di extrema ratio, quando le altre misure risultino inadeguate, come ribadito dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 12425/2019 (Cass. Pen., Sez. IV, sent. n. 12425/2019 del 20/03/2019).

 

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di Avv. Manuela Martinangeli

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