I perchè della sofferenza e come affrontarla
“Ormai non posso più sperare nulla dalla vita”
Più di qualche volta ho sentito esordire in questo modo qualche mio cliente. Ad esempio Filippo che aveva convogliato tutte le sue energie su un obiettivo, individuato come la fonte della sua realizzazione, si era trovato dopo 10 anni di fronte a un ostacolo, che oltre ad aver reso irraggiungibile l’obiettivo, l’aveva prostrato psicologicamente e fisicamente.
Quando l’obiettivo che è ritenuto il “riscatto” della vita è negato dalle circostanze, ciò che s’innesta è un forte senso di fallimento che conduce alla rinuncia, non solo dell’obiettivo, ma della vita stessa. S’identifica obiettivo e vita! Dimenticando che noi siamo più importanti dei nostri obiettivi, delle nostre performance!
Questo era quanto succedeva a Filippo, piombato in un’angoscia che gli rendeva ogni azione quotidiana invivibile. Arrivava in seduta sciorinando un’infinita lamentazione carica di rabbia e tristezza. Non vedeva alcuna via di uscita e anche il corpo risentiva di questo stato emotivo, manifestando patologie fisiche sempre più pesanti fino all’infarto.
Tutto ciò l’aveva portato a ritenersi un perdente, un fallito. Per lui non c’era più speranza di realizzare quell’obiettivo, che avrebbe dato senso e serenità al suo esistere.
Ormai un cupo senso di sconfitta la accompagnava ogni volta che varcava la soglia del suo posto di lavoro. Lì aveva sperato di trovare la sua realizzazione che non era però arrivata!
Mentre pensavo come toccare Filippo nel suo dolore, mi venne tra le mani un libro di Vicktor Frankl dal titolo: “L’uomo in cerca di senso”. Trovai una frase illuminante che diceva: «non importa cosa possiamo attenderci dalla vita, importa solo ciò che la vita attende da noi».
Così, nell’incontro successivo chiesi a Filippo che cosa la vita si attendeva da lui. Questa domanda lo disorientò, ma favorì un’altra domanda: «io come mi pongo di fronte alla sofferenza, al fallimento, alla non riuscita?». Fu un autentico squarcio in quel buio che da anni lo avvolgeva. Si accorse come aveva trascorso gran parte dell’esistenza a sperare che la vita riempisse le mancanze affettive dell’infanzia, attraverso un particolare lavoro.
Questo è quanto succede a tanti di noi. Speriamo che le nostre ferite o mancanze infantili possano essere sanate o riempite da una relazione, da una famiglia, dal lavoro, dal partito, dalla religione, da Dio stesso. Un’attesa che rende per lo più delusi, perché troveremo sempre in quello che attendevamo come felicità una delusione. La delusione può rivelarsi sia come un veleno per l’animo umano, sia un farmaco che porta al risveglio profondo. Questo stava succedendo a Filippo che iniziava a chiedersi COME si era posto di fronte alla vita e alle situazioni dolorose. Scopriva che non era la sofferenza in sé a bloccarlo bensì il COME l’aveva sentita e vissuta. E finalmente sentiva verso dove lo stava portando il percorso psicologico: scoprire il proprio modo di rapportarsi con le sofferenze, i cambiamenti, la Vita.
La sofferenza, i cambiamenti, il disagio che incontriamo ci rivelano il COME ci disponiamo ad affrontarli. Questo può essere un momento di crescita, di maturazione, di nuovo inizio, di maggior consapevolezza; oppure di fronte alla sofferenza e il disagio, il nostro COME, se non riconosciuto, può spingerci a fuggire ed evitare ogni cambiamento. Oppure portarci alla rinuncia vivendo da vittime di un destino ingiusto. E ancora, avvertire che la sofferenza quale paga delle nostre imperfezioni, delle nostre colpe. O finire con un pensiero che non ci abbandona mai e che ci ossessiona di fronte a quello che si è fatto o non si è fatto, e così il dubbio diventa il compagno di viaggio.
Tutte queste forme del COME affrontiamo la sofferenza sono vissute in modo inconsapevole, essendo ignari del fatto che sono il frutto della nostra storia di sviluppo, del nostro modo con cui nella nostra famiglia di origine ci si poneva di fronte alla sofferenza, al disagio, al cambiamento.
Un percorso psicologico ha l’intento di aiutare a scoprire COME ci disponiamo di fronte alla vita, imparando ad agire quel COME in maniera consapevole e apprendendo nuove modalità, che pur possediamo ma che nessuno ci ha fatto scoprire. È questo che vedo succedere nei miei clienti che scoprono le loro risorse e apprendono altre modalità più funzionali per attraversare la sofferenza, il disagio, il cambiamento, come luogo di crescita umana e spirituale.
Articolo del: