Dal Benefit al Welfare Aziendale


Come cambia la gestione delle risorse nelle PMI, passando da una logica di benefit ad una di Welfare
Dal Benefit al Welfare Aziendale
E’ assodato che ormai la produttività del dipendente o del manager non può essere sostenuta solamente dal concetto di "paga", che rimane comunque la componente principale, oggi si aggiunge qualcos’altro, il welfare aziendale.
Uno degli scogli è quello legato alla competitività, produrre di più, con una qualità maggiore ad un costo minore.
Per aumentare la produttività sia in termini quantitativi che qualitativi occorrerebbe, a mio avviso, lavorare sulla motivazione (aspetti emotivi) sulla capacità di creare (e mantenere) relazioni umane, generare connessioni (continue) fra le persone che lavorano nella tua azienda.
Tutti coloro che lavorano con te, hanno un disperato bisogno di sentirsi considerati come persone, in una logica non solo retributiva, bensì crescita, di mansioni responsabilizzanti, di gratificazione per il lavoro svolto.
E’ meglio un riconoscimento intangibile ogni giorno, che grandi discorsi istituzionali fini a se stessi, con le medesime parole vuote, figlie della comunicazione aziendale anni 70/80. In parole povere meglio un "ciao" ogni giorno che freddi momenti di valutazione aziendale.
Non sto parlando soltanto di benessere sul luogo di lavoro, che sicuramente è già un primo importante passo, igiene e sicurezza sono punti indispensabili ma non sufficienti, il welfare aziendale si sposta fuori della tua azienda andando a coinvolgere anche gli aspetti famigliari, l’immagine che la tua azienda possiede nel territorio, l’immagine che offre nei confronti di clienti e fornitori, l’immagine che offre ai famigliari e conoscenti di coloro che lavorano con te.
La separazione lavoro/famiglia non è certo di aiuto alla tua azienda, si è soliti pensare che i problemi del lavoro quando portati a casa rendano complicati i rapporti famigliari, ma più sovente accade invece il contrario, che proprio i problemi famigliari influenzino negativamente la produttività del dipendente.
Bisogna a mio avviso abbattere questo tabù, la distinzione fra vita privata e vita lavorativa, il welfare aziendale si occupa soprattutto di permettere la conciliazione fra gli impegni lavorativi con la vita privata, pensiamo per un attimo a soluzioni di orari modulabili per andare incontro alle esigenze delle donne, conciliare gli orari di lavoro con quelli scolastici per chi ha figli più piccoli ad esempio, l’utilizzo del maggiordomo aziendale per sopperire a mille piccole faccende che distolgono l’attenzione dall’attività lavorativa in particolar modo del management ecc.
Lo stato sociale si sta sbriciolando, è un fatto, da molto tempo ormai non è più in grado di garantire i livelli di assistenza e tutela degli anni passati, un esempio tipico è rappresentato dall’aspetto pensionistico.
Un altro punto su cui bisognerebbe lavorare è che il welfare aziendale non dovrebbe essere soltanto frutto di una scelta unilaterale e spontanea dell’imprenditore, bensì andrebbe fatto rientrare a pieno diritto nella trattativa sindacale.
Non si tratta di iniziative spot, bensì di parte integrante e strutturale della strategia complessiva dell’impresa che coinvolge tutti, dipendenti, sindacati, management, imprenditore.
Primo passo essenziale sarebbe la creazione di un gruppo di lavoro, il cui compito sarà quello di creare il clima ed occuparsi della comunicazione, della pianificazione, misurazione e messa in atto di un piano strategico di welfare aziendale.
La relazione capo, gruppo di lavoro, o se vogliamo usare l’inglesismo Leader e Team sono essenziali a questo punto per cominciare a creare quel terreno fertile che conduca ad un vero welfare aziendale.
Fondamentale la relazione one to one con i colleghi e qui la figura del leader diventa fondamentale. Essenziale per un buon leader indipendentemente dallo stile di leadership adottato chi ricopre questo ruolo deve essere in grado di gestire con efficacia le relazioni nel team.
Il line manager è l’interfaccia dell’azienda nei confronti del lavoratore ma la Direzione lo deve mettere nelle condizioni di poter svolgere in maniera efficace il proprio ruolo.
Anzitutto non si possono gestire le persone allo stesso modo, le sensibilità e relative leve differiscono da persona a persona, possiamo essere simili ma sicuramente siamo tutti diversi, pertanto la comunicazione dovrà necessariamente essere personalizzata.

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di Dott. Mauro Valentino

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