Dal bilancio civile al bilancio gestionale
Il Conto Economico come strumento di analisi e di controllo
Come evidenziato nell’articolo precedente ‘Il bilancio: civile, fiscale o gestionale?’, il bilancio civile e il bilancio fiscale adempiono ad obiettivi diversi: stabilire rispettivamente il reddito civilistico e il reddito imponibile.
Il bilancio è anche uno strumento di comunicazione utile sia all’imprenditore e al CFO per valutare l’andamento dell’impresa, sia ad addetti esterni all’impresa che possono accedere al bilancio d’esercizio registrandosi al portale del Registro delle Imprese. ‘Carte alla mano’, banche, fornitori e altri stakeholders si informano sui principali fatti di gestione anche se possono richiedere un’informativa di bilancio in corso d’esercizio, il cosiddetto ‘bilancio andamentale’. Capita infatti che una banca mutuante richieda all’impresa un’informativa periodica sull’andamento economico - finanziario.
Si vuole sottolineare come ogni impresa è costantemente giudicata non solo dai soggetti interni, ma anche da soggetti esterni che monitorano l’evoluzione aziendale per compiere loro stessi delle scelte operative e strategiche. Ad esempio una banca che valuta costantemente il merito di credito, un fornitore che valuta se somministrare ancora merce, ecc.
Il Conto Economico civilistico non soddisfa pienamente le esigenze informative. Si presenta come una riclassificazione a scalare che parte dall’aggregato ‘valore della produzione’ per fissare, togliendo i costi classificati per ‘natura’, due risultati intermedi prima di giungere al risultato d’esercizio: la differenza tra valore e costi della produzione e il risultato prima delle imposte. Si evidenzia come, in seguito all’eliminazione della sezione dallo schema di CE, l’informazione sull’impatto nell’esercizio della gestione straordinaria non è più desumibile e non si distinguono più le componenti ordinarie di reddito da quelle estranee al core business aziendale.
La riclassificazione di bilancio non è solo uno strumento di analisi, ma anche uno strumento di controllo a posteriori della gestione aziendale. La riclassificazione è libera da dettati normativi che ne disciplinerebbero altrimenti un’altra struttura obbligatoria e permette di palesare solo le informazioni desunte dalla struttura civilistica.
La riclassificazione di bilancio civilistico è svolta solitamente da un analista, interno o esterno all’impresa.
È consigliabile procedere alternativamente ad una aggregazione dei costi "per destinazione", "per natura" o per aree funzionali (costi di trasformazione, di commercializzazione, amministrativi, ecc.), essendo la riclassificazione libera di adattarsi alle necessità di analisi e controllo dell’azienda.
La riallocazione a scalare delle stesse voci civilistiche consente di determinare il ‘Valore Aggiunto’ (VA) come valore differenziale tra il valore della produzione e i costi esterni sostenuti dall’impresa. Esso rappresenta la ricchezza prodotta internamente all’impresa dall’impiego delle risorse umane e della struttura durevole.
Togliendo dal VA il costo del personale si giunge al Margine Operativo Lordo, altrimenti detto Ebitda, considerato dagli addetti ai lavori come indicatore di redditività abbastanza oggettivo, cioè privo di elementi di valutazione soggettiva (ammortamenti, svalutazioni e accantonanti).
Scendendo nella riclassificazione e sottraendo gli ammortamenti e le svalutazioni all’Ebitda, si giunge all’Ebit, dal quale togliere o aggiungere proventi e oneri finanziari per arrivare all’Ebt.
A questi risultati intermedi si può aggiungere il Margine di Contribuzione (MdC), ma solo nel caso in cui l’analista esterno sia in possesso della situazione contabile analitica che accresce il potenziale informativo dell’analisi. Il MdC è fissato come risultato differenziale tra i ricavi di vendita e i costi variabili, cioè quei costi correlati al variare delle quantità prodotte. Questo risultato economico esprime la capacità dell’azienda di recuperare i costi sostenuti per la produzione di beni direttamente dalla vendita dei prodotti/servizi ed avere un profitto sufficiente ad assorbire tutti i costi fissi di periodo e a remunerare gli azionisti.
Il MdC aziendale fornisce la comparazione negli esercizi della maggiore o minore efficienza produttiva dell'impresa, ma applicato ai singoli prodotti presenta un’informazione idonea a prendere decisioni operative e/o strategiche. In caso di aziende multiprodotto, ogni prodotto contribuisce in modo diverso a coprire i costi fissi (o costi di periodo) e alla formazione del reddito aziendale. Ci si trova di fronte a più MdC unitari e alla scelta operativa di dover estromettere dalla produzione dei beni economicamente non convenienti, che registrano cioè un MdC negativo, non assorbiti dal mercato nel prezzo di vendita.
Con il criterio di riclassificazione gestionale, la determinazione dei valori differenziali intermedi consente di apprezzare e controllare l’economicità dell’impresa, intesa come la capacità di ripristinare le risorse consumate e generare profitti nel tempo.
Il bilancio è anche uno strumento di comunicazione utile sia all’imprenditore e al CFO per valutare l’andamento dell’impresa, sia ad addetti esterni all’impresa che possono accedere al bilancio d’esercizio registrandosi al portale del Registro delle Imprese. ‘Carte alla mano’, banche, fornitori e altri stakeholders si informano sui principali fatti di gestione anche se possono richiedere un’informativa di bilancio in corso d’esercizio, il cosiddetto ‘bilancio andamentale’. Capita infatti che una banca mutuante richieda all’impresa un’informativa periodica sull’andamento economico - finanziario.
Si vuole sottolineare come ogni impresa è costantemente giudicata non solo dai soggetti interni, ma anche da soggetti esterni che monitorano l’evoluzione aziendale per compiere loro stessi delle scelte operative e strategiche. Ad esempio una banca che valuta costantemente il merito di credito, un fornitore che valuta se somministrare ancora merce, ecc.
Il Conto Economico civilistico non soddisfa pienamente le esigenze informative. Si presenta come una riclassificazione a scalare che parte dall’aggregato ‘valore della produzione’ per fissare, togliendo i costi classificati per ‘natura’, due risultati intermedi prima di giungere al risultato d’esercizio: la differenza tra valore e costi della produzione e il risultato prima delle imposte. Si evidenzia come, in seguito all’eliminazione della sezione dallo schema di CE, l’informazione sull’impatto nell’esercizio della gestione straordinaria non è più desumibile e non si distinguono più le componenti ordinarie di reddito da quelle estranee al core business aziendale.
La riclassificazione di bilancio non è solo uno strumento di analisi, ma anche uno strumento di controllo a posteriori della gestione aziendale. La riclassificazione è libera da dettati normativi che ne disciplinerebbero altrimenti un’altra struttura obbligatoria e permette di palesare solo le informazioni desunte dalla struttura civilistica.
La riclassificazione di bilancio civilistico è svolta solitamente da un analista, interno o esterno all’impresa.
È consigliabile procedere alternativamente ad una aggregazione dei costi "per destinazione", "per natura" o per aree funzionali (costi di trasformazione, di commercializzazione, amministrativi, ecc.), essendo la riclassificazione libera di adattarsi alle necessità di analisi e controllo dell’azienda.
La riallocazione a scalare delle stesse voci civilistiche consente di determinare il ‘Valore Aggiunto’ (VA) come valore differenziale tra il valore della produzione e i costi esterni sostenuti dall’impresa. Esso rappresenta la ricchezza prodotta internamente all’impresa dall’impiego delle risorse umane e della struttura durevole.
Togliendo dal VA il costo del personale si giunge al Margine Operativo Lordo, altrimenti detto Ebitda, considerato dagli addetti ai lavori come indicatore di redditività abbastanza oggettivo, cioè privo di elementi di valutazione soggettiva (ammortamenti, svalutazioni e accantonanti).
Scendendo nella riclassificazione e sottraendo gli ammortamenti e le svalutazioni all’Ebitda, si giunge all’Ebit, dal quale togliere o aggiungere proventi e oneri finanziari per arrivare all’Ebt.
A questi risultati intermedi si può aggiungere il Margine di Contribuzione (MdC), ma solo nel caso in cui l’analista esterno sia in possesso della situazione contabile analitica che accresce il potenziale informativo dell’analisi. Il MdC è fissato come risultato differenziale tra i ricavi di vendita e i costi variabili, cioè quei costi correlati al variare delle quantità prodotte. Questo risultato economico esprime la capacità dell’azienda di recuperare i costi sostenuti per la produzione di beni direttamente dalla vendita dei prodotti/servizi ed avere un profitto sufficiente ad assorbire tutti i costi fissi di periodo e a remunerare gli azionisti.
Il MdC aziendale fornisce la comparazione negli esercizi della maggiore o minore efficienza produttiva dell'impresa, ma applicato ai singoli prodotti presenta un’informazione idonea a prendere decisioni operative e/o strategiche. In caso di aziende multiprodotto, ogni prodotto contribuisce in modo diverso a coprire i costi fissi (o costi di periodo) e alla formazione del reddito aziendale. Ci si trova di fronte a più MdC unitari e alla scelta operativa di dover estromettere dalla produzione dei beni economicamente non convenienti, che registrano cioè un MdC negativo, non assorbiti dal mercato nel prezzo di vendita.
Con il criterio di riclassificazione gestionale, la determinazione dei valori differenziali intermedi consente di apprezzare e controllare l’economicità dell’impresa, intesa come la capacità di ripristinare le risorse consumate e generare profitti nel tempo.
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