Delocalizzare l’azienda in Polonia
Delocalizzare l’azienda all’estero è purtroppo per molti imprenditori l’ultima opportunità alternativa al default

Delocalizzare l’azienda all’estero, soprattutto in paesi relativamente vicini e tranquilli come la Polonia, è purtroppo per molti imprenditori l’ultima opportunità alternativa al default. La delocalizzazione è diventata la strada obbligata, la via di uscita a causa di un fisco insostenibile e per il sistema creditizio.
In Italia le banche impongono contratti svantaggiosi e quando il fatturato comincia ad avere una sia pur minima flessione scatta l’ordine del "rientrate con il fido".
Ormai siamo convinti in tanti che esiste un disegno per mettere fuori gioco la piccola imprenditoria italiana e le banche, con i loro sistemi, sono gli esecutori di questo disegno.
In Polonia, invece, l’accesso al credito bancario non risente delle distorsioni italiane. I controlli sono rigorosi, ogni richiesta di credito viene sottoposta ad accurati esami, ma al credito si riesce ad arrivare per finanziare l’azienda.
In Italia c’è poi il fisco che tartassa con imposte insostenibili solo chi dichiara e si è dimostrato impotente nei confronti degli evasori totali.
In Polonia, la tassazione è al 19%. Tutti i governi che si sono succeduti da un quarto di secolo ad oggi non hanno mai fatto neppure un minimo cenno per aumentarla.
La Polonia favorisce le società straniere che localizzano sul proprio territorio. Queste vengono incentivate e supportate soprattutto quelle con know-how tecnologico. Sono state insediate 14 zone economiche speciali con agevolazioni fiscali purchè vi siano assunzioni garantite per 5 anni e l’investimento di almeno 100.000 euro.
Cosa consigliamo all’imprenditore che si trova al bivio della vita tra il chiudere l’azienda o delocalizzarla all’estero.
1) Va fatta una seria verifica per riscontrare se il motivo della crisi è effettivamente riferibile alle ostilità italiche o la tipologia di produzione.
2) Se, come ne siamo convinti, nel 95% dei casi sono le ostilità italiche, si faccia un oculato studio del prodotto, se è compatibile con la realtà polacca.
3) Poi vanno trovati i necessari supporti e consulenti in Polonia (o in Italia con riferimenti in Polonia).
Perchè la delocalizzazione non deve diventare un’avventura.
In Italia le banche impongono contratti svantaggiosi e quando il fatturato comincia ad avere una sia pur minima flessione scatta l’ordine del "rientrate con il fido".
Ormai siamo convinti in tanti che esiste un disegno per mettere fuori gioco la piccola imprenditoria italiana e le banche, con i loro sistemi, sono gli esecutori di questo disegno.
In Polonia, invece, l’accesso al credito bancario non risente delle distorsioni italiane. I controlli sono rigorosi, ogni richiesta di credito viene sottoposta ad accurati esami, ma al credito si riesce ad arrivare per finanziare l’azienda.
In Italia c’è poi il fisco che tartassa con imposte insostenibili solo chi dichiara e si è dimostrato impotente nei confronti degli evasori totali.
In Polonia, la tassazione è al 19%. Tutti i governi che si sono succeduti da un quarto di secolo ad oggi non hanno mai fatto neppure un minimo cenno per aumentarla.
La Polonia favorisce le società straniere che localizzano sul proprio territorio. Queste vengono incentivate e supportate soprattutto quelle con know-how tecnologico. Sono state insediate 14 zone economiche speciali con agevolazioni fiscali purchè vi siano assunzioni garantite per 5 anni e l’investimento di almeno 100.000 euro.
Cosa consigliamo all’imprenditore che si trova al bivio della vita tra il chiudere l’azienda o delocalizzarla all’estero.
1) Va fatta una seria verifica per riscontrare se il motivo della crisi è effettivamente riferibile alle ostilità italiche o la tipologia di produzione.
2) Se, come ne siamo convinti, nel 95% dei casi sono le ostilità italiche, si faccia un oculato studio del prodotto, se è compatibile con la realtà polacca.
3) Poi vanno trovati i necessari supporti e consulenti in Polonia (o in Italia con riferimenti in Polonia).
Perchè la delocalizzazione non deve diventare un’avventura.
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