Depressione, lutto e terapia psicoanalitica


Una valutazione degli stati depressivi e dei possibili approcci terapeutici.
Depressione, lutto e terapia psicoanalitica
Un recente articolo pubblicato su "The Guardian" (15-1-16), "rivaluta" le terapie psicoanalitiche rispetto alle terapie cognitivo-comportamentali. Queste ultime sono terapie che fanno della loro superficialità il loro cavallo di battaglia. Come se l'individuo fosse completamente trasparente a se stesso, basterebbe indicare degli "esercizi" mentali di controllo sulle proprie emozioni per risolvere i problemi. Ammesso che questo tipo di metodica possa avere una qualche efficacia nell'immediato, quello che si è potuto verificare a livello scientifico è che tali risultati hanno vita breve, dato che non vanno programmaticamente a toccare le motivazioni profonde da cui derivano.

Le terapie psicoanalitiche, sempre secondo questa ricerca scientifica, producono risultati più duraturi, anche se la via per ottenerli può essere più difficile e lunga. In realtà nessuna persona è trasparente a se stessa, e riuscire ad entrare in contatto con aspetti inconsci di sé - dove per inconsci si intendono aspetti poco desiderati e accettabili, ma anche e sopratutto potenzialità non sviluppate in quanto non riconosciute o tenute in scacco da problematiche relazionali inconsce - richiede tempo e fatica.
In realtà un approccio non rispettoso e che non tenga in considerazione la più intima e personale sensibilità dell'individuo, non solo può avere un'efficacia limitata, come si diceva prima, ma può in certi casi essere controproducente. Questo si può osservare in particolare nelle situazioni "depressive".

Queste condizioni che sono caratterizzate da tristezza, perdita di senso della propria vita, autosvalutazione, senso di morte interna, abulia, apatia, rappresentano momenti molto delicati e difficili nella vita di una persona, e necessitano di un approccio estremamente approfondito.
Dire ad una persona depressa, per semplificare, "fatti forza", rappresenta un approccio potenzialmente nocivo: infatti è come dire "è così semplice stare bene, ci vuole poco, come mai non ce la fai?". E' facile comprendere come questo possa venire ad abbassare ulteriormente la già scarsa autostima del soggetto depresso. Purtroppo tali atteggiamenti "terapeutici" sono incoraggiati da una logica sociale dominata dal principio del profitto: le terapie devono costare (in tutti i sensi) poco, quindi devono essere il più rapide possibile. Ma d'altro lato vengono ad essere anche incoraggiate terapie "industrialmente in utile", ovvero le terapie farmacologiche. In ambito psichiatrico viene anche da noi importato un sistema diagnostico americano per cui, per esempio, il lutto diventa patologia se persiste per più di tre mesi. Dopo i tre mesi si deve intervenire con terapie farmacologiche (lunghe) e psicoterapie cognitiviste (brevi)...

A qualsiasi persona dotata di una normale sensibilità non può che apparire assurdo tale limite. Non è certo un criterio temporale che può essere seguito nel definire un lutto patologico. E a rigore il lutto in sé non può essere considerato una condizione psichiatrica patologica: caso mai gli ostacoli alla sua elaborazione, che non possono che risiedere in profonde e complesse situazioni conflittuali interne relative alle relazioni fondamentali dell'essere, potranno essere oggetto di un lavoro di sviluppo e chiarimento all'interno di una relazione terapeutica basata sul contatto e la comprensione.
Il lutto è una condizione universale della nostra vita mentale, che mette in gioco le angosce di base della vita psichica: l'angoscia relativa alla precarietà del nostro esistere, alla precarietà del senso che possiamo dare alla nostra vita, alla labilità del contatto con l'altro a cui affidiamo il supporto del nostro cammino nella vita e la capacità di lenire il senso di solitudine in cui siamo avvolti.
Stati d'animo che non possono essere liquidati dall'azione stordente o euforizzante di una sostanza chimica, o dal rapido evitamento di chi consiglia di non pensarci.
La depressione e il lutto sono sentimenti di fondo "normali", così come la paura, l'ansia, la confusione, la preoccupazione, la gioia, la soddisfazione, il piacere. Declinazioni fisiologiche del nostro esistere, che trovano momenti di arresto e di cristallizzazione che rappresentano l'insorgere della cosidetta patologia, che si verifica allorchè il funzionamento profondo della nostra mente si trova a subire più o meno estesi momenti di arresto nel suo fluire. E' a ripristinare questa dinamica che la terapia psicoanalitica si dedica.

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di Luca Trabucco

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