Depurazione dei reflui da industria lattiero-casearia


Le operazioni nell'industria lattiero-casearia e gli inquinanti contenuti nelle acque di scarico; come dimensionare un idoneo impianto di depurazione
Depurazione dei reflui da industria lattiero-casearia
Gli effluenti liquidi prodotti dall'industria lattiero-casearia sono, essenzialmente costituiti dalle acque di lavaggio delle attrezzature, delle cisterne dei mezzi di trasporto, delle cisterne di stoccaggio e nonchè dal lavaggio dei locali adibiti alla lavorazione del latte. I sottoprodotti del processo, dato il loro elevato carico inquinante, non devono essere inviati all'impianto di depurazione: in primis il siero di latte deve essere stoccato a parte per essere utilizzato come alimento per suini o come materia prima per la produzione di proteine. Il conferimento delle acque di salamoia esausta deve essere ben valutato in quanto l'elevata concentrazione salina (cloruri) può inibire l'attività batterica dei depuratori biologici e può non consentire di rispettare il limite dei cloruri che dal D. Lgs. 152/06 è previsto ≤ 1200 mg/l sia per scarico in acque superficiali che per scarico in pubblica fognatura.

Le operazioni che intervengono nell'industria lattiero-casearia sono le seguenti:
-ricevimento, raffreddamento e stoccaggio a 4°C del latte in serbatoi termostatati;
-pastorizzazione e cagliatura del latte;
-rottura della cagliata con separazione del siero e della pasta; -scrematura del siero per produzione di panna e burro; - ricottura del siero per produzione di ricotta; - filatura della pasta in diverse pezzature a seconda del prodotto finito richiesto;
-rassodamento, salagione, condizionamento in liquido di governo del prodotto fresco che giornalmente viene prodotto e consegnato; -affumicatura, stagionatura e confezionamento del prodotto stagionato.

Come si evince da quanto descritto di norma gli inquinanti contenuti nelle acque reflue di un caseificio sono costituiti dai residui del latte e dei suoi sottoprodotti a cui vanno aggiunti i prodotti utilizzato per il lavaggio e la disinfezione degli ambienti e delle attrezzature. Le soluzioni normalmente utilizzate per le operazioni di pulizia sono alcaline, a base di idrossido di sodio (soda caustica) e acide, a base di acido nitrico: nel lavaggio sono utilizzati anche dei detergenti a base di tensioattivi e fosfati. E' importante osservare che al fine di evitare consumi idrici eccessivi é consigliabile l'uso di acqua in pressione per la pulizia manuale dei pavimenti e delle attrezzature con rubinetti posti alle estremità delle lance in modo da poterli chiudere ad inizio e fine di ogni lavaggio. Il parametro solitamente utilizzato per la determinazione del carico inquinante di un caseificio è il B.O.D.5. Per il dimensionamento dell'impianto di depurazione la buona tecnica prevede un volume giornaliero di acque reflue pari a 0,5÷0,8 m3/q di latte lavorato.

Il carico inquinante delle acque reflue di un caseificio risulta essere così costituito:
- pH 6÷8
- solidi sospesi totali 300 mg/l
- B.O.D.5 1600 mg/l
- C.O.D. 3200 mg/l
- Azoto ammoniacale 50 mg/l
- Fosforo totale 25 mg/l
- Grassi e oli 75 mg/l
- Tensioattivi totali 10 mg/l

Il ciclo depurativo normalmente utilizzato prevede un trattamento biologico "a fanghi attivi" a debole carico che consente di ridurre al minimo la presenza di cattivi odori e che, con la stabilizzazione del fango nel bacino di ossidazione, consente di ridurre al minimo il volume del fango di supero.

L'esperienza insegna che le acque di scarico di un caseificio cambiano per qualità e quantità durante l'anno: nel periodo natalizio, nel periodo pasquale e, soprattutto, nel periodo estivo la richiesta di prodotti freschi da latte aumenta notevolmente. Per questo motivo è preferibile realizzare a monte del trattamento biologico vasca di bilanciamento/omogeneizzazione/pre-aerazione che, opportunamente dimensionata/attrezzata, consente di affrontare le diverse condizioni operative di gestione tecnica operativa dell'impianto. La vasca di pre-aerazione, se necessario, può essere dimensionata/attrezzata come modulo SBR che, modificando la lunghezza del ciclo biologico in funzione del carico organico applicato, consente di mantenere la stessa qualità nelle acque depurate in uscita dall'impianto di depurazione. In molti casi, soprattutto nel caso di scarico in acque superficiali, il trattamento biologico descritto viene integrato da fitodepurazione a flusso sommerso orizzontale che funge da trattamento terziario di finitura prima dello scarico finale.
Valutazioni dettagliate devono essere fatte caso per caso con redazione di un progetto custom.
L'impianto di depurazione è come l'abito cucito artigianalmente dal sarto: va progettato su misura.

Articolo del:


di ing Antonio Tomasetta

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse