Digital Transformation e Change Management: un binomio inscindibile
Lo sviluppo della nostra società è da sempre fondato sul valore della conoscenza, un asset che oggi sta affrontando una mutazione senza precedenti. Le nuove tecnologie, infatti, spezzano i sistemi che tenevano imprigionata l’informazione all’interno di specifici settori, ambiti e strutture economico-sociali, liberandola, rendendo la conoscenza un bene comune e creando le condizioni per uno sviluppo economico e sociale senza precedenti.
Sebbene la Digital Transformation venga percepita dai più come un fenomeno recente, probabilmente per via della sua crescente popolarità, l’idea di offrire prodotti o servizi digitali era ben presente già negli anni ‘90 e nei primi anni 2000. La trasformazione digitale è, nei fatti, figlia della società dell’informazione (e della conoscenza).
Il processo di trasformazione digitale è diventato la sfida manageriale più rilevante nello sviluppo di un’organizzazione: all’interno, impatta l’intera organizzazione; all’esterno, influenza in modo significativo il posizionamento strategico sul mercato, generando un diverso modo di fare scelte strategiche. La trasformazione digitale influenza di fatto la natura dei rapporti tra gli individui, così come quelle tra le funzioni di una organizzazione, rappresentando un enorme chance di crescita e sviluppo. Ma non è priva di sfide e rischi.
Il processo di trasformazione digitale dovrebbe essere guidato da un approccio “olistico”, che sappia fare di un intero più della somma delle sue parti. Un approccio sistemico, che si concentra sul modo in cui le parti costitutive di un sistema sono correlate e su come funzionano nel tempo e nel contesto di sistemi più grandi. E che sia dunque in grado di coniugare la visione interna dell’organizzazione con quella esterna.
Diventa quindi necessario operare un salto cognitivo che ci consenta di passare dall’approccio orientato alla produzione efficiente di oggetti efficaci (design thinking) ad un approccio di pensiero che ci faccia mettere in discussione la ratio ultima del medesimo oggetto, la necessità di quell’oggetto o di quello specifico fine, per valutarne ex-ante l’effettivo valore nel futuro dell’organizzazione: il Systems Thinking (o Pensiero Sistemico).
Il Systems Thinking costituisce un'evoluzione cognitiva del design thinking: ne integra alcuni dei principi e ne valorizza ulteriormente i benefici, grazie alla visione prospettica apportata dal pensare per sistemi. Non a caso, il potere del Systems Thinking è stato recentemente riconosciuto anche dall’OCSE, che in uno dei suoi ultimi rapporti ha identificato la necessità di utilizzare questo paradigma se vogliamo risolvere con successo le sfide del 21° secolo. L’OCSE non è l’unica a riconoscere i vantaggi del Systems Thinking come competenza che aiuta a risolvere i problemi più efficacemente. Anche l’UNESCO ha istituito un corso online (MOOC) in cui viene insegnato il pensiero sistemico come strumento per comprendere gli ecosistemi e trovare soluzioni concrete ai loro problemi.
Emerge dunque chiaramente come le organizzazioni e gli individui debbano adeguare le proprie risorse per rispondere alle esigenze di un mondo che cambia. Devono sviluppare competenze utili a sfruttare i vantaggi competitivi offerti dalla digital transformation per sopravvivere e svilupparsi in un’era di profondi cambiamenti.
Le competenze dei manager sono però un aspetto della trasformazione digitale che rischia di essere ampiamente sottovalutato. Come scrive il sociologo e filosofo Piero Dominici, il fattore umano è e sarà sempre decisivo, dal momento che è dietro ogni processo, meccanismo, algoritmo.
Servono delle figure ibride che sappiano coniugare competenze tecniche e soft skills: servono dei leader/manager della complessità (e dell’ipercomplessità) che non solo sappiano gestire le tecnologie e i nuovi ambienti iperconnessi, sfruttandone al massimo le potenzialità, ma che sappiano gestire il cambiamento come evoluzione dell’organizzazione e dei fattori che la compongono. A cominciare da quello umano.
La Commissione Europea, a tal proposito, evidenzia come le competenze trasversali quali il pensiero critico, la capacità di lavorare in modo collaborativo e di prendere iniziative siano asset strategici per la crescita socio-economica del sistema Europa - insieme alla capacità di analisi e valutazione dei sistemi - e vanno considerate competenze chiave per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Anche nel rapporto “The Future of Jobs” del World Economic Forum", emerge che la domanda di figure legate alla Digital Transformation continua a crescere, e di pari passo cresce la richiesta di soft skills (direttamente legate al Systems Thinking): le 10 competenze chiave per il prossimo 2022 includono il pensiero analitico e l’innovazione, il pensiero critico, il problem-solving, la capacità di analisi e valutazione di sistemi, oltre alla capacità di apprendimento attivo.
Così come l’International Data Corporation, la quale sostiene che le soft skills siano la chiave per guidare con successo la Digital Transformation delle organizzazioni (rapporto 2020 “IDC Perspective: Customer Service and the Future of Work”). Perché la trasformazione culturale di una organizzazione è condizione imprescindibile per la sua trasformazione digitale.
I cambiamenti socio-culturali cambiano le esigenze delle persone e le tecnologie sono sviluppate per rispondere a questa domanda. Ma devono farlo in modo coerente con i valori, gli obiettivi e le strategie delle organizzazioni. E questo non può che tradursi in cambiamenti di struttura, modelli e processi di gestione.
Servono competenze che permettano a tutti, dall’imprenditore al manager, al professionista, al lavoratore, ciascuno nel proprio ruolo, di governare la complessità di queste sfide per portare il cambiamento e l’innovazione nella cultura e nella strategia dell’organizzazione. In breve, figure e policy makers devono pensare, comportarsi e agire come systems leader affinché le proprie organizzazioni raggiungano il successo tramite un corretto approccio ecosistemico. (S. Armenia, G. Nicita, N. Casalino – Agenda Digitale).
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