Diritto aziendale ed alimentare
Impresa alimentare, nuove agevolazioni e rating di legalità
Con l’introduzione dell’articolo 6 bis all’interno del D.lgs. 231/2001, rubricato "Modelli di organizzazione dell’ente qualificato come impresa alimentare", inevitabilmente, tutte quelle agevolazioni derivanti dall’adozione di modelli di organizzazione e gestione, in linea con il predetto decreto legislativo, si estendono alle imprese che si occupano del settore alimentare, si pensi a titolo esemplificativo, alle aziende conserviere di pomodori, dell’olio D.o.p., delle arance e dei limoni, tutte imprese, presenti sul territorio nazionale e che rappresentano l’eccellenza, sia in ambito europeo che mondiale. Il legislatore, conscio dell’intrinseco valore aggiunto di tali imprese, al fine di incentivarne la crescita, ogni anno studia delle misure, in grado di contemperare da un lato le esigenze dei produttori e dall’altro quello dei consumatori, cercando di abbattere (per entrambi) i costi. Nel 2016, in particolare, ha infatti riproposto, presumibilmente anche nel 2017, un bando, chiamato ISI INAIL, che permette di ricevere, un cosiddetto "sconto per prevenzione", in base al quale, grazie alla compilazione di un apposito modulo (denominato OT/24), le imprese possono chiedere ed ottenere la riduzione del tasso di premio INAIL applicabile all’azienda stessa, qualora abbiano implementato determinate misure non obbligatorie, per migliorare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Le agevolazioni finanziarie, riguardanti l’adozione di modelli organizzativi sempre più precisi e puntuali, vanno classificate in varie tipologie: a) Contributi a fondo perduto; b) Finanziamenti a tasso agevolato; c) Partecipazione al capitale proprio; d) Incentivi fiscali.
Perché dunque è importante, oggi anche nel settore agroalimentare, dotarsi di un "efficace modello 231"? Perché si può:
- avere accesso, più facilmente ai finanziamenti, sia delle istituzioni comunitarie, sia delle banche convenzionate, a sostegno degli investimenti, della tutela dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro;
- predisporre un’adeguata tutela avverso tutti i nuovi reati agroalimentari, previsti dal disegno di legge 2231 del 2016 (es. agropirateria e frode in commercio di prodotti alimentari).
- accedere, senza difficoltà, ai bandi relativi agli appalti pubblici, vedendosi riservate, in alcuni casi, perfino corsie preferenziali. In varie regioni come Lombardia, Calabria, Abruzzo ed in parte anche in Campania, l’aver adottato un modello ex 231 è un requisito essenziale per l’accesso ai rapporti economici con le stesse e per l’accreditamento ai fini dell’erogazione di determinati servizi.
Tutto ciò è possibile, in quanto tale requisito è divenuto, sempre più centrale, nell’attribuzione del cosiddetto rating di legalità. Il rating di legalità è un tipo di "rating etico" destinato alle imprese italiane, che ha avuto origine nel 2012. Per ottenere il rating "di base" (vale a dire: una stella) occorrono alcuni requisiti minimi autocertificati, ad esempio l'assenza di misure cautelari personali o patrimoniali per gli amministratori e soci, oppure, l'assenza di provvedimenti per il mancato rispetto delle leggi sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e violazioni in materia retributiva, contributiva, assicurativi e fiscale. Per raggiungere la valutazione massima, vale a dire la terza stella, è tuttavia richiesto il possesso di ulteriori requisiti, tra cui, in particolare, il possesso di un organo di controllo efficace ai sensi del sistema di governo e prevenzioni richiesto dal D.lgs. 231 del 2001, la presenza di acclarati sistemi di Corporate Social Responsibility (CSR); nonché l’adesione a codici etici di categoria.
In estrema sintesi, la ratio degli incentivi, proposti dallo Stato, si ravvisa nella ricerca di quel giusto equilibrio tra sviluppo e sostenibilità delle imprese, nel caso di specie, alimentari, individuabile attraverso un indice ben determinato, il rating di legalità, la cui valutazione può essere arricchita attraverso l’implementazione del modello di organizzazione e gestione, così come previsto dal D.lgs. 231 del 2001.
Perché dunque è importante, oggi anche nel settore agroalimentare, dotarsi di un "efficace modello 231"? Perché si può:
- avere accesso, più facilmente ai finanziamenti, sia delle istituzioni comunitarie, sia delle banche convenzionate, a sostegno degli investimenti, della tutela dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro;
- predisporre un’adeguata tutela avverso tutti i nuovi reati agroalimentari, previsti dal disegno di legge 2231 del 2016 (es. agropirateria e frode in commercio di prodotti alimentari).
- accedere, senza difficoltà, ai bandi relativi agli appalti pubblici, vedendosi riservate, in alcuni casi, perfino corsie preferenziali. In varie regioni come Lombardia, Calabria, Abruzzo ed in parte anche in Campania, l’aver adottato un modello ex 231 è un requisito essenziale per l’accesso ai rapporti economici con le stesse e per l’accreditamento ai fini dell’erogazione di determinati servizi.
Tutto ciò è possibile, in quanto tale requisito è divenuto, sempre più centrale, nell’attribuzione del cosiddetto rating di legalità. Il rating di legalità è un tipo di "rating etico" destinato alle imprese italiane, che ha avuto origine nel 2012. Per ottenere il rating "di base" (vale a dire: una stella) occorrono alcuni requisiti minimi autocertificati, ad esempio l'assenza di misure cautelari personali o patrimoniali per gli amministratori e soci, oppure, l'assenza di provvedimenti per il mancato rispetto delle leggi sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e violazioni in materia retributiva, contributiva, assicurativi e fiscale. Per raggiungere la valutazione massima, vale a dire la terza stella, è tuttavia richiesto il possesso di ulteriori requisiti, tra cui, in particolare, il possesso di un organo di controllo efficace ai sensi del sistema di governo e prevenzioni richiesto dal D.lgs. 231 del 2001, la presenza di acclarati sistemi di Corporate Social Responsibility (CSR); nonché l’adesione a codici etici di categoria.
In estrema sintesi, la ratio degli incentivi, proposti dallo Stato, si ravvisa nella ricerca di quel giusto equilibrio tra sviluppo e sostenibilità delle imprese, nel caso di specie, alimentari, individuabile attraverso un indice ben determinato, il rating di legalità, la cui valutazione può essere arricchita attraverso l’implementazione del modello di organizzazione e gestione, così come previsto dal D.lgs. 231 del 2001.
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