Diritto camerale 2016


Anche quest’anno i titolari di reddito d’impresa sono tenuti al versamento del diritto annuale alla Camera di Commercio. Ma quanto si paga?
Diritto camerale 2016
Anche quest’anno i titolari di reddito d’impresa sono tenuti al versamento del diritto annuale alla Camera di Commercio territorialmente competente. È previsto un progressivo accorpamento degli enti camerali e la conseguente scomparsa di quelli minori, ma ad oggi la circoscrizione di ogni Camera di Commercio corrisponde orientativamente a quello della provincia.
L’obbligo ricade su tutti coloro che, producendo un reddito d’impresa, sono tenuti all’iscrizione al Registro delle Impresa o, in subordine, al Repertorio Economico Amministrativo (R.E.A.).
Il diritto annuale deve essere versato alla stessa data prevista per il versamento del saldo sull’imposta dei redditi riferita all’anno precedente, e dunque tendenzialmente la scadenza ricade al 16 giugno. Va però detto che quasi ogni anno interviene una proroga di una ventina di giorni, anche se, secondo le indiscrezioni, per il 2016 risulta poco probabile. È comunque anche possibile pagare nei trenta giorni successivi incrementando l’importo dello 0,4% a titolo di interessi.
Per coloro che però si sono iscritti o si iscriveranno nel corso del 2016, la scadenza è fissata per i trenta giorni successivi alla data di iscrizione.
Il versamento deve avvenire tramite modello F24, con l‘utilizzo del codice tributo 3850 nella sezione "Enti Locali". È consentito anche pagare in ritardo ricorrendo all’istituto del ravvedimento operoso, purché entro un anno dalla scadenza originaria e sempre che non sia pervenuto prima un atto di accertamento da parte della CCIAA.
Da ultimo, vediamo ora di approfondire a quanto ammonta il tributo, soffermandoci solo sulle ipotesi più importanti. Premettiamo che è in corso una progressiva riduzione pluriennale del diritto camerale, perciò il tariffario per il 2016 è meno oneroso rispetto al 2015 e sarà ulteriormente ribassato nel 2017.
Il calcolo è molto semplice per coloro che sono iscritti nella sezione speciale dei piccoli imprenditori, per cui è prevista una quota fissa di 53 euro, e per gli iscritti al R.E.A., il cui debito è di appena 18 euro; un conto più salato è per gli imprenditori individuali iscritti alla sezione ordinaria del Registro delle Imprese, che devono mettere mano al portafoglio per 120 euro.
Più complesso è il calcolo previsto per le società ed enti assimilati. Per questi soggetti, infatti, l’importo è determinato sulla base del fatturato del 2015, con l’applicazione di aliquote differenti secondo lo scaglione, con un minimo di 120 euro per il fatturato fino a duecentomila euro.
Tutti i valori descritti, comunque, possono essere soggetti a due tipi di incrementi.
Innanzitutto, per ogni singola unità locale occorre aggiungere all’importo (determinato come sopra) un’aggiunta pari al 20%. Ricordiamo, brevemente, che nella sostanza l’unità locale è qualsiasi ufficio, negozio, stabilimento, filiale riferibile all’impresa e diversa dalla sede principale.
In secondo luogo, la singola Camera di Commercio ha la facoltà di imporre una propria maggiorazione sull’importo dovuto, fino ad un massimo del 20%. Per il 2016 tale facoltà è stata esercitata da oltre una ventina di CCIAA, fra cui alcune piuttosto importanti come Palermo, Firenze, Siena, Perugia, Messina, Livorno e Catania.

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di Giuseppe Aymerich

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