Diritto Comunitario, questo sconosciuto


Il Diritto comunitario sempre più si sovrappone e sostituisce a quello nazionale, con importanti conseguenze nella vita di cittadini e imprese
Diritto Comunitario, questo sconosciuto
Quando si parla di Europa si pensa subito a qualcosa di fastidioso e lontano, che mostra il suo volto truce con il rigore finanziario imposto dall'Unione; a quanto le draconiane misure economiche, imposte ai singoli Paesi dai controversi provvedimenti presi per arginare la crisi sistemica che flagella il continente dal 2008, abbiano stravolto la vita dei cittadini e delle imprese. Eppure e per fortuna, l'Europa è anche altro. E soprattutto molto più vicina di quanto si pensi. Soprattutto nel mondo del Diritto, l'Europa si è rivelata una straordinaria opportunità per realizzare ciò che pareva impossibile solo qualche decennio addietro. Il Diritto uniforme, ossia un' identica legislazione che regolamenti identiche fattispecie (ad esempio, il contratto di agenzia o la responsabilità da prodotto, in tema di concorrenza e legislazione fiscale e tributaria, per citare le fattispecie più note) è in molti settori essenziali e strategici, una realtà consolidata. Il ravvicinamento della legislazione dei Paesi membri avviene di continuo su moltissimi temi.
Ciò comporta un'evidente cessione di sovranità da parte degli stati nazionali, ma a fronte di un guadagno in termini di certezza del diritto e, soprattutto, uniformità delle decisioni giurisdizionali che ben legittima tale passaggio epocale.
Così, accanto al diritto sostanziale, assistiamo al raccordo di numerose procedure giurisdizionali, ossia di quei meccanismi, spesso complessi, che servono a far sì che ad esempio, una sentenza inglese possa esser resa esecutiva in Italia o un decreto ingiuntivo italiano possa esser azionato in Germania.
Il punto dolente è che, molto spesso, chi affronta i mercati esteri non si rende conto di ciò.
Infatti, quando in un contratto tra un'azienda italiana e aziende di Paesi comunitari si inserisce una clausola con cui si stabilisce che quel contratto sarà regolato dalla legge italiana con competenza esclusiva di un Tribunale italiano, si corre il rischio di cadere in un equivoco. La legge italiana vigente, infatti, ben potrebbe esser rappresentata dal recepimento di una direttiva comunitaria che, per l'appunto, ha integralmente sostituito la normativa che pensavamo di conoscere e ora norma allo stesso modo la fattispecie in tutti i Paesi dell'Unione. Se poi si consideri che i tempi di un Tribunale interno potrebbero esser assai più lunghi di quelli di un Tribunale di un altro Paese europeo, ecco che è assai conveniente studiare ed approfondire molto attentamente non solo la legge da applicare ma anche a quale Tribunale votarsi. Senza dimenticare che, nel caso di controparti extra UE, bisogna poi considerare l'incidenza e la rilevanza delle Convenzioni internazionali sottoscritte dagli Stati in materia, ad esempio, di commercio internazionale, spesso applicabili in assenza di diversa volontà delle parti (magari perchè ne ignorano l'esistenza) o perchè comunque applicabili e non derogabili.
Insomma, una volta di più, occorre pianificare la propria presenza sui mercati esteri, senza tralasciare aspetti che non sono affatto dettagli ma determinanti per la riuscita di un valido piano industriale.

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di Avv. Filippo Crippa Sardi

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