Dislessia e riabilitazione


La dislessia non è una patologia. Non si può parlare dunque di guarigione, ma di rieducazione delle abilità. Come?
Dislessia e riabilitazione
La dislessia, così come gli altri disturbi dell'apprendimento scolastico sono condizioni non patologiche, ma ricollegabili alla neurovarietà, ovvero alla "normale" diversità che può riscontrarsi tra sistemi cognitivi diversi. Non si parla infatti, di situazioni di ritardo o di deficit intellettivo, ma di una differenza di funzionamento. Le difficoltà negli apprendimenti strumentali della lettoscrittura sono tali da coinvolgere non soltanto le abilità scolastiche, ma vari aspetti del benessere psicofisico del bambini, ecco perchè la Consensus Conference del 2011, la conferenza di esperti mondiali ha stabilito l'importanza della diagnosi tempestiva e della rieducazione, affinchè gli effetti di tale condizione non abbiano ricadute negative sul percorso scolastico e sulle generali condizioni di vita del bambino. Dunque, laddove ci fossero degli indici che possano far pensare alla dislessia, è opportuno intraprendere il percorso di valutazione con il professionista, ed eventualmente ottenere un certificato che contenga la diagnosi di Disturbo specifico dell'apprendimento. Quali sono gli effetti di un simile documento? Il primo è di natura istituzionale: si porta a conoscenza la scuola che il ragazzo ha una condizione che comporta una serie di obblighi di adempimenti , quali, ad esempio, il Piano Didattico Personalizzato, al fine di far rientrare l'alunno nell'iter per BES (bisogni educativi speciali) previsto dalla legge. Spesso, dopo la diagnosi i genitori si trovano in una condizione di confusione rispetto alla natura del problema ed hanno domande circa le strade da intraprendere e la loro efficacia. La prima indicazione dovrebbe essere quella della riabilitazione, che consiste in una serie di interventi che mirano, attraverso l'esercizio, a potenziare l'efficacia di una prestazione o abilità. per capire quale tipo di riabilitazione intraprendere, il clinico deve studiare le componenti delle abilità scolastiche sulle quali intervenire e predisporre strumenti e metodi specifici per ogni situazione, dovrà seguire il percorso che potrà avere la durata di tre mesi o oltre (spesso si ripetono più cicli), e continuare le osservazioni in follow up per valutare l'efficacia del trattamento. Ricordiamo che un percorso di potenziamento serve a migliorare la condizione di atipicità, ma soprattutto, può consentire un miglioramento in termini di adattabilità all'ambiente, scolastico ed extrascolastico. Secondo le indicazioni della Consensus Conference il potenziamento deve essere affiancato dagli interventi di tipo compensativo: le due metodologie vanno di pari passo e sono entrambe elementi sostanziali del percorso riabilitativo. Gli strumenti compensativi permettono di superare ostacoli altrimenti insormontabili: schede, mappe, sintesi vocale permettono di accorciare i tempi di comprensione dei testi per lasciare più spazio allo studio. Essi inoltre, consentono di sviluppare l'autonomia nello studio: adottare un valido metodo, anche grazie a questi strumenti, permette ai ragazzi di acquisire capacità trasversali (ad esempio la preparazione di slide) che saranno un punto di forza per tutta la carriera scolastica ed oltre, ed aiuta a superare i punti di debolezza e rinforzare le potenzialità, l'autoefficacia e la motivazione.

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di Dott.ssa Alessia Vilei

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