Disturbo borderline di personalità: sintomi e cura

Il disturbo borderline è un disturbo di personalità.
Per gli adulti ci sono tre grandi categorie di disturbi in ambito psicologico e psichiatrico: Nevrosi, Psicosi, e Disturbi di personalità. I primi sono ritenuti i meno gravi, i secondi più gravi, i terzi a metà strada. Ma si tratta di generalizzazioni. I singoli casi spesso si discostano dalla media.
I disturbi di personalità insorgono in età adolescenziale, e possono manifestarsi in modi assai diversi. Generalmente danno luogo a molta sofferenza, emotiva, cognitiva e relazionale.
Il Disturbo borderline ha caratteristiche sue proprie rispetto agli altri disturbi di personalità e una notevole varietà di sintomi. Il cuore del problema sta nell'affettività. Nello sconfinato bisogno di essere amati. Bisogno mai abbastanza soddisfatto.
La persona che ne soffre è alla continua ricerca di persone che sappiano amare (secondo l'ottica del paziente). In realtà, la persona che ne soffre avverte un tale vuoto interiore da non poter essere colmato da persone "normali". Per cui, egli o lei, va alla ricerca di una persona ideale, una che sappia amare incondizionatamente. Si tratta di un ideale naturalmente che talvolta il soggetto crede di aver trovato in qualcuno. Quando accade, in realtà lo sta idealizzando. Prima o poi scoprirà che non è "perfetto". Sicché, proverà una profonda delusione. E passerà dalla idealizzazione alla svalutazione (l'assolutamente "buono" diventa assolutamente "cattivo").
Nella "normalità", le persone, quando conoscono qualcuno integrano gli aspetti buoni con i meno buoni, fino a farsi un'idea generale e stabile dell'altro. Purtroppo, nei soggetti borderline manca questa capacità di integrazione. E non avendola mai vissuta, non sanno neanche che esiste.
Il vissuto della persona è di grande sofferenza. Si affollano nella sua mente vari sentimenti e emozioni negativi: delusioni, rabbia, la sensazione di essere traditi (la divisione del mondo in "buoni" e "cattivi" attiva la logica amico-nemico).
Aiutare queste persone non è facile, in quanto non si riconoscono nell'essere affetti da un disagio psicologico. Dal loro punto di vista, se soffrono, è sempre per colpa di qualcuno. Per queta ragione le loro relazioni sono molto conflittuali. Esse hanno una speciale sensibilità a cogliere negli altri segnali di "tradimento". Spesso si tratta di interpretazioni distorte della realtà, a causa di pregiudizi e diffidenza di fondo che nutrono verso il prossimo.
Il lettore potrebbe avere la sensazione che si stia descrivendo persone comuni. Può essere. Essendo esse persone normalmente intelligenti, e talvolta molto capaci di "fare bella figura" con chi vogliono quando vogliono, non sono facilmente identificabili nella vita di tutti i giorni.
Se il disturbo non è grave, lavorano, si sposano, fanno figli come tutti gli altri. Nei casi più gravi non ci riescono.
Questa divisione del mondo in "buoni" e "cattivi", e l'oscillazione frequente nel percepire l'una o l'altra cosa, riflette una oscillazione anche interna, nella percezione dell'immagine di sé e dell'umore. Cosa che si riflette sul comportamento, e nelle relazioni, a volte turbolenti a causa della forte impulsività. Questa può essere agita in diversi ambiti: economico (spese pazze), sessuale (promiscuità), alimentare (abbuffate) o assunzione di sostante o alcool. Nei casi più gravi, quando il soggetto è disperato (per la sensazione di vuoto affettivo) può essere molto aggressivo/a, sia verso se stesso/a (autolesionismo), sia verso gli altri (verbalmente o fisicamente).
Come dicevo, aiutare queste persone non è facile, per diverse ragioni. Per prima cosa, esse addebitano sempre agli altri le ragioni della loro sofferenza. Per cui non si sentono in alcun modo responsabili di quanto accade loro. In secondo luogo, la difficoltà è dovuta alla diffidenza verso il prossimo, per cui stabilire una relazione di aiuto (la quale comporta un certo grado di fiducia e affidabilità) è un'impresa. Il terzo fattore a sfavore è l'instabilità emotiva e ideativa, che rende difficile pianificare un percorso psicoterapeutico a medio-lungo termine.
Eppure, tali persone non raramente arrivano all'osservazione del professionista, psicologo o psichiatra: o perché hanno compiuto uno o più gesti gravi, eclatanti; o più spesso, perché sono "portati" da parenti esasperati dal loro comportamento.
Le persone con disturbo borderline soffrono tanto, ma fanno anche molto soffrire le persone con le quali sono in relazione. Prima di tutti i parenti, la propria famiglia, e poi tutta la rete di conoscenti.
Gli interventi possibili sono sia individuali che familiari. Dipende molto dall'età del/della paziente. L'intervento individuale è orientato a ridurre l'impulsività e l'instabilità dell'umore in prima istanza. A medio-lungo termine si cerca di ridurre il senso di vuoto e di raggiungere una integrazione degli opposti (bene e male).
L'intervento familiare invece, è più indicato in età adolescenziale, quando il soggetto vive ancora in famiglia ed è maggiormente orientato a creare una corretta comunicazione tra i suoi membri.
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