Dolore postoperatorio persistente
E’ un evento molto più comune di quanto si possa pensare. Una diagnosi precoce evita inutili sofferenze
Il dolore postoperatorio è dovuto alla lesione meccanica dei tessuti (taglio, stiramento, compressione, etc.) e alla successiva risposta infiammatoria. L’entità del dolore è proporzionale alla grandezza del trauma chirurgico, ma anche dalla sede interessata. Alcune aree anatomiche hanno una maggiore innervazione e di conseguenza sono più sensibili. Ad esempio l’incisione della parete toracica è molto più dolorosa della stessa incisione praticata sull’addome. Una volta che la lesione chirurgica è guarita e l’infiammazione è passata, il dolore anche cessa totalmente. Ci sono però dei casi in cui può durare dei mesi, degli anni e persino non risolversi mai.
Un dolore postoperatorio persistente può essere dovuto a molte cause. In tutti gli interventi, come ad esempio quelli ortopedici, che prevedono l’applicazione di protesi, spesso è l’erroneo posizionamento delle protesi stesse a causare dolore. La soluzione ovviamente è eseguire degli adeguati accertamenti radiologici ed eventualmente procedere con un nuovo intervento. In altri casi la diagnosi non è così semplice.
Il trauma chirurgico può causare una lesione nervosa. In questo caso il dolore viene percepito dal paziente come una sensazione di bruciore persistente o come la puntura di spilli, è associato a formicolii e possono essere presenti delle alterazioni della sensibilità. Se il dolore insorge immediatamente dopo la procedura chirurgica, è probabile che la struttura nervosa sia stata lesionata durante l’intervento (lesione da taglio, da stiramento o da ischemia). Viceversa se insorge a distanza di molti giorni o di qualche mese, è spesso indotta dalla massa cicatriziale che comprime o intrappola il nervo, anche se non può essere esclusa la formazione di un neuroma.
Gli interventi chirurgici più a rischio sono la mastectomia radicale, la stereotomia mediana, la toracotomia laterale, la correzione dell’ernia inguinale, l’asportazione della colecisti, gli interventi sul retto, la safenectomia e l’amputazione degli arti.
La lesione chirurgica delle strutture nervose è molto frequente, tuttavia non è completamente chiaro perché’ alcuni pazienti sviluppano un dolore cronico e altri no. Tra i vari fattori presi in considerazione, sembra che un ruolo importante sia rivestito dalla terapia antidolorifica postoperatoria. Alcuni studi hanno evidenziato una maggiore incidenza del dolore cronico nei pazienti in cui non sia stata istituita un’adeguata terapia analgesica subito dopo l’intervento. Gli stimoli dolorifici, infatti, se molto intensi possono determinare dei cambiamenti nel sistema nervoso, in grado di sensibilizzarlo al dolore. Sebbene non sia stato dimostrato che il meccanismo descritto sia sempre determinante, l’attuale atteggiamento clinico è quello di prevenire l’insorgenza del dolore cronico postoperatorio istituendo una terapia analgesica mirata persino prima dell’intervento chirurgico stesso.
Una volta che il dolore postoperatorio è divenuto cronico, un adeguato esame clinico ed eventualmente strumentale potrà evidenziarne la causa e stabilire l’opportuno trattamento. Il medico algologo, che si occupa dello studio e della terapia del dolore, può stabilire quale sia il percorso clinico più efficace.
L’approccio terapeutico iniziale è sempre farmacologico. Generalmente i comuni antiinfiammatori sono inefficaci ed è necessario ricorrere all’impiego di farmaci antiepilettici e antidepressivi. Se questi si rivelano insufficienti, è possibile eseguire infiltrazioni mirate, blocchi nervosi, radiofrequenze o procedure più invasive.
Un dolore postoperatorio persistente può essere dovuto a molte cause. In tutti gli interventi, come ad esempio quelli ortopedici, che prevedono l’applicazione di protesi, spesso è l’erroneo posizionamento delle protesi stesse a causare dolore. La soluzione ovviamente è eseguire degli adeguati accertamenti radiologici ed eventualmente procedere con un nuovo intervento. In altri casi la diagnosi non è così semplice.
Il trauma chirurgico può causare una lesione nervosa. In questo caso il dolore viene percepito dal paziente come una sensazione di bruciore persistente o come la puntura di spilli, è associato a formicolii e possono essere presenti delle alterazioni della sensibilità. Se il dolore insorge immediatamente dopo la procedura chirurgica, è probabile che la struttura nervosa sia stata lesionata durante l’intervento (lesione da taglio, da stiramento o da ischemia). Viceversa se insorge a distanza di molti giorni o di qualche mese, è spesso indotta dalla massa cicatriziale che comprime o intrappola il nervo, anche se non può essere esclusa la formazione di un neuroma.
Gli interventi chirurgici più a rischio sono la mastectomia radicale, la stereotomia mediana, la toracotomia laterale, la correzione dell’ernia inguinale, l’asportazione della colecisti, gli interventi sul retto, la safenectomia e l’amputazione degli arti.
La lesione chirurgica delle strutture nervose è molto frequente, tuttavia non è completamente chiaro perché’ alcuni pazienti sviluppano un dolore cronico e altri no. Tra i vari fattori presi in considerazione, sembra che un ruolo importante sia rivestito dalla terapia antidolorifica postoperatoria. Alcuni studi hanno evidenziato una maggiore incidenza del dolore cronico nei pazienti in cui non sia stata istituita un’adeguata terapia analgesica subito dopo l’intervento. Gli stimoli dolorifici, infatti, se molto intensi possono determinare dei cambiamenti nel sistema nervoso, in grado di sensibilizzarlo al dolore. Sebbene non sia stato dimostrato che il meccanismo descritto sia sempre determinante, l’attuale atteggiamento clinico è quello di prevenire l’insorgenza del dolore cronico postoperatorio istituendo una terapia analgesica mirata persino prima dell’intervento chirurgico stesso.
Una volta che il dolore postoperatorio è divenuto cronico, un adeguato esame clinico ed eventualmente strumentale potrà evidenziarne la causa e stabilire l’opportuno trattamento. Il medico algologo, che si occupa dello studio e della terapia del dolore, può stabilire quale sia il percorso clinico più efficace.
L’approccio terapeutico iniziale è sempre farmacologico. Generalmente i comuni antiinfiammatori sono inefficaci ed è necessario ricorrere all’impiego di farmaci antiepilettici e antidepressivi. Se questi si rivelano insufficienti, è possibile eseguire infiltrazioni mirate, blocchi nervosi, radiofrequenze o procedure più invasive.
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