E' meglio essere ordinati o disordinati?


Il disordine è caos interiore?
Oppure è l`ordine ad essere ansia?
E' meglio essere ordinati o disordinati?
L'ansia di mettere in ordine è un problema molto diffuso: mamme che non sopportano le camere incasinate dei figli adolescenti, uomini che tengono, al lavoro, scrivanie libere e pulite come dei templi, donne che non dormono la sera se non hanno messo in ordine tutta la casa etc. Naturalmente tenere in ordine e puliti gli ambienti dove si vive e lavora denota equilibrio interiore e chiarezza mentale ma quando una giornata è rovinata per la sensazione spiacevole di incompiutezza ed incapacità di non aver sistemato, questa sensazione appartiene alla sgradevole famiglia degli stati d'ansia. Quest'estate un libro sull'ordine zen è diventato un best seller mondiale, l'autrice giapponese Marie Kondo nel suo testo "Il magico potere del riordino" propone un metodo specifico, non da né giudizi né "ricette psicologiche" ma sostiene che riordinare con metodo porti al miglioramento della propria esistenza.
Non si è fatta attendere la contro proposta di Jennifer McCartney autrice americana che ha fatto della confusione la sua filosofia di vita ed ha appena pubblicato in patria "The art of being messy" un elogio al disordine. Ovviamente non stiamo parlando di accumulatori seriali, programmi televisivi diffusissimi ci hanno ben fatto comprendere quanto la DISPOSOFOBIA sia un vero e proprio disturbo con ben 5 livelli di gravità.
Possiamo affermare che, in area di normalità, possono convivere benissimo le due scuole di pensiero. Se da una parte non seguire le regole dell'ordine si traduce in: innovazione, capacità di improvvisare, capacità di vedere le cose da punti di vista diversi, maggior libertà, non timore dei giudizi; dall'altra il metodo Kondo afferma che far spazio negli ambienti domestici può essere un rito che produce vantaggi spirituali, libera la mente, solleva dall'attaccamento al passato, aumenta la fiducia in se stessi.
In realtà la pulizia dovrebbe essere mentale prima che pratica, potremmo dire anche pulizia emotiva; l'autrice giapponese sostiene infatti che è buona cosa tenere solo le cose che ci emozionano e ci possono rendere felici. In effetti molti oggetti del passato possono produrre ricordi malinconici e spiacevoli ed è diffusa l'abitudine pratica ed emotiva di "non lasciarli andare". Riguardo al disordine citiamo due importanti personaggi. Albert Einstein, inguaribile confusionario, era solito dire: "se una scrivania disordinata è segno di una mente disordinata, di cosa è segno una scrivania vuota?". Jung, padre della Psicologia Analitica, diceva "...nel caos c'è un cosmo, e in ogni disordine c'è un ordine segreto".
In realtà è la sensazione di obbligatorietà all'ordine o al disordine a cui dovremo far caso, il non riuscire a fare altrimenti. Per il resto si è come si è, simpatici disordinati oppure tolleranti "precisini" [e questo è fondamentale].

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di Monica Capisani

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