È il momento di comprare azioni o di vendere?
All'interno di una fase positiva di mercato, un'analisi per valutare il da farsi

Poco più di un anno fa, in molti avevano un'idea molto chiara in merito: vendere assolutamente, tutto ciò che era possibile, velocemente e a qualsiasi prezzo.
Sembrava del tutto improbabile vedere una via d'uscita da uno scenario dipinto a forza con le tinte più fosche, e qualsiasi tentativo di recupero era un buon pretesto per calcare la mano sul fatto che qualsiasi rimbalzo era solo momentaneo ed illusorio.
Dopo dodici mesi difficili, controversi e inaspettati, oggi molti sarebbero propensi a rientrare sul mercato (anche in modo massiccio) per beneficiare dell'ondata di ottimismo che sta influenzando ininterrottamente gli indici dai primi di novembre dell'anno scorso.
Che fare?
Alcuni analisti usando alcuni grafici e determinati parametri, sono dell'idea che il mercato abbia ancora spazio di crescita (seppur una buona parte dei benefici previsti dalle manovre dell'amministrazione Trump possano essere già incorporati nei prezzi attuali).
Altri, usando gli stessi grafici ma utilizzando altri ragionamenti, pensano che presto i mercati saranno soggetti ad una correzione (più o meno importante).
Chi ha ragione?
Le analisi, basandosi su fattori statistici, logici e macroeconomici difficilmente sono del tutto inattendibili.
Eppure è plausibile che nel giro di poco, una delle due correnti di pensiero si riveli non corrispondente alla realtà.
Tuttavia l'errore non sta nello scegliere la previsione sbagliata (sempre che si possano fare delle previsioni in ambito finanziario).
Il vero sbaglio è avere l'idea che il comparto azionario sia da utilizzare in modo speculativo e non strutturale, all'interno di un patrimonio.
Un'azione (o ancora meglio un fondo o un etf azionario) andrebbe acquistata non per la sua capacità di produrre un guadagno veloce ed importante, ma per quello che rappresenta.
I titoli azionari sono porzioni di aziende (con una loro storia, un business plan, un patrimonio, delle risorse umane), a differenza delle obbligazioni che invece sono debiti emessi da banche, aziende o stati.
Proviamo a fare un ragionamento:
Dovendo incassare un'eredità, sarebbe preferibile ricevere un credito o un'azienda?
Molto probabilmente la risposta sarebbe: "dipende dal credito e dipende dall'azienda!"
La stessa logica andrebbe quindi applicata al proprio patrimonio.
Che tipo di debito ho nel mio dossier titoli?
Bancario, societario, statale?
Gli emittenti hanno probabilità e capacità di rimborsare il prestito a scadenza?
(Quest'ultima domanda non andrebbe posta all'emittente stesso o a chi lo rappresenta, per ovvie ragioni)
Quale sensibilità ai tassi hanno i titoli obbligazionari che ho sottoscritto?
Che scadenza media hanno?
Le aziende rappresentate dalle azioni che ho nel portafoglio, sono sane?
Il mio patrimonio è robusto, costruito in modo da non essere troppo esposto a rischi sistemici (anche se potrebbe subire l'effetto di stress momentanei)?
Chiaramente, essendo gli indici guida mondiali sui massimi storici (primo fra tutti, S&P500), una certa prudenza è d'obbligo.
Per tutta questa serie di ragioni, invece di essere tentati di cogliere al volo un'opportunità che sembra scorrere davanti agli occhi, è bene approfittare di questa fase per analizzare a fondo la struttura del proprio portafoglio, e cercare di avere risposte chiare, sintetiche ed oggettive alle domande riportate sopra.
Non solo per apportare eventuali modifiche, ma anche e soprattutto per avere maggiore consapevolezza della composizione, dell'architettura e delle finalità del proprio patrimonio.
Sembrava del tutto improbabile vedere una via d'uscita da uno scenario dipinto a forza con le tinte più fosche, e qualsiasi tentativo di recupero era un buon pretesto per calcare la mano sul fatto che qualsiasi rimbalzo era solo momentaneo ed illusorio.
Dopo dodici mesi difficili, controversi e inaspettati, oggi molti sarebbero propensi a rientrare sul mercato (anche in modo massiccio) per beneficiare dell'ondata di ottimismo che sta influenzando ininterrottamente gli indici dai primi di novembre dell'anno scorso.
Che fare?
Alcuni analisti usando alcuni grafici e determinati parametri, sono dell'idea che il mercato abbia ancora spazio di crescita (seppur una buona parte dei benefici previsti dalle manovre dell'amministrazione Trump possano essere già incorporati nei prezzi attuali).
Altri, usando gli stessi grafici ma utilizzando altri ragionamenti, pensano che presto i mercati saranno soggetti ad una correzione (più o meno importante).
Chi ha ragione?
Le analisi, basandosi su fattori statistici, logici e macroeconomici difficilmente sono del tutto inattendibili.
Eppure è plausibile che nel giro di poco, una delle due correnti di pensiero si riveli non corrispondente alla realtà.
Tuttavia l'errore non sta nello scegliere la previsione sbagliata (sempre che si possano fare delle previsioni in ambito finanziario).
Il vero sbaglio è avere l'idea che il comparto azionario sia da utilizzare in modo speculativo e non strutturale, all'interno di un patrimonio.
Un'azione (o ancora meglio un fondo o un etf azionario) andrebbe acquistata non per la sua capacità di produrre un guadagno veloce ed importante, ma per quello che rappresenta.
I titoli azionari sono porzioni di aziende (con una loro storia, un business plan, un patrimonio, delle risorse umane), a differenza delle obbligazioni che invece sono debiti emessi da banche, aziende o stati.
Proviamo a fare un ragionamento:
Dovendo incassare un'eredità, sarebbe preferibile ricevere un credito o un'azienda?
Molto probabilmente la risposta sarebbe: "dipende dal credito e dipende dall'azienda!"
La stessa logica andrebbe quindi applicata al proprio patrimonio.
Che tipo di debito ho nel mio dossier titoli?
Bancario, societario, statale?
Gli emittenti hanno probabilità e capacità di rimborsare il prestito a scadenza?
(Quest'ultima domanda non andrebbe posta all'emittente stesso o a chi lo rappresenta, per ovvie ragioni)
Quale sensibilità ai tassi hanno i titoli obbligazionari che ho sottoscritto?
Che scadenza media hanno?
Le aziende rappresentate dalle azioni che ho nel portafoglio, sono sane?
Il mio patrimonio è robusto, costruito in modo da non essere troppo esposto a rischi sistemici (anche se potrebbe subire l'effetto di stress momentanei)?
Chiaramente, essendo gli indici guida mondiali sui massimi storici (primo fra tutti, S&P500), una certa prudenza è d'obbligo.
Per tutta questa serie di ragioni, invece di essere tentati di cogliere al volo un'opportunità che sembra scorrere davanti agli occhi, è bene approfittare di questa fase per analizzare a fondo la struttura del proprio portafoglio, e cercare di avere risposte chiare, sintetiche ed oggettive alle domande riportate sopra.
Non solo per apportare eventuali modifiche, ma anche e soprattutto per avere maggiore consapevolezza della composizione, dell'architettura e delle finalità del proprio patrimonio.
Articolo del: