Emergenza Coronavirus: come affrontare la quarantena al meglio!
In questo istante ci sono persone che si trovano nel pieno dell’emergenza: persone che accusano sintomi influenzali e temono che si tratti di Coronavirus o con un familiare ammalato all’ospedale, forse con qualche complicanza… Chi si trova a vivere in questa situazione è in una condizione di stress acuto.
La reazione psico-fisica che automaticamente queste persone attiveranno per fronteggiare tutto questo è una reazione di allarme che comprende:
• l’attivazione di uno stato di allerta e aumentata reattività agli stimoli ambientali;
• frequenti sbalzi d’umore, ansia, irritabilità e facilità al pianto;
• ridotto bisogno di sonno e insonnia;
• difficoltà di concentrazione su altri aspetti della vita che esulano dalla mera sopravvivenza fisica;
• sintomi fisici quali (inappetenza, mal di testa, dolore toracico e/o addominale, nausea, palpitazioni, difficoltà respiratorie).
Questa reazione di allarme, comune anche alle altre specie animali, si attiva ogni volta che ci troviamo in una condizione di pericolo, o meglio ogni volta che interpretiamo un dato evento o situazione come una minaccia per la nostra sopravvivenza o integrità psico-fisica. È quindi una reazione molto arcaica, di questa “macchina perfetta” che è l’essere umano, legata al principio di autoconservazione della specie.
Alle volte, però, questa interpretazione che diamo degli eventi non è del tutto corretta, può portarci a sovrastimare o sottostimare la minaccia percepita:
• nel primo caso possiamo venir risucchiati da uno stato crescente di ansia e preoccupazione che si autoalimenta e che può inficiare la nostra lucidità e capacità di giudizio, come abbiamo potuto notare dai recenti fatti di cronaca di centinaia di persone che da Milano hanno preso il treno nella notte per andare al sud;
• nel secondo caso possiamo osservare il meccanismo psicologico di negazione del pericolo in quella centinaia di italiani che nonostante l’obbligo di restare a casa, se non per motivi di salute o di necessità, hanno continuato a uscire, incontrarsi, senza alcuna precauzione.
Possiamo osservare come una visione chiara e lucida del pericolo non è così scontata e per averla occorre aver sviluppato un buon equilibrio psichico. Le reazioni automatiche inconsapevoli possono essere funzionali in presenza di un pericolo reale, imminente che si esaurisce in breve tempo, quando ciò non accade lo stress aumenta e perdiamo lucidità e centratura, esso ci impedisce di risolvere i problemi in modo funzionale e creativo, di esprimere efficacemente le nostre emozioni e i nostri bisogni, inibisce la nostra capacità di discernimento, destabilizzando il nostro equilibrio intrinseco.
Una reazione da stress acuto mantenuta nel tempo può portare a una condizione di stress cronico, in cui il nostro organismo va in panne, esaurisce le risorse necessarie per fronteggiare un livello di stress intenso e continuativo, si assiste a un crollo psico-fisico, un abbassamento delle difese immunitarie, la comparsa di sintomi psicosomatici e spesso il sopraggiungere di malattie cardiache, autoimmuni e cancro.
Ci sono poi persone che non vivono l’emergenza da vicino, e sono la maggioranza per fortuna, si sentono bene ma sono costretti ad andare al lavoro (pensiamo ai reparti ospedalieri, le farmacie, i supermercati ecc…) con la paura di un possibile contagio; altri che sono costretti a chiudere le proprie attività commerciali, o a prendere le ferie forzate o ad andare in cassa integrazione maturando al contempo tutta una serie di preoccupazioni economiche; altri che riescono a portare avanti il lavoro o lo studio da casa, tramite i mezzi tecnologici messi a disposizione da quest’era digitale.
In questa fetta di popolazione emergono tutta una serie di emozioni più o meno disturbanti:
• ansia e preoccupazione per il futuro (es. anticipazione di scenari catastrofici);
• timori ipocondriaci (paura di aver contratto una malattia, in questo caso il COVID-19);
• ossessioni di contaminazione seguiti da rituali di lavaggio compulsivi;
• vissuti depressivi;
• solitudine e isolamento per questa quarantena forzata.
Queste persone sebbene non si trovino travolti dall’emergenza non sono tuttavia esenti dallo sviluppare una condizione di stress cronico.
Le strategie di fronteggiamento inappropriate
Questa situazione di arresto forzato dalle nostre abituali attività ci costringe a guardarci dentro, quindi a scendere a patti con l’unica persona con cui siamo sicuri di dover convivere per il resto della vita, NOI STESSI.
Conoscerci, scoprirci nelle nostre vulnerabilità, comprendere a pieno chi sono, cosa voglio dalla vita, cosa mi rende davvero felice, sono questioni alquanto spinose che spesso cerchiamo di allontanare il più possibile dai noi stessi, perché ci costringono a metterci in discussione. E sappiamo quanto siamo resistenti al cambiamento!? Spesso preferiamo continuare a vivere una vita non appagante, ma sicura pur di non correre il rischio di rimanere con un pugno di mosche. Così facendo ci accontentiamo di una visione di noi alquanto riduttiva e superficiale, del tutto ignari del mondo incantevole e affascinante che abbiamo nel nostro interno e ci immergiamo nelle distrazioni della vita. Ora, le distrazioni sono in parte venute meno, allora come facciamo?
È facile cadere in strategie di fronteggiamento inappropriate quali:
• rifugiarsi nel cibo con una modalità consolatoria, mangiando ogni genere di cibo spazzatura;
• ricorrere a droghe e alcol come antidepressivo, per non pensare a quanto sta accadendo e alleviare l’ansia;
• non fare più nessun tipo di movimento o attività sportiva e incollarsi alla televisione e al divano;
• ricercare, in maniera spasmodica, ogni tipo di informazione e rassicurazione anche da fonti non ufficiali che non fanno altro che aumentare il nostro livello di ansia e stress;
• perdere di vista i nostri obiettivi e abbandonarsi alla noia e all’annichilimento.
Cambio di prospettiva: qual è l’atteggiamento giusto da coltivare?
Ieri parlando con una mia paziente su Skype è emerso un forte senso di costrizione legato a questo isolamento forzato, imposto dalle autorità e l’impotenza legata al non poter fare nulla se non aspettare. Chi di noi potrebbe darle torto? È assolutamente condivisibile, ma è proprio così? E poi ci è utile pensarla in questo modo? Se mettiamo un attimo da parte questa prima visione delle cose e proviamo un po’ ad ampliare il nostro orizzonte magari potremmo vedere come la libertà che pensavamo di aver perso dall’ultimo decreto la stiamo esercitando anche in questo momento, nel momento in cui decidiamo di:
• lavorare da casa piuttosto che andare in ufficio,
• di chiamare solo gli amici che abbiamo voglia di sentire invece che trovarci in un gruppo di amici, dove ci sono un paio di persone che non sopportiamo,
• di pranzare all’ora che preferiamo, ascoltando il nostro corpo invece che rispettare la pausa pranzo obbligatoria,
• di prendere il sole qualche minuto in terrazzo,
• ecc...
È vero abbiamo perso delle libertà, ma ne abbiamo guadagnate altre, che altrimenti non avremmo! E poi è la legge che ci costringe a casa o è una nostra libera scelta, il nostro senso civico? Ci sono i controlli per le strade, quindi, ci sentiamo obbligati a rispettare le disposizioni perché altrimenti scatta la denuncia, ma potremmo comunque trovare il modo di aggirarli anche trovando una scusa, per chi valuta queste disposizioni eccessive o vive una condizione di schiavitù dalle vecchie abitudini sicuramente lo starà facendo. Ma è così per tutti? Nella maggior parte delle persone, oltre al timore di contrarre il Covid-19 che è un forte inibitore dell’azione, subentra qualcosa di più nobile, proprio come per la mia paziente, il senso civico e il senso di solidarietà! Il pensarci una comunità e riscoprire, oggi più che mai, quello che la fisica quantistica ha già spiegato estesamente da anni, si fa oggi sempre più evidente, l’interdipendenza. Il mio bene è il tuo bene, la tua tutela è la mia tutela! Resto a casa per tutelare me stesso ma anche l’altro e se non mi curo dell’altro rischio di non riuscire a tutelare me stesso. C’è ancora molto dibattito tra gli scienziati nel definire o meno le condotte dell’uomo come altruistiche o dettate dal mero egoismo e profitto personale, ma ciò che sappiamo per certo è che l’uomo è un animale sociale e non può vivere isolato.
Ecco che qui subentra un’altra questione molto importante, come sopravvivere alla quarantena? A questo forte senso di solitudine? Soprattutto per noi italiani che siamo così “compagnoni”?
Anche qui possiamo notare come spesso questa sia una visione parziale delle cose, soprattutto oggi giorno che siamo nell’era digitale, possiamo telefonarci, fare video-chiamate, possiamo connetterci con ogni parte del mondo, siamo una comunità globale e interconnessa.
Si apre ora una grande possibilità per l’essere umano, quella di dare il giusto valore alle cose, rivedere le proprie priorità nella propria piramide dei valori e riconnetterci con noi stessi! È un’occasione per fare silenzio intorno a noi e cambiare rotta, dirigendo la nostra vita nella direzione dei nostri valori. Fermando le nostre attività abbiamo l’opportunità di distaccarci da questa economia legata alla produttività e al consumismo, non siamo più criceti che corrono nella ruota della vita, beh allora possiamo ridestarci! Possiamo osservare cosa accade dentro di noi in questa fase di cambiamento e magari ci accorgeremo che questo avido accumulo di denaro, di avere, di possedere, di apparire, di fare sono cose fatue se poi la salute non ci assiste, se passiamo una vita nel sacrificio per stare meglio un domani e non ci godiamo nemmeno un attimo del nostro tempo oggi, un tempo che è finito e non ritornerà, non potremmo averlo indietro!
Le persone in punto di morte spesso hanno il rammarico non tanto per gli errori commessi in vita, ma per il rimpianto di non aver fatto quello che avrebbero voluto! E allora vivi ora, costruisci da ora una vita che valga la pena di essere vissuta, nel rispetto del tuo corpo, della tua mente e della tua anima!
Più che distrarci con il fare continuo è arrivato il tempo di essere, di essere insieme!
Cosa fare per ritrovare il nostro equilibrio?
Innanzitutto è opportuno mantenere un atteggiamento fiducioso e ottimista verso la vita nel suo divenire, come non possiamo fermare un fiume che scorre non possiamo interrompere il flusso della vita, tutto ha un inizio e una fine, quindi anche questo momento passerà. I buddisti la chiamano impermanenza, questa transitorietà, come non possiamo trattenere i momenti di gioia allo stesso modo non possiamo trattenere nemmeno quello dolorosi. Questo è una certezza!
Cosa possiamo fare quindi per affrontare al meglio questo periodo?
1. Proviamo a spegnere il telegiornale, periodici e riviste che parlano dell’emergenza Coronavirus senza proporre delle soluzioni, poiché il rischio è quello di aumentare il nostro stato di allarme e stressarci ulteriormente;
2. Evitiamo di andare a leggere commenti negativi, razzisti, che creano divisione perché perturbano la qualità del nostro sentire e ci spingono nel baratro della negatività;
3. Proviamo ad alimentarci di emozioni positive, di amore, di compassione, di gratitudine, di equanimità, ecc.. A questo proposito ogni mattina possiamo fare un esercizio che ci permette di sintonizzarci con il nostro cuore, proviamo a dire GRAZIE come prima parola della giornata e proviamo a sentirlo internamente, perché per quanto le cose siano preoccupanti abbiamo molto per cui ringraziare e anche da questo momento di crisi possiamo apprendere qualcosa;
4. Proviamo a dedicarci a cose che ci appassionano ma che prima non avevamo il tempo di fare (es. fare degli esercizi fisici da casa, guardare una serie tv, cucinare qualcosa di più elaborato, pulire a fondo la casa, fare un corso online, fare l’orto, ecc);
5. Proviamo a mantenere le nostre abitudini sane, come il fare sport, lo stare in movimento, mangiare cibi sani ricchi di vitamine e antiossidanti che possano mantenerci in salute;
6. Proviamo a mantenere i contatti a distanza tramite Skype, Whatsapp, Facebook e altro;
7. Possiamo evadere da questa situazione di stress provando a visitare dei musei online stando a casa (es. https://pinacotecabrera.org; https://www.uffizi.it/mostre-virtuali; http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/catalogo-online.html; https://www.namuseum.gr/en/collections; https://www.museodelprado.es/en/the-collection/art-works; https://www.louvre.fr/en/visites-en-ligne; https://www.britishmuseum.org/collection; https://artsandculture.google.com/explore; https://bit.ly/3cJHdnj; https://www.nga.gov/index.html ) o accedere alla biblioteca digitale mondiale (https://www.wdl.org);
8. Riscoprire la gioia nelle piccole cose (es. poter passare più tempo con i nostri figli, per preparare un pasto caldo con amore ai nostri cari);
9. Provare a fare silenzio intorno a noi e provare a riconnetterci con noi stessi, per fare ciò vi propongo un esercizio molto semplice di mindfulness (meditazione di consapevolezza): provate a chiudere gli occhi e prendervi 3 minuti del vostro tempo per concentrarvi solo ed esclusivamente sul respiro, sull’aria che entra e che esce dal corpo, portando la vostra attenzione, il meglio che vi riesce, sulla dilatazione e il successivo svuotamento dell’addome o del petto o l’aria che entra e che esce dalle narici.
In questo momento di difficoltà questo tipo di meditazione può offrirci un valido sostegno poiché è un invito a rimanere in contatto con il momento presente, così com’è, senza avere la pretesa di modificarlo, senza giudizio, con un atteggiamento di curiosità e di apertura. La Mindfulnees è una disciplina dolce che ci aiuta a stabilizzare la nostra mente, allontanando le preoccupazioni per il futuro e il rimuginio del passato, per vivere in uno stato di presenza l’unico momento che esiste davvero, il presente. Per fare ciò occorre un po’ di allenamento, quindi di pratica e pazienza, perché i veri cambiamenti non avvengono nell’ottica del tutto e subito.
Se ti interessa rimanere aggiornato e provare a sperimentare insieme la pratica meditativa puoi seguirmi sulla pagina FB: Mindfluness Pesaro.
Ricordiamoci che ci sono, in caso di necessità, dei numeri verdi attivi che ci possono sostenere anche da un punto di vista psicologico.
Rimango a disposizione per chi vuole prendersi cura di sé e iniziare un percorso di sostegno psicologico e di crescita personale, anche tramite Skype! La prima consulenza è gratuita!
“L’ansia non ci sottrae il dolore di domani, ma ci priva della felicità di oggi” (Charles H. Spurgeon)
Riferimenti bibliografici
Kabat-Zinn, J. (2016). Vivere momento per momento. Sconfiggere lo stress, il dolore, l’ansia e la malattia con la mindfluness. Milano, Italia: Tea.
Lazzari, D. (2020, Marzo 9). Vademecum psicologico. Coronavirus per i cittadini. Disponibile 9 marzo, 2020, da https://www.asl.fr.it/sites/default/files/field/file/vademecum%20psicologico%20coronavirus-CNOP.pdf
Articolo del: