Emozioni, come riconoscerle


Analizziamo come riconoscere gli inneschi delle emozioni
Emozioni, come riconoscerle
Tornando all’articolo precedentemente pubblicato, Emozioni e Comportamento, ritengo necessario fare chiarezza sulla genesi delle emozioni, partendo proprio dalle otto emozioni basilari o primarie.
Capire quali sono i fattori scatenanti, l’innesco, di queste emozioni ci permette di comprendere come poter agire sulle determinanti che le scatenano. Non è un vero e proprio controllo, poiché nel momento in cui un’emozione si innesca, nulla possiamo fare per controllarla, piuttosto possiamo attenuare gli inneschi e ridurre l’intensità emotiva. Del concetto di intensità non ho ancora trattato, pur essendo un elemento importante del funzionamento del cervello emotivo.
Vorrei quindi analizzare la genesi delle otto emozioni primarie:
Rabbia: emozione dovuta alla mancata realizzazione di una aspettativa da parte di altri o di altro. Questo scatena un atteggiamento aggressivo che mira ad eliminare la causa della mancata realizzazione
Paura: emozione dovuta all’idea di perdere definitivamente una parte di sé stessi. Originariamente nasce come istinto di salvaguardia dell’animale (evitare di perdere la vita od essere ferito) e questo è presente anche nell’uomo; la nostra specie, più evoluta, ha aggiunto altre perdite importanti come lo stato sociale, il partner, i figli e molte altre condizioni che caratterizzano l’uomo come animale sociale evoluto
Tristezza: questa emozione è l’equivalente della rabbia con la differenza che il soggetto che impedisce la realizzazione delle aspettative siamo noi stessi. Siamo tristi, ad esempio, quando non riusciamo a conquistare la persona amata, quando ci rendiamo conto di aver contribuito al nostro fallimento
Gioia: emozione contraria alla tristezza, siamo orgogliosi di aver raggiunto il nostro obiettivo e che questo è dipeso solo da noi
Sorpresa: la sorpresa nasce dapprima come paura che si ridimensiona immediatamente per effetto di una percezione quasi immediata di assenza di pericolo. Nella sorpresa abbiamo un momento di blocco necessario per valutare la situazione che viene risolto in pochi secondi quando ci rendiamo conto di non essere attaccati da soggetti ostili, anzi considerati come appartenenti al nostro branco
Attesa: questa è l’emozione che, patologicamente, dà origine all’ansia. Si tratta dell’emozione che governa il predatore a caccia, contiene nel suo etimo il tendere che è diverso dall’aspettare. L’attesa ci pone in una condizione di allerta per perseguire il nostro obiettivo, uno studente attende l’interrogazione per conoscere il giudizio che gli verrà dato.
Disgusto: è l’emozione che ci preserva dagli avvelenamenti. La sua origine passa dall’olfatto quando odoriamo cibi andati a male o elementi in decomposizione. Proviamo disgusto di fronte ad avvenimenti che consideriamo velenosi per il nostro esistere, ritenuti immorali o non etici. Tipica è la mimica del disgusto, quasi senza accorgersi il nostro naso si arriccia e la testa si sposta indietro allontanandosi dalla fonte del disgusto
Accettazione: è l’emozione contraria al disgusto, scatena il desiderio di nutrirsi di quella cosa o persona, di essere ben disposti a condividerne le sensazioni. Questa emozione non va confusa con la parola accettazione utilizzata spesso come sinonimo di subire, rinunciare. L’accettazione come emozione è quella che spinge il cane a ricevere le carezze, a mostrare la pancia e la giugulare.
Esistono anche emozioni secondarie che rappresentano la complessità del sistema emotivo dell’uomo. Nell’immagine di questo articolo possiamo vedere come l’unione accoppiata delle otto emozioni può dare origine ad emozioni più complesse e, come dicevo nell’articolo precedente, se potessimo eliminare un’emozione dalla coppia non avremmo l’instaurarsi delle emozioni complesse o secondarie.
L’osservazione dei bambini come si comportano durante il gioco è una fonte di straordinarie informazioni sulle emozioni. Altresì osservare due cuccioli di cane mentre giocano: possiamo apprendere molto dal comportamento etologico degli animali. Interverremmo mai a separare due cuccioli che fanno la lotta? No di certo, ci piacciono e li guardiamo divertiti, ma interveniamo sempre quando due bambini fanno la lotta, li sgridiamo e siamo molto preoccupati. Eppure lo scopo della lotta è il medesimo, sia per i cuccioli di cane che per i cuccioli di uomo: stabilire le gerarchie, mettersi alla prova, scaricare l’aggressività.

Quindi facciamo giocare i bambini e discutiamo con loro di come si sono sentiti. Se il genitore non prova ansia, nemmeno il bambino la proverà.

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di Alessandro Lizioli

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