ESG: nuova moda per gli investimenti o catena di valore?
ESG (Enviromental Social Governance), in italiano Ambiente Società e Governo, da un po’ di tempo spopola quando si parla di investimenti.
L'attenzione dei media ad alcuni temi fino a poco tempo fa terra di nessuno, quali i mutamenti climatici (le emissioni di CO2, la gestione dei rifiuti, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua), le prassi sociali (le politiche di genere, il rispetto delle comunità locali, gli standard lavorativi, la politica retributiva e di sicurezza) e le pratiche societarie (strutture dei Cda, norme anticorruzione, politiche di retribuzione, diritti degli azionisti), ha portato alla ribalta il dibattito sulla sostenibilità degli investimenti.
Come in tutti i temi che prendono improvvisamente le luci della ribalta, il riferimento diventa d'obbligo per tutti, il richiamo si globalizza, si sprecano improvvisati paladini dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'Onu: è il business, bellezza!
E, così, fioriscono convegni locali che propongo prodotti di risparmio sostenibili, i fogli informativi di alcune case si tingono di verde, boschi e mari appaiono nelle più disparate pubblicità. In libreria i libri sulla sostenibilità prendono la prima fila, società non ESG si propongono come verdi salvatori.
Stime recenti, per quel che concerne il mercato del risparmio italiano, indicano in 6 bilioni le masse interessate (Fonte: “Global Investor Study 2018” Schroders, 2018, MainStreet Partners), nel 63% il trend di crescita degli ultimi 5 anni, nel 92% la percentuale di risparmiatori interessati, in 100 il numero di fondi sostenibili lanciati negli ultimi tre anni.
Dal punto di vista del risparmiatore tutta questa attenzione va filtrata ponendosi, almeno, due domande.
La prima è d'obbligo, considerato che pur sempre di risparmio si sta parlando: "investire ESG aiuta il mondo a svilupparsi in modo più sostenibile, ma per me è un costo, o c'è anche una forma di ritorno più immediata, terrena e tutta mia?".
La risposta è, qui, molto confortante. Da un confronto tra l'indice ING Socially Responsible Investments e il tradizionale indice MSCI World si evince che negli ultimi 10 anni il primo ha sistematicamente battuto il secondo. Ciò significa che il mercato attribuisce storicamente un premio alle società che rispettano i criteri ESG. In altri termini investire ESG consente anche un maggior e "terreno" ritorno individuale.
La seconda è più complessa: "il mio investimento può essere misurato in termini di sostenibilità, al di là di tanti principi sbandierati ovunque?".
La risposta è sì. La veloce fruibilità di enormi masse di dati oggi consente immediate elaborazioni del sottostante di qualunque investimento che sia liquido, trasparente e quotato. La nuova frontiera della finanza (che rappresenta il driver del prossimo futuro) consente, non solo di conoscere in termini di impatto le conseguenze del nostro singolo investimento (ad esempio in termini di litri di acqua risparmiata o in chili di Co2 non emessi), ma anche di comporre un portafoglio in base alla propria sensibilità.
Fantascienza? No, realtà.
193 Paesi al mondo hanno firmato il documento ONU sulla sostenibilità che individua 17 principi per lo sviluppo sostenibile con altrettanti "Sustainable Development Goals (SDGs)".
Costruire oggi un portafoglio contribuendo a raggiungere in modo singolarmente quantificato gli obiettivi SDGs è un modo nuovo di investire, al quale i Millenials sono particolarmente sensibili, ma che presto entrerà nelle attenzioni di tutti.
Farlo pretendendo una reportistica sugli impatti ESG delle scelte conseguenti è una possibilità che esiste e sulla quale è meglio iniziare a riflettere.
E se la sensibilità individuale volesse concentrarsi solo su dei temi particolarmente cari (ad esempio la vita sott'acqua, l'uguaglianza di genere, l'istruzione di qualità)? Anche questo è possibile.
Il futuro che ci attende va oltre le mode ed è già qui. E' il nostro presente che invoca attenzione e serietà per rendere lo sviluppo davvero sostenibile e diverso da quello fin qui conosciuto. In questo nuovo quadro la responsabilità è equamente condivisa e richiede, ancora una volta, proposte serie da parte dell'industria del risparmio, ma anche risparmiatori informati e attenti oltre che sensibili.
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