Essenza reati contro la fede pubblica
Falsificare significa porre in essere una situazione capace di far apparire la realtà diversa da quella che è
Il termine falsificare significa in termini lessicali ma soprattutto in termini prettamente penali porre in essere una situazione capace di far apparire la realtà diversa da quella che è, atta a provocare un giudizio contrario alla verità.
Il termine falsificare, dunque, oppure falsità, è da considerarsi un qualsiasi fatto o una dichiarazione dolosamente contraria al vero; in effetti lo stesso significato, da tempo immemorabile, risale all'antica definizione latina falsitas est dolosa veritatis immutatio in preiudicium alterius.
Orbene l'intenzionale e volontaria alterazione della verità nella quale si caratterizza il concetto di falsificazione assume due profili ben diversi che bisogna tenere assolutamente distinti: una moneta è falsa quando è stata emessa da un ente non autorizzato o ha subito alterazioni non consentite.
Una dichiarazione è falsa se contrasta con la verità e cioè si ha a che fare con una dichiarazione menzognera. Quindi la differenza prospettata nei due esempi rende palese il doppio significato che contiene il termine falsità: nel primo caso si tratta di mancata genuinità dell'origine del bene, nel secondo caso si ha a che fare con il termine mendace che indica e rappresenta al meglio il segnificato di una falsa dichiarazione.
La differenza ora prospettata ha grande importanza nella disciplina del reato di falso, poichè falso ed inganno sono due concetti distinti ma indissolubilmente collegati poichè entrambi derivano dalla parola falsum la quale di conseguenza deriva dal verbo fallere cioè ingannare e quindi la particolarità che caratterizza i delitti contro la fede pubblica è la falsità, cioè l'attività commessa da un soggetto denominato reo che si concretizza nel realizzare o agire falsamente e quindi in maniera non genuina oppure nel dichiarare fatti non coincidenti con la realtà che però nella comunità sociale e nella vita quotidiana di ogni giorno godono di un particolare credito e di una particolare rilevanza sociale.
Il termine falsificare, dunque, oppure falsità, è da considerarsi un qualsiasi fatto o una dichiarazione dolosamente contraria al vero; in effetti lo stesso significato, da tempo immemorabile, risale all'antica definizione latina falsitas est dolosa veritatis immutatio in preiudicium alterius.
Orbene l'intenzionale e volontaria alterazione della verità nella quale si caratterizza il concetto di falsificazione assume due profili ben diversi che bisogna tenere assolutamente distinti: una moneta è falsa quando è stata emessa da un ente non autorizzato o ha subito alterazioni non consentite.
Una dichiarazione è falsa se contrasta con la verità e cioè si ha a che fare con una dichiarazione menzognera. Quindi la differenza prospettata nei due esempi rende palese il doppio significato che contiene il termine falsità: nel primo caso si tratta di mancata genuinità dell'origine del bene, nel secondo caso si ha a che fare con il termine mendace che indica e rappresenta al meglio il segnificato di una falsa dichiarazione.
La differenza ora prospettata ha grande importanza nella disciplina del reato di falso, poichè falso ed inganno sono due concetti distinti ma indissolubilmente collegati poichè entrambi derivano dalla parola falsum la quale di conseguenza deriva dal verbo fallere cioè ingannare e quindi la particolarità che caratterizza i delitti contro la fede pubblica è la falsità, cioè l'attività commessa da un soggetto denominato reo che si concretizza nel realizzare o agire falsamente e quindi in maniera non genuina oppure nel dichiarare fatti non coincidenti con la realtà che però nella comunità sociale e nella vita quotidiana di ogni giorno godono di un particolare credito e di una particolare rilevanza sociale.
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